Che nel tempo il matriarcato si sia stabilizzato sembra essere fuor di dubbio ma che ai tempi nostri qualcuno torni sull’argomento desta viva curiosità e vale la pena di seguire dalle poltrone del Teatro delle Muse questo lavoro che Geppi Di Stasio ha scritto qualche anno fa vestendolo di una verve di napoletanismo che lo rende assolutamente interessante non solo perché non si tratta soltanto di uno scritto di genere comico ( anche se comico lo è veramente) ma si tratta di una profonda riflessione su atteggiamenti che l’uomo e la donna assumono nelle più varie circostanze della vita.
Di Stasio mette in scena tre personaggi che descrivono tre diversi atteggiamenti umani: la solitudine, il maternalismo, l’indecisione circa le proprie capacità spesse volte artificialmente evidenziate ma che in effetti, a ben vedere, valgono più di quello che sembrano.
Tre personaggi: un ingegnere informatico, una psicologa, un uomo solo in cerca della figlia tutti con i loro pregi ed i loro difetti ma soprattutto uno svolgimento della vicenda denso di una comicità superficialmente evidente ma che è anche una riflessione a carattere maccheronicamente filosofico che si fa valutare nella sua vera essenza proprio quando lo spettatore sembra giunto alla formazione di una sua idea che, però……non è quella giusta.
E non lo è proprio perché i bravissimi attori in scena tre bravissimi ( non è un complimento, è una constatazione ) che rispondono ai nomi di Wanda Pirolo ( la psicologa dallo strano passato che ha per hobby la ricerca di siti particolari su Internet ), Rino Santoro ( l’ingegnere informatico che ha sposato la psicologa a suo tempo dichiaratasi “ vedova “ ) sanno dipingere la scena con pennellate efficaci e dense di riferimenti; discorso a parte merita lo stupendo Geppi Di Stasio, il terzo protagonista della vicenda, regista ed autore del soggetto: napoletano per cultura ed adozione, la sua poetica si distingue per la capacità di armonizzare contenuti sociali e comicità all’interno di un teatro di chiara matrice comica ma che è stato da più parti definito "Teatro che fa discutere", la cui presenza domina la scena pur non ponendo in secondo piano gli altri due compagni.
Lo spettacolo, che vale ben la pena di essere visto, è giunto al suo terzo anno di rappresentazioni in giro per l’Italia e resterà nel cartellone dell’accogliente Teatro delle Muse di Roma fino al prossimo 9 febbraio.
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