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Serve una commissione parlamentare d’inchiesta sulla giustizia malata e sul suo uso politico.

Amedeo Laboccetta, ex deputato di Napoli, Presidente Polo Sud, al quotidiano "Corriere del Mezzogiorno"




“Quello scritto da Sallusti e Palamara non è soltanto un libro, ma una pesantissima denuncia nei confronti dell’ordine giudiziario nel suo complesso. Dove si fanno nomi e cognomi. Si descrivono, con puntualità, intese opache, intrecci, messaggi particolari, guerre intestine tra le varie anime e correnti della magistratura, e dove la politica non ha certo un ruolo di tappezzeria. In qualsiasi paese normale, dopo la pubblicazione di un libro di tale portata, il Parlamento ed il governo sarebbero intervenuti con decisione. Avrebbero preso il toro per le corna. Ma l’Italia evidentemente non è un paese normale. In Italia si lascia correre, sperando che passi presto la buriana. E che la squallida vicenda descritta con dovizia di particolari finisca nel dimenticatoio. Ma gli Italiani, questa volta, sembrano aver voglia di verità. Chiedono spiegazioni e chiarezza. Ed anche pulizia. Stanno correndo in massa ad acquistare il libro dell’ex potente che in magistratura ha avuto un ruolo importantissimo per una lunghissima stagione.



Tra poco il libro «Il Sistema» raggiungerà le 300mila copie di vendita nelle librerie italiane. E la cosa è ben seguita anche fuori dai nostri confini. Segno evidente che nel Paese Italia il tema è pesantemente avvertito. C’è una sensibilità popolare su queste vicende che il Palazzo non può ignorare. Invece il Parlamento si muove timidamente, senza una volontà effettiva. Mere dichiarazioni di facciata. Le conosciamo bene. Ci si limita all’ordinario, ad avviare iter e nulla più. Eppure al governo del Paese adesso siede un uomo forte, autorevole, una personalità apprezzata dal panorama europeo: Mario Draghi potrebbe dare l’input alle forze politiche affinché trovino il necessario coraggio per uscire dalla subalternità rispetto alla vera casta, che dai tempi di tangentopoli condiziona la vita politica e quella dei cittadini nella nostra nazione. Domandarsi il perché anche Draghi sia ancora sostanzialmente fermo sul tema giustizia credo sia legittimo. Ma non bisogna disperare. Mai. Da Napoli, in via del tutto spontanea, e senza spinte né appoggi di partito, è partita da cinque giorni una petizione popolare per chiedere al Parlamento di istituire una Commissione di inchiesta, che spazi a tutto campo su quanto denunciato non solo da Luca Palamara, ma anche in un mio libro. Mai smentito. Che accusa l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di aver tramato con l’ex presidente della Camera Fini, un vero killer politico, nel 2010, per abbattere il legittimo governo di Silvio Berlusconi. Anche il libro di Cicchitto, «L’uso politico della giustizia», è stato richiamato nell’appello proposto agli italiani, e sono già più di 2500 coloro che l’hanno condiviso. È una battaglia di civiltà, in un Paese dove il coraggio è diventato merce rara. Ma, grazie a Dio, esiste una minoranza combattiva e trasversale che è scesa in prima fila e che non molla. La riforma della giustizia, caro Draghi, deve e può rientrare tra le priorità dell’agenda di governo. Anche perché le storture del nostro sistema giudiziario incidono per oltre il 2,5% sul prodotto interno lordo. E non mi sembra proprio cosa da poco. Ma quel che più ci rincuora è il fatto che in Italia esiste ancora qualche giornale libero, ed autorevoli opinionisti come il professor Cassese, disposto ad ospitare tesi, idee ed argomenti che qualcuno vorrebbe per sempre cancellare. Certo, se scendesse in campo con maggiore decisione l’Avvocatura nazionale, a cominciare da quella partenopea e del Sud Italia, la nostra strada sarebbe sicuramente meno ripida e rischiosa. Speriamo bene.”


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