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Russia, Casini: l’Italia contraria alle sanzioni ma poi in Europa vota a favore, non contiamo nulla



«Sul tema delle sanzioni alla Russia il governo ha detto cose anche condivisibili. Il problema vero è che un esecutivo serio parla per gli atti che fa non con le chiacchiere o le conferenze stampa. Finora l’Italia è sempre stata contraria alle sanzioni contro la Russia, salvo sottoscriverle, sempre, in sede europea. Per cui se adesso ha cambiato opinione speriamo che abbia la forza di trascinare gli altri paesi dell’Unione europea. Sennò tutto rimane allo stato di buone intenzioni, che in termini poi di produzione politica equivalgono a zero». Sarà la lunga esperienza sulle questioni internazionali (è stato anche presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama), sarà che il fiuto democristiano raramente sbaglia, ma Pier Ferdinando Casini va oltre il frastuono della propaganda e delle fanfare per cogliere la verità effettuale delle cose. E la verità effettuale gli fa dire che le rassicurazioni del governo Conte a Vladimir Putin «sono per ora solo parole».


Ieri dalle parti di palazzo Chigi sembravano tutti entusiasti della visita di Putin. «Lavoriamo per superare le sanzioni» ha detto il premier italiano. Solo che rischia di fare la parte dello studente che si impegna tanto a scuola ma poi i risultati non si vedono.

«Da tempo ho detto che il tema delle sanzioni andava posto e non ho una visione molto diversa da quella del governo italiano. Sono abbastanza d’accordo con loro. Il problema vero, lo ripeto, è che un governo parla per le azioni che sa imprimere. Se dopo aver parlato contro le sanzioni le sottoscrive ogni volte che si rinnovano, beh non è che ci faccia poi un gran figurone».


Il problema ci porta al peso specifico dell’Italia in Europa. Sbaglio?

«E’ esattamente così. Purtroppo il nostro peso specifico in Europa è scarso, quasi zero. Io credo e temo che anche le promesse che ha fatto Conte, quella ad esempio di aver il commissario alla Concorrenza a livello europeo si risolveranno in un nulla di fatto. Il presidente del Consiglio ha sostenuto giorni fa di aver sottoscritto questo impegno con gli altri partner Ue. Mi permetto di dubitare sull’esito positivo della vicenda. Credo che al dunque il Commissario non ce lo daranno. Allora di cosa stiamo parlando, del nulla?».


Certo, il paniere con cui torniamo dalle nomine europee non si può dire che sia particolarmente ricco.

«Il paniere è completamente vuoto. Non solo, è la peggiore soluzione che si potesse trovare. Almeno Timmermans sarebbe stato più sensibile alle esigenze sociali dell’Italia, mentre qui abbiamo dei rigoristi alla stato puro che vengono messi a dirigere la commissione europea, come la ministra tedesca Von der Leyen. In Europa la nostra è stata una catastrofe assoluta, parzialmente, ma solo parzialmente, mitigata dalla nomina di Sassoli alla presidenza del parlamento europeo. E non certo per merito di Conte».


Torniamo alla Russia. L’idea di buone relazioni con la Russia è in qualche modo una costante della politica estera italiana fin dai tempi della vituperata seconda repubblica, anche se oggi sembra una “invenzione” dei sovranisti nostrani.

«Che noi dobbiamo tenere un buon rapporto con la Russia è coerente con quanto si è fatto e detto in tutti questi anni. Da Berlusconi a Prodi, hanno tenuto tutti la stessa linea, linea che io, naturalmente, condivido. Però se un governo pesa deve pesare in sede di conversione delle decisioni. Le sanzioni le hanno chieste gli Stati Uniti e le paga l’Europa. Questa è la realtà, il resto sono chiacchiere».


Un ultima domanda sulla Liba. Non ritiene che anche il caos libico ci parli della pochezza dell’Europa?

«Non c’è dubbio. E’ dimostrato in questi giorni che chi traffica con Hftar non ha capito nulla della situazione libica. Hftar è un disastro, per cui bisogna tornare fortemente come Unione europea a sostenere il governo di Al Sarraj»


di Giampiero Cazzato

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