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Salvini prepara la strategia per isolare Di Maio



Non è la giravolta di chi è stato messo nell’angolo ma il passaggio di una vera e propria strategia. Chi ha sentito Matteo Salvini, ospite di Mezz'ora in più, dire: «Ascoltare è fondamentale, io ho bisogno di incontrare i corpi intermedi, serve l'ascolto», probabilmente sarà stato indotto a pensare che il vicepremier, spinto alle corde dalla polemica montante degli imprenditori al Nord, sfociata nelle manifestazioni di piazza e nei numerosi circoli che stanno sorgendo spontanei nelle città industrializzate, ora abbia sentito l’esigenza di tendere una mano. Ma quelle parole arrivate dopo l’incontro al Viminale con le associazioni imprenditoriali, non è un atto di pacificazione, per il semplice fatto che Salvini non si è mai distaccato da quella che è una parte importante del suo elettorato, per seguire Di Maio.

Un indizio che induce a seguire questa pista è il timing. Il ministro dell’Interno ha preceduto di un paio di giorni l’appuntamento che il collega, altro vicepremier, ha fissato per domani con le imprese al ministero dello Sviluppo economico. E siccome i tempi in politica sono tutto, ciò induce a ritenere che la mossa di Salvini non sia stata causale.


Il titolare del Viminale ha voluto ricordare che il mondo dell’industria è sempre la sua priorità, che il dialogo con le forze produttive del Paese non si è interrotto, che, insomma, Lui è lui solo è il loro vero interlocutore. E se qualche esitazione vi è stata sul fronte delle grandi opere è solo per tenere buono l’alleato grillino. Come ha detto in tv, ha sempre orecchie “per ascoltare i corpi intermedi”. Tant’è che uscendo dal Viminale, il Presidente di Confindustria, Boccia, ha parlato di un Rapporto “riallacciato” con Salvini mentre il vicepremier ha parlato di "inizio di un percorso comune". Dalle parole ai fatti, il passo è breve in questo caso. Proprio nel corso della sua intervista a Mezz'ora in più, Salvini ha ipotizzato un "coinvolgimento attivo delle imprese nel reddito di cittadinanza", recependo una proposta avanzata al tavolo da Maurizio Casasco della Confapi e non solo. Un’ipotesi che va ancora circostanziata ma che, di fatto, significherebbe la trasformazione del puro e semplice sussidio statale in qualcosa di strettamente legato al mondo produttivo. Come questa misura, insieme all’altro pilastro del programma di governo quale è quota 100, verranno inseriti nella manovra, non è ancora chiaro. Né Salvini ha preso impegni. Al momento ci sono le dichiarazioni di un dialogo con le associazioni imprenditoriali.


Dove vuole andare a parare il vicepremier? Salvini sta rivoltando a proprio vantaggio la polemica delle imprese, il fermento delle Regioni più produttive del Nord. Presto arriverà il momento, nella fase finale dell’iter parlamentare della manovra che il vicepremier farà presente al collega Di Maio che non si possono ignorare le istanze di una quota importante del Paese. La rivolta oltralpe dei Gilet Gialli aiuta, è uno spettro che nessuno si augura possa valicare le Alpi. Stretto tra i fermenti delle imprese al nord, la minaccia di trovarsi la ribellione francese in casa, Di Maio sarà costretto a fare un passo indietro e a cedere. Cedere sul fronte del reddito di cittadinanza e su quota 100, cedere in sostanza alle richieste di Bruxelles. Per Salvini sarà un venire incontro alle richieste del mondo produttivo, per il grillino sarà soltanto aver fatto un passo indietro. Se a Salvini riuscirà questo gioco, e ci sono tutte le premesse perché ciò accada, allora il passo verso le elezioni anticipate potrebbe essere breve. Il Quirinale pare che non sarebbe ostile a un nuovo centrodestra. Il leader della Lega potrebbe invocare il bene del Paese, e forte dei sondaggi, staccare la spina ai 5Stelle. Forza Italia sta intensificando la campagna acquisti nelle retrovie grillini. Il malessere del Movimento è evidente nell’agitazione di cui è preda in questi giorni Grillo, che dopo mesi di silenzio, è tornato a tuonare contro i fuggitivi. Il rientro di Di Battista non sembra più costituire un problema per la Lega. Il neo leader deve prima insediarsi al vertice del Movimento e poi cominciare a agire. Ma il tempo gioca a favore di Salvini che ha già in mano il giro di carte vincente.


di Laura Della Pasqua

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