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Se Cally va a Sanremo, la Rai moralmente responsabile del prossimo femminicidio



Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono state 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio compagno o ex. Un fenomeno in crescita, se si pensa che nell’ultimo anno l’orribile trend è aumentato del 6,3 per cento rispetto al 2018. Un bollettino di guerra, con foto di donne massacrate in primo piano tutti i giorni sui tg, con associazioni che si sbracciano per chiedere misure e dichiarazioni di sdegno di politici di ogni schieramento. È stata fatta anche una legge sui femmicidi, con pene più severe, e l’attenzione è altissima pure per i fenomeni di stalking, molto spesso preludio dell’atto omicidiario. La Rai, però, vive probabilmente in un mondo ideale, pagato dai contribuenti ma del tutto autonomo dai fenomeni italiani, dove nessuna donna viene uccisa. La tv pubblica deve essere vista come una sorta di fantasilandia, altrimenti dovremmo tutti incazzarci e non pagare più nemmeno la luce, visto che il canone ormai ce lo prelevano di forza. E come quel prelievo coatto finisce di prepotenza nelle casse della Rai, un carrozzone sempre più indebitato che non basterebbe una riforma coraggiosa a risollevarlo (non i palliativi inutili della riorganizzazione beffa dell’ad Fabrizio Salini), allora in modo prepotente i vertici di viale Mazzini dovrebbero prelevare di forza Amadeus da Sanremo e riportarlo a Roma, ad occuparsi di quiz, programmi con domande scritte da una redazione che non danno modo di dover manifestare il proprio pensiero. Perché Amadeus, resistente espressione dell’ex direttore Teresina De Santis, quando apre bocca fa danni. Già in conferenza stampa per la presentazione di Sanremo2020 si è fatto tacciare per misogino, presentando vallette bellissime che devo stare n passò indietro all’uomo. E già era che dire. Dal settimo piano di viale Mazzini il silenzio, nessuno ha dimostrato di avere il coraggio di sostituire il conduttore della kermesse italiana che viene trasmessa in mondovisione. Ma quando si dice che non c’è limite al peggio, ecco che il peggio si manifesta. "Si chiama Gioia perchè fa la troia. Questa non sa cosa dice, porca troia quanto cazzo chiacchiera. L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera". Questa messinscena di un femminicidio “in diretta” è la canzone del rapper Junior Cally. Nel videoclip del brano lui canta queste parole in faccia a una ragazza legata mani e piedi a una sedia, con un sacchetto di plastica in testa, che si divincola disperata e ci fa sentire l’orrore di cosa possa provare una donna prima di essere uccisa così. Ebbene Junior Cally è stato selezionato dal misogino Amadeus per partecipare al Festival. Cinicamente verrebbe da pensare: chissà la nuova canzone che pregnante significato avrà? Stupro? Tortura? Necrofilia? Nella realtà la questione suscita conati di vomito e sdegno, non solo nelle donne prima offese dalla disparità dei sessi dimostrata da Amadeus e poi ferite dalla presenza di un rapper che inneggia al femminicidio. Se da un lato inquirenti e associazioni lottano ogni giorno per salvare vite di donne massacrate, dall’alta, in mondovisione e con i soldi degli italiani, Amadeus lascia uno dei più importanti palchi internazionali a chi desensibilizza e fa sembrare piacevole uccidere a troia. Di fronte a quest’ultima, inaudita circostanza, che ha unito destra e sinistra nello sdegno più assoluto, non resta che una sola soluzione alla Rai: rimuovere immediatamente Amadeus, sostituirlo con chi si rende conto di cosa è giusto e cosa è sbagliato, e scusarsi. Se i dirigenti di viale Mazzini non lo faranno, saranno moralmente corresponsabili del prossimo femminicidio.


L’editoriale di Rita Cavallaro

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