Le elezioni dell'anno prossimo, oltre alle europee, coinvolgeranno oltre 4 mila comuni, tra cui Firenze e Bari, e 6 regioni. Le regionali si terranno in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Piemonte e Sardegna e sono ancora quasi tutte da definire, almeno nella data, eccetto l'Abruzzo che per l'abbandono del governatore uscente Luciano D'Alfonso, eletto in Senato e che ha optato per palazzo Madama, sono già state fissate per il 10 febbraio. Ma la guerra è guerra e i partiti si stanno muovendo già da tempo: il 20 settembre i vertici delle tre compagini del centrodestra avevano trovato l'accordo sulle candidature regionali, un patto di ferro tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni che vorrebbe portarli a vincere in tutto il Paese. L'accordo era arrivato dopo svariati rumours che parlavano di una possibile divisione, con la Lega che minacciava gli alleati di andare per proprio conto, specie in Abruzzo. E a un mese e mezzo dall'accordo a tre la situazione sembra ripresentarsi.
Forza Italia regionale svela infatti che a Roma si tratta per fare un cambio alla pari: la Basilicata, la cui presidenza regionale dovrebbe andare a Fratelli d'Italia, con l'Abruzzo, assegnato dal vertice agli azzurri. Nei tavoli delle due regioni la situazione è speculare, ma identica. In Abruzzo particolarmente sulla terna di nomi proposta da FdI, cioè Giandonato Morra, Marco Marsilio e Massimiliano Foschi il senatore Nazario Pagano, coordinatore regionale di Forza Italia, sembra aver posto il veto dicendo che sono sì ottime persone ma che non hanno radici abruzzesi e che per questo potrebbero non essere votati; per questo contrappone loro i nomi di Paolo Gatti, Mauro Febbo, il vicecoordinatore regionale Antonio Martino e Umberto Di Primio, che potrebbero diventare un'alternativa valida. Pagano ha già chiesto a Berlusconi perché convinca Giorgia Meloni ad allargare la rosa dei candidabili di FdI, ma dopo gli sviluppi in Basilicata si dice contento per l'eventuale scambio. «Se Giorgia Meloni ritiene per motivi interni al suo movimento politico, che sia più semplice e opportuna la candidatura in Basilicata e ci offre la possibilità di un cambio, per noi di Forza Italia è oro colato. Ci fa più che piacere. Ho sempre detto che non mettiamo in discussione un accordo stipulato a livello nazionale alla presenza di Silvio Berlusconi, ma se i Fratelli d’Italia ce lo proporranno, saremo felicissimi, anzi molto di più. Ma devono essere loro a chiederlo».
Da Fratelli d'Italia smentisce tutto Marsilio, che bolla quanto denunciato da Forza Italia come "fantapolitica" e aggiunge: «Gli accordi sono stati fatti e tra persone perbene si rispettano. Noi abbiamo sempre rispettato gli impegni in tutte le province e le regioni, dove ci è toccato sostenere altri candidati. Altrettanto succede viceversa. Posso capire che a livello territoriale ci siano personalità, anche importanti e qualificate, che nutrivano ambizioni e che per questo possa esserci un po' di scontento. Capita, succede: bisogna farsene una ragione e andare avanti».
Ma i due partiti però hanno fatto i conti senza il terzo, e più rilevante attualmente: la Lega. Tanto che è il coordinatore regionale e deputato leghista Giuseppe Bellachioma a mettersi di traverso e a postare su Facebook questo commento: «Ritengo queste dichiarazioni prive di umiltà e rispetto non solo verso un partito come la Lega che, in Abruzzo forte nei sondaggi ma coerente verso gli accordi nazionali del centro destra (e pur non avendo avuto il candidato Presidente) con serietà è pronta alla battaglia per vincere le elezioni regionali e sostenere colui che dovrà rappresentare l’intera coalizione, ma soprattutto verso un popolo intero che ci vuole vedere tutti uniti, compresi quei movimenti civici che sono di certo un grande valore aggiunto, e non divisi. La politica amministra ma il popolo ci giudica, nessuno lo dimentichi».
Insomma, lo scambio Abruzzo-Basilicata potrebbe essere il "casus belli" che permetterebbe alla Lega di sfilarsi per andare al voto, forte dei sondaggi positivi, con propri candidati. Tanto più che la situazione di caos e non scelta dei candidati, specialmente in Abruzzo dove c'è già la data per la consultazione elettorale, rischia di rimettere in gioco Sara Marcozzi del Movimento 5 Stelle e il centrosinistra. Marcozzi ne approfitta e attacca: «Stiamo assistendo al delirio della politica abruzzese. Tra chi non riesce a decidere neanche il candidato presidente e chi invece fa finta che le elezioni non ci siano, sperando di mascherare la propaganda di queste ultime settimane come attività istituzionale, nel tentativo di lasciare agli abruzzesi un ricordo migliore dello sfacelo fatto negli anni di presidenza D'Alfonso». Ma se la Lega si sfilasse dal centrodestra potrebbe trovare un alleato prezioso proprio nei 5 Stelle.
Ne è cosciente anche l'onorevole Gianfranco Librandi del Pd, per lui le elezioni regionali sveleranno il piano segreto della Lega: «La verità è che l'esperimento giallo-verde al governo piace così tanto che vorrebbero replicarlo a livello locale. E cosa c'è di meglio che perdere tempo per poi a ridosso non trovare l’accordo e portare l'acqua gratis all'alleato di governo? Berlusconi se ne faccia una ragione: il centrodestra è morto. E la Lega vuole celebrare i suoi funerali accompagnandosi ai 5stelle. Noi del Pd dobbiamo far presto e individuare per queste regioni un candidato forte. Abbiamo una classe dirigente fiera e capace che si è distinta sempre per il buon governo. In Abruzzo c'è un coordinatore leghista Bellachioma che ha minacciato di andare a prendere i magistrati in casa a uno a uno. La riscossa del Pd incomincia prima delle europee, incomincia dalle Regioni. Piemonte, Abruzzo e Sardegna sono contendibili. Partiamo adesso, lasciamo gli avversari a scannarsi fra loro!».
Presto, in settimana forse, si dovrebbe riunire a Roma il tavolo regionale del centrodestra e tutte le esigenze verranno rappresentate a Berlusconi, Salvini e Meloni.
di Paolo dal Dosso
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