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Salini, l’antidoto democratico allo strabordare del tandem De Santis- Foa



All’inizio sembrava l’oggetto misterioso dell’intero sistema, il classico marziano a Roma caduto dentro la Rai. Tanto che a viale Mazzini le voci su Fabrizio Salini, amministratore delegato dell’azienda, erano tante e tali da legittimare qualsiasi ipotesi. Invece, con il passo lento ma sicuro del maratoneta, il numero uno della tv pubblica sta tenendo in piedi la baracca. Da una parte ha imbrigliato le manie di grandezza del direttore di Rai Uno, Teresa De Santis, capace solo di partorire scelte, editoriali e non, tali da mettere in difficoltò anche il suo referente politico. Dentro la Lega, il partito che l’ha indicata, iniziano a non poterne più della direttora, la quale non solo non risponde ai comandi ma quando lo fa sbaglia pure l’interpretazione dell’input. Il caso Fazio, per dire, è da manuale. Fabio non solo non è fuori dalla Rai, ma sul secondo canale potrà fare ciò che vuole, con buona pace di Matteo Salvini. E i tagli ai compensi, invocati dal leader della Lega, sono già un lontano ricordo. Al massimo le star accetteranno una riduzione del 10, 15%. Robetta per contratti milionari. Non solo. L’aver congelato le nomine dei vice direttori di rete, in particolare quelli di Rai Uno, hanno messo Salini nella condizione di avere il pallino in mano. La stessa cosa è avvenuta nei confronti del presidente della Rai, Marcello Foa, diventato un problema serio per tutti.


Quanto sta avvenendo in Commissione di Vigilanza ne è la dimostrazione plastica. «Lega e M5s non trovano l'accordo sul voto di sfiducia a Foa ( che occupa due poltrone, presidente della Rai e di RaiCom, ndr), perdono tempo in vertici paralleli e fanno saltare il voto. Commissione bloccata, intanto secondo indiscrezioni Salvini occupa tutta RaiUno. Emergenza pluralismo in Rai», scrive su twitter il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. Difficile dargli torto. La sua sintetica analisi fotografa perfettamente la situazione della tv pubblica, ostaggio della fame di potere della Lega che però non trova la quadra per la rissa interna allo stesso partito di Salvini, dilaniato da una feroce guerra per bande. Il caso Giorgetti ne è la prova più evidente. Ma tutto questo sciabolar di spade rischia di produrre ancor più danni. “Se come annunciano importanti mezzi di informazione la direttrice di Rai Uno, Teresa De Santis, dopo aver costretto Fabio Fazio a lasciare Rai Uno, annuncerà il trio di conduttori sovranisti Poletti, Cuccarini, Setta per la stagione invernale saremmo davanti alla più scandalosa e vergognosa occupazione della storia della Rai. Mai la lottizzazione politica era arrivata a tanto”, afferma Davide Faraone, capogruppo Pd in Commissione Vigilanza Rai. Nella guerra per bande ognuno vuole la sua fetta di torta. «Nella gestione disastrosa della direttrice De Santis - continua - che fa perdere ascolti a molti programmi della sua gestione, spicca un dato: 'La vita in diretta' fra settembre e dicembre del 2018 ha aumentato gli accolti dello 0,4% mentre da gennaio, sotto la guida di Casimiro Lieto, fortemente voluto proprio dalla Direttrice De Santis, ha perso l'1%». «La strategia qual è? Prima si cerca di affondare un programma per poi poterne cambiare i conduttori non allineati?». La sensazione è che l’esponente del Pd non abbia affatto torto. Anzi….


di Alberto Milani

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