Non poteva essere diversamente. Il moltiplicarsi dei cassonetti stracolmi di rifiuti per strada non poteva che peggiorare, durante le feste. Con i cenoni e i pranzi delle feste l'umido è aumentato esponenzialmente, e se le strade di ogni quartiere erano funestate dalla vista e dall'odore dei rifiuti non raccolti, nel periodo natalizio è ancora peggio, tanto che sono sempre di più i raccoglitori di immondizia dati alle fiamme.
È assurdo pensare che chi vive vicino a un cassonetto olezzante decida, per liberarsi del problema, di dargli fuoco, tramutando il malodore in un problema chimico che può mettere a repentaglio la salute di chi è magari costretto a respirare diossine e altro. Eppure sta succedendo: Prati, Monteverde, Montesacro, Prenestino, Capannelle, la Palmiro Togliatti, Centocelle, Tor Sapienza. Per Ama nell'ultimo biennio gli incendi sono aumentati di tre volte, con numeri che interessano le centinaia più che le decine.
E poi c'è il caso Tuscolana: sulla via consolare e allo Statuario la notte è sempre rischiarata dagli incendi nei cassonetti, almeno nelle ultime due serate. Con le autorità municipali che fanno statistiche ma non riescono a capire cosa ci sia precisamente dietro il fenomeno degli incendi, che oltre a inquinare danneggiano negozi e auto parcheggiate nei pressi.
A guardarla nella maniera più obiettiva possibile bisogna anche tener conto del rogo dell'11 dicembre nell'impianto di trattamento dei rifiuti di via Salaria, costringendo il Campidoglio a portare quello che veniva trattato al Salario in altre province.
Ama ha lanciato una campagna di fine anno mantenendo in funzione tutto il giorno le officine e l'impianto di Rocca Cencia; a santo Stefano erano 2 mila gli operatori ecologici al lavoro. Insomma, ce la stanno mettendo tutta. È semplicemente che l'immondizia è troppa.
Secondo il presidente della commissione Ambiente di Roma Capitale, il grillino Daniele Diaco, si tratterebbe di un complotto. Diaco snocciola cifre e dati sull'aumento dei roghi della spazzatura negli ultimi due anni, più che triplicati, specie nel VII e X municipio e che hanno coinvolto anche due isole ecologiche e il Tmb Salario. «Nessuno pensi di poterci intimidire con atti vili e criminali», dice Diaco al Messaggero.
C'è anche il caso New York Times, per il quale la Capitale si è ormai rassegnata alla "monnezza", tirando fuori il menefreghismo che un po' caratterizza il cittadino romano, che ha visto tutto e a tutto si è abituato. Certo che la cronaca descritta dal corrispondente Jason Horowitz è quella che potrebbe scrivere ognuno di noi: dalla puzza dei rifiuti ai cespugli come latrine, dagli alberi caduti alle stazioni della metro chiuse. Una "Rome in ruins", insomma, dal titolo del suo reportage, che rischia di diventare una discarica.
di Paolo dal Dosso
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