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Rossodivita: Sulla giustizia il silenzio complice dei partiti. Di Palamara l’unico grido di speranza



Avvocato Rossodivita, sulla giustizia malata è ricalato il silenzio. I partiti tacciono. La giustizia, così come è con tutte le sue inefficienze e le sue documentate nefandezze, evidentemente alla fine va bene a tutti. Parlano solo i referendum promossi dal Partito Radicale e Luca Palamara, candidato alla Camera alle suppletive di Roma Primavalle…


E’ purtroppo proprio come lei dice. Sui temi della giustizia è calato di nuovo il silenzio. Quel silenzio che era stato squarciato brevemente prima dell’estate. E’ evidente che coloro che impongono il silenzio sono gli stessi che beneficiano delle sacche di potere che la giustizia garantisce. Anche i partiti politici non debordano da questa linea. Piuttosto che provare a migliorare il sevizio giustizia che viene offerto ai cittadini, pensano tutti che sia meglio avere il proprio orticello da coltivare o anche solo il proprio strapuntino.


Ciechi e muti indistintamente tutti. Sinistra e destra pari sono. Riesce a darmi una spiegazione?


I partiti della sinistra, non conoscendo il significato della resipiscenza, tacciono perché sono stati i più collusi con il correntismo che ha imperversato nella magistratura. Lo abbiamo sempre saputo tutti. Luca Palamara ce lo ha raccontato in modo inequivocabile. Perché, dunque, la sinistra dovrebbe cambiare le carte in tavole, se quelle carte le hanno permesso di rimanere a galla sino ad adesso.


Tutto tace, però, anche sul fronte del centrodestra. Come se, a nostra insaputa, avesse sottoscritto con la controparte un patto di non belligeranza…


L’atteggiamento del centrodestra è spiegabile solo con il consociativismo partitocratico, che ha caratterizzato la storia di questo Paese da tempo immemore. Destra e sinistra fanno finta di combattersi in tv su tanti temi ma poi fanno come i ladri di Pisa. Litigano di giorno e si spartiscono il bottino di notte.


Le settecentomila firme per i referendum sulla giustizia stanno, io credo, a dimostrare che quella sensibilità per i problemi vistosi della giustizia, che i partiti non dimostrano di avere, è invece radicata fra la gente comune.


E’ una voce forte che continua ad arrivare dal basso. Però va detto anche che il dibattito pubblico, che ruota intorno ai referendum, in questo momento è venuto meno, nonostante la giustizia torni a rappresentare, con l’arrivo dell’autunno e la ripresa di tutte le attività, la più grande questione sociale del Paese. Le disfunzioni della giustizia, di questo stiamo parlando, coinvolgono milioni di persone, comprese quelle che attendono da nni l’esito di un processo.


Restano a confortarci le settecentomila firme sui referendum della giustizia, segno inconfutabile di una presa di coscienza collettiva. E, forse, confortano anche la candidatura di Palamara. L’unica voce forte, documentata e autorevole che continua imperterrita a parlare dei mali e delle malefatte della giustizia…


La sensibilità dell’opinione pubblica, a cui lei fa cenno, è anche una conseguenza del libro di Alessandro Sallusti con l’intervista a Palamara e del dibattito che ha scatenato. E’ evidente l’interesse generale a silenziare Palamara. Un interesse, che c’è sempre stato sin dall’inizio di questa vicenda e che slo la pubblicazione del libro ha nel breve periodo interrotto. L’elezione di Palamara gli garantirebbe una tribuna che altrimenti non avrebbe più. L’andazzo che sta prendendo la vicenda è quello di un silenzio assordante. Il deputato Palamara sarebbe un grido fuori dal coro. Una mina vagante per quelli che di fatto si ostinano a voler perpetuare una giustizia, a cui di giustizia è rimasto solo il nome.


di Antonello Sette

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