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Sardegna, sfida a due: , Solinas (centrodestra), contro Zedda (centrosinistra), M5S verso debacle



Tra proteste dei pastori sardi (problema ancora in campo: il tavolo di trattativa aperto a Roma e gestito dal ministro dell’Interno Salvini non ha ancora trovato un accordo), che minacciano il blocco dei seggi elettorali se non verrà risolto il problema del basso costo del latte ovino e caprino e presunta inammissibilità di alcune liste di centrodestra, tra cui Lega e FI (problema risolto dal Tar della Sardegna), domenica prossima, 24 febbraio, si vota per le elezioni regionali, in Sardegna. Elezioni che arrivano dopo le regionali in Abruzzo, dove si è votato lo scorso 10 febbraio, che hanno decretato la vittoria del centrodestra, con il candidato Gianni Marsilio, il boom della Lega di Salvini, la robusta flessione dei 5Stelle, inchiodati al 20% dei voti e arrivati terzi, surclassati dal candidato del centrosinistra. Uno scenario che potrebbe ripetersi anche in Sardegna.


Massimo Zedda

Il quadro generale

Qui, il governatore uscente, Francesco Pigliaru (Pd), non si è ricandidato e il centrosinistra si è affidato al sindaco uscente di Cagliari, Massimo Zedda (sindaco ‘arancione’ di area Sel-SI), che ha accettato la candidatura dopo un appello lanciato a suo favore da ben 130 sindaci e che ha deciso di svincolarsi da tutte le appartenenze partitiche. La sua sembrava un’impresa disperata, considerando che alle Politiche il Pd prese un misero 14,8%, ma Zedda è dato in costante ascesa, nei sondaggi e con lo slogan “Tutta un’altra storia”, Zedda si propone di applicare il modello di governo di Cagliari a tutta l’isola: “Sarò il sindaco di tutti”. L’M5S è, in teoria, molto forte nell’isola (parte dal 42,4% delle Politiche), ma è dato in flessione in tutti i sondaggi: propone Francesco Desogus, uscito ammaccato dopo una lunga faida interna tra grillini. Infatti, nell’agosto del 2018 il primo voto online tra i militanti dei 5Stelle aveva ufficializzato Mario Puddu, ex sindaco di Assemini e attivista storico dell’M5S, che però si è dovuto ritirare a causa di una condanna a un anno per abuso d’ufficio. Con una nuova votazione online i 5 Stelle hanno designato Desogus, di professione bibliotecario a Cagliari, ma non senza polemiche, perché il secondo classificato alle primarie on-line, dopo Assemini, era stato Luca Piras, docente universitario, che però è stato escluso dalle nuove primarie, con una decisione da lui bollata come ‘politica’. Le nuove primarie dell’M5S hanno registrato 1200 votanti contro i 1600 della prima votazione e Desogus le ha vinte per soli 450 voti in più. Insomma, un quadro di diatribe interne che vede, oggi, l’M5S in fase calante e a serio rischio di arrivare terzo. Non a caso né Di Maio, che verrà solo domani, venerdì, nell’isola, per il comizio di chiusura di Desogus, si è fatto vedere più di tanto e tantomeno i vari ministri e big 5Stelle, a partire da Alessandro Di Battista.


