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Roma dal 15 luglio, Festival del cinema afro. Intervista a Souad Sbai (Lega)


Lei è responsabile del dipartimento integrazione e rapporti con le comunità straniere presenti in Italia, della Lega; un campo questo da sempre egemonizzato dalla sinistra, dove sono le differenze?


Con il suo approccio ideologico, la sinistra sta applicando le stesse dinamiche della lotta di classe al tema dell’immigrazione, creando una contrapposizione tra gli immigrati e il resto della popolazione. Una seria e giusta regolamentazione del fenomeno non è mai stata nella sua agenda e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, con la proliferazione delle baby gang di seconda generazione. La Lega invece pensa e agisce come forza di governo orientata al bene comune e ciò significa anzitutto assolvere alla responsabilità di garantire legalità, sicurezza e l’effettiva integrazione della componente immigrata, nel rispetto dell’identità storica e culturale dell’Italia e degli italiani.


Qualche opinionista ha associato la radicalizzazione alla mancata attribuzione della cittadinanza alle seconde generazioni.


Si tratta di un luogo comune, tipico della propaganda della sinistra. La cittadinanza non è certo un antidoto alla radicalizzazione, che costituirebbe in ogni caso una minaccia, dal momento che l’impostazione ideologica fondamentalista e la militanza vengono trasmessi e coltivati negli ambienti familiari di origine, nei luoghi di culto e di aggregazione, sul web e i social network, a prescindere dal proprio status giuridico. Occorre piuttosto fare di più in termini di prevenzione del proselitismo, che continua ad essere confuso con la “libertà d’espressione”. È questa una responsabilità che spetta alla politica, con l’adozione di nuove misure legislative per contrastare il fenomeno, che si colloca alla base stessa del processo di radicalizzazione. In particolare, occorre impedire l’indottrinamento degli adolescenti, che portano poi il fondamentalismo tra i banchi di scuola, e della componente femminile: le donne infatti, musulmane di nascita o convertite, sono un obiettivo prioritario del proselitismo, sia come soggetti passivi, in modo che si lascino convincere dalla propaganda fondamentalista sul ruolo della donna, che soggetti attivi, quali agenti d’influenza per la propagazione del fondamentalismo, soprattutto sul web e i social media. Non mi riferisco all’Afghanistan dei talebani, è dell’Italia che stiamo parlando.


Veniamo al campo dell'estremismo radicale di matrice islamista, sul quale lei continua ad avere un focus elevato. Sta facendo di nuovo paura in Italia?


Il tema purtroppo non è più a centro del dibattito, ma la recente serie di arresti di militanti riconducibili allo “stato islamico”, avvenuti in svariate località d’Italia, conferma che la minaccia della radicalizzazione resta elevata, specie tra le seconde generazioni. Così come resta elevato il proselitismo, che trova nella rete d’internet un luogo privilegiato e, di fatto, senza sostanziali ostacoli e limitazioni. Non mi riferisco soltanto al proselitismo da parte di organizzazioni terroristiche, ma a quello condotto da gruppi e correnti fondamentaliste, come i Fratelli Musulmani e i salafiti, molto diffusi e influenti nelle comunità musulmane immigrate, di prima e seconda generazione.


Cosa ne pensano gli stessi immigrati?


Tra gli immigrati, sono molti quelli consapevoli della necessità di un quadro normativo serio e giusto, che regoli efficacemente il fenomeno. Temono infatti che un incremento dell’illegalità e dell’insicurezza collegate all’immigrazione, possa peggiorare la propria condizione di vita, sia in termini lavorativi che del vivere comune nelle località dove risiedono. Si tratta d’immigrati ai quali non serve o non è servita la cittadinanza per integrarsi e guardano con scetticismo all’insistenza della sinistra sull’argomento, ogni volta con uno “ius” diverso utilizzato come strumento di lotta politica.


dal 15 luglio si svolge a Roma il Festival del Cinema Afro. La Cultura come collante sociale inter-etnico, per lei che è stata in parlamento, è sentita tra le priorità politiche?


Posso dire che è stata finora una priorità della sinistra, ma non nel senso di creare un “collante sociale inter-etnico”. Coerentemente con l’approccio ideologico di cui abbiamo accennato all’inizio, la sinistra ha infatti promosso nei gruppi di origine immigrata un identitarismo rivendicativo di tipo etnico, e non soltanto religioso, ponendolo in aperta contrapposizione con la maggioranza della popolazione di etnia naturalmente italiana. Bisogna ammettere che il centrodestra è mancato finora nel fornire una risposta adeguata a quest’ennesima strumentalizzazione del tema dell’immigrazione operata dalla sinistra. La Lega intende pertanto prendere l’iniziativa, affinché la “cultura” sia davvero utilizzata come strumento di unione delle varie componenti della società, nel rispetto delle prerogative di tutti.



di Stefano Alessandrini


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