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Quota 100, reddito di cittadinanza, pensioni d’oro, ecco tutte le novità



Il rebus di quota 100, reddito di cittadinanza e pensioni d’oro, è stato risolto. L’accordo tra il governo e Bruxelles, anche se l’Italia resta sotto osservazione almeno fino al varo definitivo della manovra, ha restituito tranquillità ai mercati dopo mesi di tensione. Facciamo qui il punto sulle misure cardine della legge di bilancio che tanto hanno fatto discutere. Il target del deficit portato da 2,4% a 2,04% ha costretto il governo a rivedere quota 100 e reddito di cittadinanza che sono stati comunque confermati anche se la platea dei beneficiari si è ristretta. Quota 100. Un decreto legge a gennaio metterà nero su bianco il meccanismo dei pensionamenti anticipati. Non ci saranno sorprese dal momento che la legge di bilancio contiene già le risorse anche se sono inferiori a quelle previste inizialmente, ovvero

4,7 miliardi per il 2019, 8 nel 2020, 7 nel 2021. La riforma quindi varrà per tre anni. Si parte dal primo aprile 2019. Potranno andare in pensione coloro che hanno almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati. L’uscita può essere anticipata al massimo di 5 anni rispetto all’uscita prevista dalla legge Fornero che richiede 67 dal 2019.


Chi lascia prima il lavoro non avrà però lo steso assegno che avrebbe avuto utilizzando la finestra stabilita dalla normativa in vigore. Dal momento che la pensione è calcolata con il sistema contributivo, ovvero parametrata ai contributi versati, chi utilizza quota 100, prenderà un assegno più basso. C’è una differenza però tra lavoratori privati e pubblici. La finestra del primo aprile vale solo per i dipendenti del settore privato. Gli statali potranno uscire solo dal 1 ottobre e avendo maturato i requisiti entro il 31 marzo (quindi con un ritardo di sei mesi nel caso si raggiungano i requisiti nel primo trimestre ma di 9 mesi se li si hanno già a fine 2018). Questo è stato deciso per assicurare “la continuità e il buon andamento dell’azione amministrativa”. Nella scuola, i docenti, i presidi e il personale Ata, potranno andare in pensione con quota 100 non prima di settembre 2020. I quali, in questo modo, saranno praticamente tagliati fuori dal provvedimento: per loro, quindi, l’accesso alla pensione, almeno tramite questa via, si potrà avere solo nel settembre 2020. E solo per loro, il numero complessivo di anni, tra contributi ed età anagrafica, diventerà quasi quota 104. Chi non opta per quota 100 entro l’anno successivo, il 2021, rischia di andare in pensione con i requisiti della legge Fornero-Monti, quindi a 67 anni.


Per i dipendenti pubblici la finestra sarà quindi di sei mesi, perché occorre un preavviso di tre mesi. L’erogazione della pensione non è immediata. Tra il momento in cui si raggiungerà quota 100, cioè 62 anni d’età e 38 di contributi, e il momento in cui verrà effettivamente pagata la pensione passeranno tre mesi, che potrebbero salire a sei se l’afflusso delle domande dovesse rivelarsi superiore alle attese. La riforma prevede anche il divieto di cumulo: chi userà quota 100 non potrà sommare, durante gli anni di anticipo rispetto alla scadenza della Fornero, alla pensione redditi da lavoro superiori ai 5 mila euro lordi l’anno.

Per i dipendenti pubblici, il pagamento della liquidazione, il trattamento di fine servizio, sarà erogato solo all’età di uscita per la vecchiaia con i requisiti normali: quindi a 67 anni di età o i in corrispondenza dei requisiti di anzianità contributiva, quindi attorno a 42-43 anni di contributi versati. Oltre Quota 100, la manovra porta anche lo stop all’aumento di cinque mesi dell’aspettativa di vita per l’uscita dal lavoro anticipato, nota come pensione di “anzianità”, la quale resterà quindi accessibile anche nel 2019 con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi se donna). Viene però prevista per queste pensioni la finestra trimestrale riducendo il vantaggio per il lavoratore a soli due mesi. Reddito di cittadinanza. Il sostegno fino a 780 euro partirà dal primo aprile. I dettagli saranno definiti da un decreto legge subito dopo l’approvazione della manovra. Siccome le risorse si sono ridotte, in base all’accordo con Bruxelles, sono stati messi dei paletti.


La selezione dei beneficiari avverrà tramite il modulo Isee che deve certificare un reddito sotto i 9mila euro. Sarà determinante il conto in banca: se superiore ai 5mila euro non si avrà diritto al sostegno. Così come non ne usufruirà chi ha una seconda casa o un’auto immatricolata di recente. E la proprietà dell’abitazione in cui si vive abbasserà l’assegno a circa 500 euro. L’aiuto dovrebbe durare fino a 18 mesi durante i quali bisognerà frequentare corsi di formazione nei centri per l’impiego e dedicare almeno 8 ore a settimana a lavori di pubblica utilità nel proprio Comune di residenza. Il sostegno viene revocato al terzo rifiuto di un lavoro. L’assegno potrà andare anche a più membri della stessa famiglia, l’importante è che ognuno abbia un reddito inferiore alla soglia di povertà relativa fissata sui 780 euro al mese. E che cerchi un lavoro. Pensioni d’oro. Confermati gli interventi sulle cosiddette pensioni d'oro con riduzione dei trattamenti più elevati, attraverso un contributo di solidarietà temporaneo (per 5 anni) e progressivo per scaglioni di reddito. Prorogato il blocco dell'adeguamento delle pensioni. L'indicizzazione resterà piena per gli assegni fino a 3 volte il minimo (circa 1.520 euro), per passare all'85% su quelli tra 3 e 4 volte il minimo, all'80% su quelli tra 4 e 5 volte, al 60% tra 5 e 6 volte e al 50% per gli assegni superiori a 6 volte il minimo.


di Laura Della Pasqua

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