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Rifiuti: Donato Robilotta; a Roma rischio dramma tipo Napoli 73, occorrono gli impianti



“No, non è esagerato dire che a Roma con l’emergenza rifiuti si rischia un dramma tipo Napoli ’73, quello del colera. Il sindaco Virginia Raggi (Cinque Stelle ndr) e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (Pd ndr) si sono rimpallati le responsabilità. Una situazione che richiederebbe il commissariamento di entrambi. La vicenda dei rifiuti a Roma è frutto di una storia in cui si sono inseguite a sinistra certe ideologie demagogiche e parolaie dell’ecologismo contro discariche e termovalorizzatori, fino ad arrivare paradossalmente al disastro ecologico. Ma anche il centrodestra ha inseguito la demagogia, non ha avuto un’idea vincente come quella di Berlusconi con Bertolaso a Napoli”.

Donato Robilotta, ex assessore regionale del Lazio, socialista da sempre, già stretto collaboratore di Gianni De Michelis, al quale era particolarmente legato anche da una grande amicizia personale, ed ora responsabile regionale di Energie per l’Italia di Stefano Parisi, spiega lo strano caso che ha portato al disastro dei rifiuti a Roma.


Robilotta, è allarmistico, esagerato dire, dopo la denuncia-appello fatta dall’ordine dei medici che qui rischiamo come a Napoli ’73?

Non è allarmismo. Perché è proprio in base alla possibilità di un’emergenza sanitaria che il presidente della Regione ha emanato un’ordinanza urgente per mettere a disposizione gli impianti del Lazio. E con il caldo, anche se non siamo per fortuna ancora arrivati a situazioni tipo colera a Napoli, l’emergenza sanitaria è in atto.


Intanto, nel centro storico di Roma, dove la situazione era un po’ migliorata, non serviva più la mascherina per passare accanto ai cassonetti, c’è già una gran nostalgia della visita di Putin di una settimana fa.

Hanno pulito e giustamente tutte le zone dove il presidente Putin doveva passare. Ma la situazione è grave in tutta Roma, al centro come in periferia. Questa è una città dove ci sono milioni di turisti all’anno che restano inorriditi da quello che vedono sotto i loro occhi. Questa è l’immagine che stiamo dando in tutto il mondo.


Cartoline dal mare dell’immondizia. Lei da mesi ogni giorno sui social e su vari giornali denuncia l’emergenza rifiuti. Come si è arrivati a tutto ciò? Non era facilmente prevedibile che con l’arrivo dell’estate l’emergenza si sarebbe aggravata, rischiando di andare fuori controllo?

Era prevedibile da tempo che questo potesse succedere. Prima Roma portava i rifiuti all’estero, poi sono finiti i contratti.


Quando è terminata questa situazione?

I rifiuti all’estero sono stati portati fino a sei-sette mesi fa, venivano portati in Austria, in Portogallo, in altri Paesi. Ma già c’era tutta una serie di avvisaglie per capire che a Roma molti impianti non resistevano. Poi, è andato in fumo l’impianto della Salaria di Tmb (Trattamento meccanico biologico, che lavora l’indifferenziato ndr). E’ andato in fiamme perché era un impianto decotto, ormai arrivato che veniva portato sempre al massimo. E di fatto veniva usato anche come una discarica, poiché l’impianto era pieno si tenevano i rifiuti in attesa.


Ma, intanto, perché i contratti per portare i rifiuti all’estero non sono stati rinnovati?

Perché c’era l’idea che bisognava abbassare, abbassare… mentre il prezzo lo fa il mercato. E mancando gli impianti in tutt’Italia, quelli del Centro Nord che ricevono i rifiuti dal Sud qualche volta vanno in manutenzione e comunque in virtù del fatto che ci sono più rifiuti che impianti i prezzi salgono. E gli appalti dell’Ama sono andati deserti perché i prezzi erano troppo bassi. C’ è una evidente responsabilità in tutta questa vicenda di Raggi e Zingaretti.


Lei in uno dei suoi tanti articoli ha scritto che anche se venissero messi a pieno regime tutti gli impianti esistenti nel Lazio non basterebbero a farci uscire dall’emergenza. E’ proprio così?

Sì, è cosi. Tutti gli impianti del Lazio attualmente presenti non bastano a raccogliere i rifiuti di Roma, tant’è che vero che l’Ama sta studiando di portare di nuovo i rifiuti all’estero, come in Svezia, a Stoccolma. Ma c’è una procedura complessa da rispettare, ci vogliono vari pareri, di Regione, governo, e anche della Ue. Perché i rifiuti vanno gestiti in un ambito territoriale e ci vuole un’emergenza per poterli trasportare. E naturalmente ci vuole un piano da presentare per superare l’emergenza e tornare alla gestione territoriale. Noi questo già lo abbiamo fatto, ma il piano per superare l’emergenza è rimasto sulla carta. Né Regione Lazio né Comune di Roma hanno fatto niente.


D. Facciamo una mappa del numero e della situazione degli impianti del Lazio, tenendo conto che il 60 per cento dei rifiuti della regione viene da Roma.

