L'hanno già ribattezzato "L'albero de papel", sulla scia di un famoso serial targato Netflix: è, o meglio sarà, l'albero di Natale chiamato a raccogliere la difficile eredità di Spelacchio, l'albero di piazza Venezia ormai noto in tutto il mondo per la sua "grande bruttezza".
Eppure Spelacchio, complice lo spirito indomabile dei romani che possono provar pena e affezionarsi a tutto, anche a un misero abete, non era certo il peggior albero visto nelle piazze italiane nel periodo delle strenne: ricordo piazza del Duomo a Milano addobbata anni fa da un clone, probabilmente, di Spelacchio; ma i milanesi non l'hanno eletto a celebrità internazionale. Che dico, mondiale.
Ricostruiamo la storia del successore di Spelacchio: a luglio la gara bandita dal Campidoglio andò deserta. A settembre scese in campo la stessa Virginia Raggi: voleva una sponsorizzazione come quella di Milano, che l'anno passato si accordò con Sky. Ecco allora affacciarsi Netflix con l'offerta di un abete alto più di 20 metri con decorazioni "con effetti speciali e colori ultravivaci", come diceva uno spot televisivo dell'inizio degli anni '80 (Telefunken, 1981): si parla di centinaia di sfere rosso e argento con le facce dei protagonisti delle serie più conosciute e decine di migliaia di led a basso consumo, che rimarranno accesi giorno e notte. Previsto anche uno spazio apposito per i selfie, così romani e turisti non dovranno più calpestare le aiuole di piazza Venezia. Costi stratosferici per l'abete che sarà acceso l'8 dicembre: il povero, è proprio il caso di dirlo, Spelacchio era costato meno di 49 mila euro. L'"albero de papel" ne costerà 376 mila.
Tutti felici? «Dal poraccismo allo spreco», dicono i Verdi che lamentano proprio la cifra elevata spesa da Netflix, che invitano a investire sui parchi gioco per bambini piuttosto che su un effimero albero di Natale. Quasi 400 mila euro di costo a carico dello sponsor? «Un importo faraonico che fa riflettere sul piano etico in un contesto in cui le famiglie faticano ad arrivare a fine mese». E propongono di piantare una volta per tutte un albero da addobbare poi ogni Natale. Non poteva mancare l'ironia della rete: da Twitter assicurano che «lo potranno vedere solo gli abbonati»; altri spingono l'ironia alla situazione del manto stradale: «Non sarà un problema trovare una buca adeguata dove piantarlo». C'è anche l'ironia comparativa di Davide Zandarin: «Se quest'anno l'albero viene sponsorizzato da Netflix, l'anno scorso Spelacchio deve essere stato sponsorizzato da Dazn». Poi quella politica di paola g: «L'albero di Natale a Roma non dovrebbe pagarlo un'impresa italica e sovranista? Questa colonizzazione del nemico estero non doveva finire?». Dispiaciuto Arsenale K: «Il 98% dei battutisti web è già in lutto». Infine Nelli Bell: «Netflix potrà anche fare l'albero più figo della storia, ma Spelacchio resterà sempre nei nostri cuori».
di Paolo dal Dosso
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