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Raso al suolo lo studio di Ai Wuwei, il dissidente artista cinese




“Grande è la confusione sotto al cielo” recita un antico detto cinese e questo motto si adatta perfettamente a quanto sta accadendo in queste ore a Pechino, dove squadre di operai hanno iniziato a demolire lo studio di Ai Weiwei.


A denunciare l’accaduto sui social media è stato lo stesso artista cinese, attivista da sempre molto critico nei confronti del governo, mettendo su Instagram alcuni suoi video che mostrano un bulldozer mentre distrugge le finestre della galleria del suo studio e gli operai subito al lavoro per sgomberare dalle macerie. L’azione demolitrice è avvenuta senza che l’artista ne sia stato informato prima, così il suo atelier di nome “Zuo you”, situato nel distretto artistico di Caochangdi Art District, verrà distrutto come è già successo in precedenza a molte altre gallerie adducendo come motivazione un nuovo programma di sviluppo della zona.


Fortemente in disaccordo con le posizioni governative cinesi, l'artista era stato condannato agli arresti domiciliari per quattro anni, sino al 2015, quando gli era stato consentito di trasferirsi in Germania, dove aveva aperto uno studio a Berlino. Ai Weiwei nello scorso maggio, ha annunciato però la sua intenzione di lasciare la capitale tedesca, adducendo come sua personale motivazione le difficoltà linguistiche e la preferenza per un luogo dal clima più soleggiato.


L’artista dissidente che lotta per i diritti civili, ha contribuito alla costruzione del famoso stadio “Nido d'Uccello”, sorto a Pechino per le Olimpiadi del 2008 e raso al suolo dopo un anno perché ritenuto privo dei necessari permessi, ma le sue critiche costanti e motivate alla leadership cinese lo hanno trasformato in problema per l’attuale governo che ha finito per accusarlo di promuovere idee di “destra” e dunque non conformi alla volontà di Pechino.


Come sempre, la libertà, anche in campo artistico resta un difficile obiettivo da perseguire e conquistare, soprattutto in quei paesi dove ancora vige una visione del mondo improntata a defunte ideologie.



DPF

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