Si terrà a Napoli il 15 dicembre il congresso fondativo di Sud Protagonista. Il segretario federale Salvatore Ronghi annuncia per quella data «Documenti che smaschereranno lo sciacallaggio di alcune forze politiche che vogliono impedire la vera unità economica e sociale dell'Italia». Abbiamo voluto allora approfondire la conoscenza di questa nuova compagine politica.
Gabriella Peluso, lei è la portavoce di Sud Protagonista. Com'è nato questo movimento?
«Sud Protagonista nasce come associazione, e con il congresso di dicembre diventerà un movimento civico. Nasce con l'obiettivo di promuovere un Sud di qualità, un Sud produttivo, delle eccellenze e della cultura. Raccoglie le associazioni che rappresentano il meglio della società meridionale. Con noi sono in campo lavoratori, professionisti, imprenditori che vogliono puntare sul Sud come leva di sviluppo per la crescita dell'intero Paese».
Alessandro Cogliati, nella conferenza di presentazione di Sud Protagonista ha detto che siete contrari al reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle, quasi a sfatare la diceria che il Sud sia assistenzialista.
«Il Sud non è assistenzialista, è nostalgico della dignità del lavoro. Tanti governi passati hanno fatto molto poco per il Sud, e dal ministro Di Maio, che è del Sud, ci aspettavamo molto di più: interventi importanti nel rilancio delle infrastrutture, nello sblocco dei 140 miliardi già stanziati per gli investimenti nel Sud che sono l'unico meccanismo che possa mettere in moto la nascita degli indotti. Si ritorna a un concetto semplice della microeconomia: lavoro, salario, mercato interno, aumento della produttività».
Cogliati, questo governo appoggia l'imprenditoria del Sud?
«Le imprese del Sud sono state totalmente devastate e il decreto dignità lo avvalora, perché gira solo intorno alla questione della tempistica del precariato, alla scomparsa delle causali, a non incentivare in modo fiscale sia in termini contributivi nell'assunzione sia in termini della tassazione delle aziende e non rilanciando la strutturazione delle infrastrutture. Così si inibisce lo sviluppo industriale dell'imprenditoria meridionale».
Allora, Cogliati, come si può fare impresa al Sud?
«Innanzitutto credendo nel coraggio degli imprenditori, mettendo gli imprenditori in condizione di avere delle agevolazioni per aree di sviluppo e soprattutto rilanciare l'economia del Sud verso il bacino del Mediterraneo dove storicamente ci sono stati i periodi di maggior gloria commerciale, prima con l'impero romano, poi con quello normanno».
Salvatore Ronghi, lei è il segretario federale di Sud Protagonistae ha detto che la battaglia parte dalle grandi città.
«Sì perché siamo fondamentalmente convinti che bisogna partire dai territori, cioè le grandi città, che devono sviluppare economie e socialità. Roma e Napoli rappresentano oggi i grandi centri di crisi: Roma, una volta caput mundi, oggi capitale da terzo mondo; Napoli, una volta capitale del Regno delle Due Sicilie, oggi capitale della disoccupazione e della criminalità. Questi sono i due esempi lampanti del fallimento Italia. Per superare tutto questo vogliamo mettere in campo non la politica dell'assistenzialismo, che non paga, ma quella della dignità del lavoro, che resta fondamentale su tutti i territori».
Ronghi, ha fatto l'esempio di Napoli e Roma, ma il fallimento è imputabile a chi le guida, Raggi e De Magistris, o alla politica che li ha fatti eleggere?
«Intanto oggi dobbiamo prendere atto del fallimento di Raggi e De Magistris, che hanno venduto tanti annunci ma hanno realizzato pochi fatti. Ma c'è una responsabilità complessiva: le metropoli del centro-sud non sono state in questi anni governate con lo spirito delle grandi città, ma di un condominio. Bisogna però anche dire che se vincono Raggi a Roma e De Magistris a Napoli vuol dire che l'offerta politica alternativa non è stata ben compresa o rappresentata ai cittadini, quindi c'è una responsabilità delle forze politiche storiche».
Ronghi, come si situerà Sud Protagonista nel panorama politico nazionale e internazionale in vista dei prossimi appuntamenti elettorali?
«Intanto presenteremo liste comunali e regionali in autonomia, e chi sta sui territori valuterà le coalizioni da mettere in campo. Sullo scenario nazionale ci guarderemo intorno per vedere chi sposerà i nostri temi. Che non sono certo la secessione del Sud ma la sua crescita per far crescere l'Italia intera. Con chi accetterà di condividere questi percorsi ci siederemo intorno a un tavolo per ragionare sul programma».
Segretario Ronghi, lei pensa che per risolvere i problemi economici dell'Italia, specie dopo la lettera del governo a Bruxelles in risposta alle richieste europee di modifiche della legge di bilancio, dovrà essere messa una tassa patrimoniale?
«Io sono molto preoccupato, proprio perché in quella lettera si giustifica lo sforamento dagli obblighi europei con la vendita del patrimonio immobiliare del Paese. Io non ci credo, so che questo non è possibile e temo che stiano preparando una patrimoniale che sarebbe un gravissimo colpo ai cittadini italiani, che dimostrerebbe la loro incapacità di governare economicamente e finanziariamente la Nazione».
Ronghi, voi di Sud Protagonista vi siete anche dichiarati fortemente contrari al condono immobiliare che il governo gialloverde vuole praticare a Ischia.
«Non è giusto far passare Ischia come isola di abusi; le 22 mila richieste di sanatoria riguardano piccoli abusi, e se non sono stati sanati dopo 30 anni è perché c'è una responsabilità delle amministrazioni comunali. Credo che ci troviamo davanti all'ennesima boutade dei 5 Stelle, che hanno messo in campo una questione che non esiste proponendo una sanatoria solo per le aree colpite dal terremoto. Un po' come se dicessero agli italiani di augurarsi un accidente perché se capita si può ricevere l'aiuto dello Stato. Questo è di una gravità unica».
di Paolo Dal Dosso
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