R. Noi abbiamo tre impianti Tmb che lavorano l’indifferenziato. Il rifiuto lavorato produce combustibile da valorizzare che deve essere portato nel termovalorizzatore e gli scarti in discarica. Due di questi tre impianti sono della società di proprietà di Cerroni e uno dell’Ama. Ora questi tre impianti funzionano, anche se due ora non a pieno regime perché stanno facendo manutenzione.


In tutto questo lei più volte ha ricordato che è stato chiuso l’impianto di Colleferro.

La Regione Lazio ha chiuso il termovalorizzatore di Colleferro che era di proprietà regionale, con una piccola partecipazione dell’Ama. E’ successa una cosa grave e paradossale. Quell’impianto doveva essere ristrutturato, la Regione Lazio ha investito risorse, nell’ordine di milioni, all’incirca credo 12-15, i pezzi nuovi sono arrivati a Colleferro ma tutto è rimasto com’era, perché c’è stata la protesta guidata dal sindaco del Pd di Colleferro. E il presidente della Regione invece di chiamare i Carabinieri per far sgombrare la protesta da parte di pochi cittadini e far entrare i camion con i pezzi nuovi all’interno dell’impianto, ha deciso di cancellare tutto, facendo chiudere l’impianto. E’ successo quasi un anno fa, nell’indifferenza generale. E quello era un impianto che era stato messo a gara per poter essere venduto. Poiché il termovalorizzatore è stato chiuso, alla gara non ha naturalmente risposto nessuno. Il piano regionale dei rifiuti prevede quattro termovalorizzatori, oggi invece ne abbiamo solo uno che è quello di S. Vittore. Poi, ce ne è un altro a Malagrotta che Zingaretti e Raggi però fanno finta di non vedere e un quarto da costruire.


E perché?

Ora lo spiego. Ma, intanto, vorrei dire che questi quattro impianti sono stati confermati da un decreto del governo Renzi che verificò, numeri alla mano, la necessitò del Lazio di avere quattro termovalorizzatori. Quindi, oltre a quello di Colleferro chiuso, S. Vittore e Malagrotta, bisognava costruirne un altro. Parliamo di due anni fa. Fanno finta di non vedere quello di Malagrotta perché sia Zingaretti che Raggi, anche se avversari politici, su questo in realtà sembrano pensarla allo stesso modo: teoria dei rifiuti zero, come se scomparissero con la bacchetta magica. Si sono opposti all’attuazione del decreto Renzi. E nello stesso tempo chiedono di fare accordi con le Regioni del Nord che hanno i termovalorizzatori o di portarli all’estero.


Lei ravvisa in tutto ciò il rischio di una sorta di ideologia ecologista che paradossalmente sta facendo rischiare esattamente il contrario, ovvero l’emergenza ecologica e sanitaria?

Esattamente così, in nome di quella che si è trasformata in un’ideologia sono state raccontate cose all’elettorato che non esistono, perché non esistono rifiuti zero. O si fanno gli impianti o i rifiuti restano a terra. Questo accade in tutto il mondo. E a Roma ci vuole la discarica, quelli che dicevano no in nome del modello S. Francisco dovrebbero sapere che a S. Francisco la discarica c’è.


Lei chiede ormai quasi ogni giorno il commissariamento di Raggi e Zingaretti. Bisogna arrivare proprio a questo?

Sì, perché entrambi hanno responsabilità. Raggi continua a dire rifiuti zero e non ha un piano. E Zingaretti ha anche maggiori di responsabilità, se consideriamo che il Pd , il suo partito, ha governato Roma e il Lazio molti più anni. Pur venendo il suo partito da una certa tradizione amministrativa, come quella del vecchio Pci, saprebbe come affrontare la situazione. Diciamo come stanno le cose: fino al 2010 la gestione del sistema rifiuti a Roma e nel Lazio si teneva in equilibrio, tant’è che gli impianti che funzionano sono stati costruiti prima del 2010, poi dal 2010 è arrivato il disastro quando Zingaretti consentì al sindaco Marino di chiudere la discarica di Malagrotta, senza trovare una discarica alternativa e senza costruire il termovalorizzatore e senza impianti noi siamo all’emergenza. Ma adesso sia Zingaretti che Raggi avendo raccontato al loro elettorato altre cose, non sono in grado di prendere decisioni diverse, andando contro pezzi del loro stesso elettorato. Si sta giocando a scaricabarile. E così non ne usciamo. Insisto, per i rifiuti serve un commissario per Comune e Regione.


Per lei che viene dalla sinistra riformista di Craxi e De Michelis che insegnamento trarre da questa vicenda?

Che quando la sinistra diventa demagogica e parolaia abbiamo questi risultati. La sinistra non è solo questo, ma ci sono pezzi di sinistra e anche di destra che quando diventano demagogici fanno dei danni. Devono dire la verità ai cittadini, stare sui territori e spiegare che se fanno gli impianti è per i loro interessi, altrimenti i rifiuti non scompaiono. Io quando andavo a Malagrotta con i cittadini mi scontravo e li mettevo di fronte anche alle loro di responsabilità.


Il centrodestra non ha a sua volta responsabilità?

E’ stato speculare al centrosinistra. Se avesse avuto un’idea giusta come la ebbe Berlusconi a Napoli con Bertolaso oggi non ci troveremmo in questa situazione. Anche il centrodestra ha avuto paura della protesta. La demagogia di entrambi gli schieramenti ci ha portato a questa situazione.


di Paola Sacchi

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