"Sappiamo di operare in un contesto pandemico e ci siamo preparati per sviluppare le procedure sanitarie. Non possiamo sottrarci al dovere che dovrebbe essere dei governi di soccorrere le persone e portarle in salvo". Lo scrive su Twitter Sea-Watch Italy. "Abbiamo appreso - scrive l'organizzazione in un comunicato - che 28 tra le 211 persone soccorse da Sea-Watch e trasferite sulla Moby Zazà sono positive a Covid-19. L'allerta è partita dopo che un caso asintomatico segnalato dal personale medico di bordo alle autorità prima dello sbarco, per via della sua storia clinica recente, e trasferito a Caltanissetta per accertamenti, è risultato positivo al tampone. Pur non avendo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle autorità sanitarie, oggi abbiamo richiesto un secondo tampone per il nostro equipaggio, che già si era sottoposto al test prima della partenza, con esito negativo. Il nostro personale medico ha messo in atto il protocollo di monitoraggio costante sulle persone presenti a bordo, con relativa trasmissione dei dati alle autorità competenti".
"Il provvedimento di quarantena - scrive ancora Sea Watch - ci è stato notificato ieri. Inizialmente ci siamo chiesti il motivo dell'imposizione della misura di quarantena, e non di isolamento precauzionale, in attesa di avere ulteriori informazioni sullo stato di salute dei naufraghi, dal momento che il nostro equipaggio, come previsto dal protocollo di sicurezza interno, non sarebbe comunque sceso dalla nave. Sea-Watch ha osservato con rigore un protocollo medico di prevenzione Covid-19 a bordo, prima, durante e dopo i soccorsi. Le persone soccorse, tuttavia, hanno trascorso ore, talvolta giorni, ammassate in imbarcazioni fatiscenti. Quasi tutte provengono da periodi di confinamento o detenzione in massa in condizioni disumane in Libia, dove, secondo un comunicato diffuso da International Rescue Committee, i contagi di Covid-19 sono raddoppiati nelle ultime due settimane a causa del conflitto in corso, le cui ripercussioni sono particolarmente tragiche soprattutto su rifugiati e persone detenute".
"Siamo coscienti di operare in un contesto pandemico e ci siamo preparati per mesi per sviluppare e adattare le relative procedure sanitarie, non possiamo però sottrarci al dovere, che dovrebbe essere dei governi europei e non della società civile, di soccorrere queste persone e portarle in salvo", dice la portavoce di Sea-Watch, Giorgia Linardi. "Il soccorso attraverso navi organizzate con personale medico - spiega Linardi - e procedure idonee al passaggio di consegne alle autorità costituisce una garanzia di sicurezza rispetto agli arrivi incontrollati. Questa situazione è stata finora gestita con la massima cautela e collaborazione da parte dell'equipaggio e delle autorità". L'organizzazione conclude spiegando di aver informato le autorità tedesche (Stato di bandiera dell'imbarcazione) sulla situazione, e chiedendo il supporto del governo tedesco "in solidarietà con l'Italia".
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