Riscattare la laurea sarà meno oneroso ma non per questo la pensione non ne risentirà.
Ad oggi la possibilità di utilizzare gli anni di studio universitari è molto costosa. L’esborso sale in misura progressiva agli anni di lavoro e spesso raggiunge cifre tali da disincentivare chiunque. Il ministero del Lavoro ha allo studio una riforma che dovrebbe entrare nell’emendamento o nel decreto (lo strumento è ancora in discussione) sulla quota 100. Ovvero sulla finestra di un’uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi.
Innanzitutto verrebbe abbattuto il muro dell’onere economico. Sarebbe l’interessato a decidere quanti soldi versare all’Inps per far valere il periodo della laurea come anni lavorati. L’ammontare della pensione dipenderà da quanto sarà versato.
Meno si paga e più l’assegno scende. Tutto dipende dal metodo di calcolo contributivo che parametra la pensione ai contributi versati. Le nuove regole inoltre verrebbero applicate solo a chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996 e quindi ha una pensione calcolata con il contributivo. Chi ha iniziato il percorso professionale prima di quella data ha un sistema di calcolo misto, cioè parte con il retributivo e parte con il contributivo. Il che consente di avere un assegno più pesante rispetto ai colleghi che sono entrato nel mondo del lavoro dopo. La riforma vorrebbe dare un aiuto a chi si trova in una posizione svantaggiata, perché occupato dopo il 1996. Naturalmente non è un’operazione a costo zero per chi sceglie di adottare le nuove regole.
I contributi previdenziali potrebbero essere versati non per tutti gli anni universitari. L’onere è più basso ma è inferiore anche la pensione che l’interessato andrebbe a percepire, in quanto scende il montante contributivo. Il vantaggio è nel fatto di poter anticipare il momento del pensionamento. Il tema del riscatto flessibile era stato affrontato anche dal governo Renzi. Una discussione durata qualche settimana ma senza nessun esito. In quel caso si era pensato di estenderlo a tutti e non solo alla platea dei lavoratori post 1996. Dai calcoli che erano stati fatti era emerso un costo troppo elevato per lo Stato e il provvedimento era stato riposto nel cassetto.
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