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Romagnoli: «Salvini e Meloni non hanno mai lavorato. Ecco perché il centrodestra perde»



Massimo Romagnoli, imprenditore e fondatore del Movimento delle Libertà, nel presentare la sua candidatura alle elezioni del Comites, in un’intervista a Spraynews, parla anche del futuro del centrodestra italiano e di come debba ripartire dall’Europa e soprattutto da una delegazione di imprenditori, provenienti da Confindustria, Confcommercio e Confartigianato, che non avrebbe niente a che vedere con Salvini e Meloni che a suo parere «non avrebbero lavorato un giorno della loro vita».


Perché ha scelto di candidarsi?

«Romagnoli si è sempre occupato delle problematiche degli italiani all’estero. E’ il leader del Movimento delle Libertà. Per tale ragione ho presentato liste elettorali in diverse città del continente. Visto che Bruxelles è considerata capitale d’Europa ho deciso di mettermi qui come capolista, essendo simbolo dei problemi dei nostri connazionali fuori dal Paese. Non potevo pertanto esimermi dal candidarmi in tale contesto».


Quale l’idea che si ha dell’Italia fuori dai confini nazionali?


«Da quando c’è Draghi, è vista con un occhio di rispetto, non soltanto a Bruxelles, ma in tutto il mondo. Abbiamo la fortuna di avere dopo Berlusconi un personaggio di altissimo livello che occupa la carica di presidente del Consiglio. Offre garanzie, soprattutto sui fondi che dovrebbero arrivare in Italia e che possono essere spesi con un criterio corretto».


Cosa ne pensa di quanto uscito dalle urne nelle ultime amministrative?


«Si è sbagliato innanzitutto a candidare persone sconosciute al mondo politico. Mi dispiace che il centrodestra abbia perso a Roma, Milano e Torino. La ragione ritengo è che non ci sia una giusta coalizione. Il fatto stesso che siamo uniti alle comunali e non al governo ha creato non poca confusione perché se Fratelli d’Italia a livello nazionale è contro, mentre nei Comuni è a favore viene generato scompiglio all’interno dell’elettorato. Le persone pensano che siamo un teatrino che usa i cittadini».


In questa tornata anche all’interno della coalizione conservatrice sono state penalizzate le forze meno europeiste, mentre ha retto meglio Forza Italia. Ne è sorpreso?


«L’Europa, in qualche modo, aiuta sempre e gli italiani stessi quelle forze che sono più moderate, come Forza Italia, di cui vado fiero di averne fatto parte. Tant’è vero che il Movimento delle Libertà non è altro che il braccio politico all’estero di Fi. Adesso, quindi, questo partito non ha fatto altro che continuare la sua politica europeista. Tutti possiamo dire la nostra, ma se l’Europa non dà ai fondi all’Italia, la nostra economia scompare completamente».





La sua posizione sarà importante anche per quanto concerne il Pnrr. Qualora fosse eletto, che vantaggio avrebbero gli italiani?


«Soprattutto un’informazione e poi da Bruxelles potrò dare un contributo sostanzioso a tutte quelle aziende che vogliono attivarsi, in modo più veloce, per ottenere queste risorse».


Oltre a essere un politico è soprattutto un imprenditore. Quali sono i settori a cui destinare maggiori fondi?


«La formazione è importante. L’Italia, essendo costituita da brava gente ed essendo un Paese sicuro, è appetibile per il turista che ci preferisce alla Turchia o ad altre realtà, pur essendo le nostre mete ricettive più care. Da noi, il visitatore è tranquillo. Quello, però, che manca è proprio la formazione. Dobbiamo spingere in un’educazione migliore, dove l’inglese sia, sin dalla prima elementare, una materia obbligatoria, dove ci siano delle scuole di formazione già dalla terza media per imprenditori. Molta gente che finisce la scuola dell’obbligo pensa di poter svolgere questa professione da autodidatta. La maggior parte dei nostri industriali hanno seguito tale percorso. Il 90% degli imprenditori, però, è indebitato con le banche e con i fornitori perché non ha saputo all’inizio della propria attività come fare economia. Quando chiunque apre un’attività, un ristorante, un negozio di abbigliamento e con i primi soldi che guadagna anziché metterli da parte per pagare le spese di fine mese, si compra la macchina oppure non salda le imposte per prendersi un immobile, succede che i soldi non vengono spesi bene e quindi si crea del debito. Questo nasce perché non c’è una formazione della classe imprenditoriale. Tutti vogliono fare il mestiere, ma non ci si rende conto che per crescere bisogna andare a piccoli passi con gli utili dell’azienda e non indebitandosi».


Ritornando al discorso politico, ritiene che in Italia possa nascere un soggetto, come indicato dal sindaco di Benevento Clemente Mastella dopo la sua elezione, distante dall’asse 5 Stelle-Pd, ma anche dai sovranisti?


«Può esserci solo ed esclusivamente se scendono in campo gli imprenditori. Il problema dell’Italia è che i coraggiosi sono stati pochi, ovvero Silvio Berlusconi. Se un domani ci fossero una serie di persone prese da Confindustria, Confcommercio e Confartigianato, un partito, con gli attributi, verrà su. Oggi il 90 per cento dei parlamentari italiani e consiglieri regionali non ha lavorato un’ora nella vita. Non sanno cosa significa pagare le spese a fine anno, gli affitti, gli stipendi e soprattutto cosa vuol dire la parola problema. Con tutto il rispetto, perché gode della mia simpatia, cosa possono insegnarmi un Salvini o una Meloni, che non hanno mai lavorato nella loro esistenza, se non con uno stipendio parlamentare».


Oggi, però, non c’è un altro Silvio Berlusconi…


«Stiamo parlando di un personaggio che non nasce facilmente. Ci potrebbe essere. Come mentalità ci sono persone che potrebbero seguire il suo percorso, ma non hanno la forza economica di mantenere un partito. Berlusconi è stato tale perché ha potuto mettere in campo le sue idee innovative e di rilancio all’economia grazie a una forte risorsa economica. Se non l’avesse avuta, non avrebbe potuto farlo. Per mantenere oggi un soggetto politico, ci vogliono tanti e tanti soldi. Per questo motivo, solo un gruppo di imprenditori può far nascere un nuovo Silvio Berlusconi. Draghi, ad esempio, può essere un grande presidente del Consiglio, ma non ha la forza per guidare un partito, anche grazie al Movimento 5 Stelle che ha fatto di tutto affinché non si possano dare più soldi pubblici a una qualsiasi forza politica».


Qualora dovesse essere eletto ai Comiters, ha pensato di tornare a fare politica in Italia?


«Voglio prima, dopo diversi anni, mettermi in gioco nell’elezione del Comiters, dalla città più importante d’Europa e se da lì riesco, come auspico, ad avere un risultato positivo posso pensare anche a formare un gruppo del Movimento delle Libertà in Italia. E’ nei miei progetti, ma tutto parte da Bruxelles. Se lì dovesse andar male, vuol dire che Romagnoli non sa fare politica e quindi non può farla nemmeno nel nostro Paese. Qualora dovessi perdere, non ho alcun timore a ritirarmi dalla politica».


Di Edoardo Sirignano

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