Il caso di questi giorni arriva nientemeno che dall'Accademia della Crusca, istituzione di prestigio che dovrebbe tutelare la lingua italiana ma che, invece, di recente, ha deciso di adeguarsi al linguaggio corrente declinando in forma transitiva alcuni verbi come "salire", "scendere" "sedere" (nel senso di "siedi il bambino"), che non hanno il complemento oggetto. Una stortura grammaticale che ha suscitato una marea di polemiche tra i puristi, ma che invece rappresenta un po' la riscossa del nostro Sud dove tali espressioni sono spesso usate senza che nessuno si scandalizzi.
È vero: "scendi il cane che lo piscio" (anziché porta fuori il cane a fare i suoi bisogni) sembra più uno sfottò da Zelig, una battuta di Cetto Laqualunque, che una frase realmente pronunciata, ma se perfino l'esimia Accademia della Crusca, dopo accurata analisi, dice che in fondo si può dire, forse è perché più che al trionfo del sovranismo siamo alla supremazia del cafone: ogni cosa si può dire, anche la più strampalata, tanto più che i social sono un bacino di ignoranza e di volgarità gratuite. E, del resto, è storia di questi giorni l'odissea in mare dei profughi a bordo della Sea Watch3 e su uno degli striscioni che un gruppo di italiani ha sventolato davanti alle coste di Siracusa si legge a caratteri cubitali: "Scendeteli". Nel senso dei 47 migranti da più di dieci giorni fermi in mezzo al mare. Ieri davanti a Montecitorio sono scesi in piazza anche gli intellettuali, i personaggi dello spettacolo, registi, attori e scrittori riuniti in una manifestazione chiamata "Non siamo pesci". Ma nonostante questo ancora nessuno "ha sceso" i migranti.
di Osvaldo Trevi
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