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Un referendum su Atac ma il Comune non lo dice


Atac pubblica o privata? Il referendum è stato lanciato dal comitato Mobilitiamo Roma dei Radicali Italiani con le 33mila firme raccolte due estati fa ma non ha una vasta eco nella capitale d'Italia.

Due i quesiti che i votanti che l'11 novembre, dalle 8 alle 20, si troveranno sulla scheda. Il primo: «Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?». Il secondo: «Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?».

In sostanza si chiede ai romani di decidere se sarà o meno una gara pubblica a decidere a chi affidare il servizio di trasporto pubblico di cui oggi si occupa l'Atac, azienda di proprietà totale del Comune di Roma. E il sindaco di Roma, Virginia Raggi, non sta dando un grande impulso alla consultazione cittadina, anzi: l'ha sempre definita un referendum consultivo - quel che è - ma sottolineando che i Romani, che l'hanno votata nel 2016, hanno in realtà già scelto il suo programma, che prevede di mantenere il trasporto locale in mano al pubblico. Logico quindi, anche se poco democratico, che non dia peso più di tanto al referendum. Anche perché c'è il rischio che i romani tralascino ogni valutazione economica e diano al referendum il valore di una valutazione sull'efficienza dell'Atac, in pieno concordato preventivo visto il debito da 1,4 miliardi di euro. Da aggiungere poi che il voto si svolgerà proprio il giorno dopo la possibile sentenza del processo a Virginia Raggi, accusata di falso sulla nomina di Renato Marra alla direzione Turismo del Campidoglio.

E il primo dubbio è proprio sul quorum: il regolamento precedente fissava al 30% il tetto minimo di partecipazione per convalidare l'esito del voto, ma la regola è stata abolita da una nuova versione del testo entrata in vigore proprio il giorno in cui Virginia Raggi fissava la data per la consultazione.

Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, spiega l'indizione della consultazione con il tentativo di «Scardinare il rapporto tra controllore e controllato, in questo caso la stessa entità visto che Atac è al 100% del Campidoglio. Con la gara vogliamo superare questo problema». Contrario il romanissimo comitato "Mejo de no", per Julian Gareth Colabello «Il modello di gestione del trasporto deve essere pubblico, i beni comuni devono essere gestiti dal pubblico. Bisogna evitare di privare la città di beni pubblici».

Tra color che son sospesi il Pd, che solo l'altro ieri, nelle pagine web della Federazione romana, propone il download dei manifesti dei comitati per il Sì e per il No. Sarà un referendum tra gli iscritti a decidere cosa votare al referendum.... Quando si dice democrazia diretta...

di Paolo dal Dosso

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