Il centrodestra, che alle Politiche ha registrato il 31%, punta sul senatore e segretario del Psd’Az (Partito sardo d’azione), partito gemellato con la Lega, Christian Solinas. Piccolo imprenditore nel settore vitivinicolo, da marzo del 2018 senatore del Partito sardo d’azione grazie a un accordo con la Lega di Matteo Salvini, che gli ha riservato un seggio blindato nel collegio Lombardia 4, il 4 marzo 2018 Solinas è stato eletto al senato e lo scorso novembre è diventato vicepresidente della commissione Antimafia. Ha una laurea – non riconosciuta dal ministero dell’Istruzione – ottenuta nel 2006 al Leibniz business institute del New Mexico (sic) che gli ha causato molte polemiche a tal punto che, alla fine dello scorso anno, ha provato a smorzarle laureandosi in giurisprudenza all’università di Sassari. Già assessore regionale ai trasporti nella giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci tra il 2009 e il 2014, Solinas gode di luce riflessa (quella di Salvini), ma non ha mai convinto pienamente gli alleati di Forza Italia. Peraltro, il suo partito, il Psd’Az, alle comunali di Cagliari nel 2016 era alleato con il centrosinistra di Zedda e il matrimonio con la Lega – voluto da Solinas – ha creato dissapori ed espulsioni. Ma non è la prima volta che il partito oscilla tra destra e sinistra. Creato nel 1921, con tra i suoi fondatori l’antifascista Emilio Lussu, nel 2009 il Psd’az ha per esempio consegnato la bandiera dei quattro mori a Berlusconi. Ora è Salvini il suo alleato principale e Solinas gira l’isola senza mettere neppure la sua faccia, sui cartelloni elettorali, ma con direttamente quella di Salvini. A tal punto ci crede, nella vittoria, Salvini, che da sabato scorso si è trasferito, di fatto, nell’isola, in un tour elettorale continuo che lo sta portando a toccare tutti i centri abitati della Sardegna, riempendo ogni volta le piazze di gente. Solo domani, venerdì, arriveranno, per la chiusura della campagna elettorale, anche la Meloni e Berlusconi, ma i tre leader del centrodestra non terranno un comizio insieme, si limiteranno a organizzare una conferenza stampa comune.


Candidati a governatore e liste

In tutto, sono in lizza in sette per un posto da governatore: Christian Solinas (centrodestra), Francesco Desogus (M5S), Massimo Zedda (centrosinistra), Mauro Pili (Sardi uniti), Paolo Maninchedda (Partito dei sardi), Andrea Murgia (Autodeterminatzione), Vindice Lecis (Sinistra sarda). Per quanto riguarda le liste, il candidato pentastellato, Desogus, è appoggiato da una sola lista, quella dei 5Stelle. Solinas (centrodestra) è appoggiato da ben 11 liste, di cui quattro di caratura ‘nazionale’ (FI, Lega, che qui si chiama Lega Salvini Sardegna, FdI, Udc) e altre sette di ambito locale (Psd’Az, il partito di cui Solinas è segretario, Unione dei sardi, Riformatori sardi, Fortza Paris, Energie per l’Italia, Sardegna Civica, Sardegna Venti-Tunis). Zedda, invece, è appoggiato da nove liste: sei di partito (Pd, LeU, che qui si chiama “Liberi e Uguali Sardigna Zedda presidente” e che riunisce tutti i pezzi sparsi della sinistra a sinistra del Pd, Campo Progressista Sardegna, Progetto comunista per la Sardegna, Cristiano Popolari Socialisti) e quattro civiche (Sardegna in comune con Zedda, Noi la Sardegna con Zedda, Futuro comune con Zedda, Giovani sardi con Zedda). Ma, a differenza dall’Abruzzo, non manca il proliferare di liste considerate ‘minori’ ma che possono erodere voti a questo o quell’altro candidato.


In particolare, la candidatura del giornalista in pensione Vindice Lecis, che è appoggiato dalla lista Sinistra sarda-Rifondazione comunista-Comunisti italiani, può rosicchiare consensi a Zedda. Si tratta di una lista nata come elemento di rottura con la presunta ‘continuità’ della candidatura di Zedda con le politiche del centrosinistra di questi anni, specie nei campi della sanità, dell’ambiente, della scuola e del lavoro. Invece, la lista che candida a presidente Mauro Pili, appoggiato dalla lista Sardi liberi, che raccoglie ex esponenti del Partito Sardo d’Azione, ProgReS (Progetu Repùblica de Sardigna) e a diverse altre associazioni, può togliere qualcosa al centrodestra. Pili, infatti, è stato deputato del Popolo delle Libertà e, soprattutto, ex governatore della regione nel 1999-2003 per il centrodestra. Ma corrono per le Regionali anche altre due liste marcatamente autonomiste. Una è capitanata da Paolo Manichedda, docente universitario, filologo ed ex assessore regionale ai lavori pubblici, e sostenuta dal Partito dei Sardi, che si è distaccato di recente dal centrosinistra. L’altra la guida Andrea Murgia, funzionario della Commissione europea, ex esponente del Pd locale, appoggiato dalla lista Autodeterminazione che raggruppa u polo indipendentista di sette movimenti (RossoMori, Irs, Sardigna Natzione, Liberu, Sardegna Possibile, Gentes e Radicales Sardos).


di Ettore Maria Colombo

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