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Recuperata la Musa Calliope rubata 9 anni fa nella villa romana di Roberto Benigni


Avevano rubato nel giardino di casa dell’attore Roberto Benigni, a Roma. Una statua romana in marmo raffigurante la Musa Calliope, risalente al II secolo d.C. Non solo quella. Gli specialisti avevano razziato altre opere d’arte nei siti romani: all’Orto botanico (un busto in marmo del II-III secolo d.C.), a Villa Borghese (statua di Diana cacciatrice di Bartolomeo Cavaceppi, della fine XVIII secolo) e poi altre bellezze a Villa Torlonia e Villa Pamphili. Colpi messi a segno tra settembre e ottobre 2010, pezzi pagati circa 200 mila euro ciascuno e finiti in Spagna presso facoltosi collezionisti o ricconi col pallino dell’antichità, ora tutti indagati per ricettazione. Questa mattina i carabinieri della Tutela del patrimonio culturale hanno dato la bella notizia: l’opera di proprietà di Benigni e della moglie Nicoletta Braschi, e anche le altre, sono rientrate in Italia, messe in bella mostra nella caserma “La Marmora”, in via Anicia in zona Trastevere, prima di riprendere posto nelle rispettive proprietà. La circostanza è servita anche a presentare i dati 2018 realizzati dal Comando, alla presenza del ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli.


I ladri che hanno agito nelle ville di Roma e in casa dell’attore Benigni non sono dei balordi qualunque. Hanno operato in fretta e con un adeguato supporto logistico. Non si tratta di disporre di arnesi del mestiere particolarmente sofisticati o difficili da trovare. Ma i malviventi hanno cercato e trafugato materiale che sapevano a chi piazzare. Tutti provenienti dalla provincia romana (la parte nord della cintura attorno a Roma), i ladri non si sono preoccupati di collocare i beni artistici sul mercato parallelo. Probabilmente, già sapevano a quale ricettatore la refurtiva sarebbe dovuta andare, e forse quale esperto l’avrebbe valutata. Invece, stando agli investigatori meno certo è il fatto che i banditi sapessero la destinazione finale delle opere e il nome dell’acquirente che avrebbe sborsato il denaro per accaparrarsele.


Il bilancio 2018 - illustrato dal comandante della Tutela patrimonio culturale, il generale di Brigata Fabrizio Parrulli - dice che rispetto all’anno precedente, nel 2018 c’è stato un incremento di pezzi rubati (da 419 a 474), del totale dei beni trafugati (da 6.255 a 8.405), degli arresti (34), con un gran numero di denunciati (1.195, tra Italia ed estero). Ma stando ai numeri del Comando è anche alta la cifra dei beni recuperati: 56.400 beni culturali, compresi oggetti antiquariali, archivistici, librari, archeologici e paleontologici e opere false (un affare di oltre 422 milioni di euro). Bersagli le opere librarie (facili da occultare) e d’archivio (2.935 su un totale di 8.405), i luoghi di culto (209 furti su 474 in tutto). La classifica delle regioni più colpite: Emilia Romagna, Lombardia, Lazio e Campania. Mentre delle zone dov’è stato maggiore l’incremento criminale: Emilia, Marche, Abruzzo, Piemonte, Lombardia e Sardegna.


di Fab. Dic.

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