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Si dimette il "Numero tre" del governo francese, Nicolas Hulot esce di scena all'improvviso



È stata sicuramente una sorpresa poco gradita a Macron quella delle dimissioni di Nicolas Hulot, responsabile dell'ambiente e uno dei ministri più popolari del governo francese. La sua scelta arriva infatti all'improvviso, lasciando a bocca aperta tutti i suoi colleghi. In primis il presidente Emmanuel Macron, che vede crollare la sua immagine di "ambientalista" che aveva cercato di proiettare al suo mandato sin dall'arrivo all'Eliseo. Anche i giornalisti di France Inter che l'hanno intervistato in un servizio radio sono rimasti colpiti quando Hulot ha affermato: «Ho preso la decisione di lasciare il governo». Ha anche ammesso di non aver informato di proposito delle sue intenzioni né Macron né il primo ministro Edouard Philippe. «È una decisione onesta e responsabile», sottolinea. L'ormai ex ministro ha spiegato di essersi sentito "completamente solo" sulle questioni ambientali all'interno della compagine di governo. Il sessantaduenne celebre ex conduttore televisivo, che si era costruito una solida fama di ambientalista, era stato chiamato al governo l'anno scorso da Macron, ma si era ripetutamente scontrato con i colleghi di governo sulle scelte di politica ambientale. «Stiamo facendo piccoli passi avanti e la Francia sta facendo molto di più di altri paesi ma i piccoli passi sono sufficienti? La risposta è no», ha commentato. Il dimissionario ha anche elencato una serie di politiche atte a giustificare la sua scelta, come la restrizione all'uso di alcuni pesticidi. La sua decisione inaspettata ha provocato diverse reazioni all'interno dello scenario politico francese, anche se in realtà Hulot ha detto che la sua decisione di dimettersi stava maturando già da mesi. Poco dopo l'annuncio dell'ex ministro è stato intervistato dall'emittente Rmc/Bfmtv il portavoce del governo Benjamin Grivieaux: «Mi sarebbe piaciuto che fosse rimasto, perché portasse la sua voce, la sua convinzione» per l'ambiente, «mi rammarico che vada via e mi rammarico soprattutto che non possa più mettere in risalto tutto quello che è stato fatto in questo anno», ha rivelato il portavoce. Non passa però inosservata la sua chiara irritazione per la decisione tenuta all'oscuro di tutto e di tutti dell'ambientalista, oltre al suo "rammarico". Ma attenzione, arriva anche la stoccata: «La più elementare delle cortesie sarebbe stata effettivamente quella di informare prima il presidente della Repubblica ed il primo ministro», ha commentato. Un'ulteriore conferma di come nessuno fosse a conoscenza delle intenzioni di Hulot è la reazione di Marlene Schiappa, ministra per le Pari opportunità, che ha parlato in radio stamattina, venendo a conoscenza delle dimissioni in diretta. Infatti, al giornalista che le chiedeva un commento in merito alla scelta del ministro, ha risposto impacciata: «Ma è uno scherzo?», per poi continuare imbarazzata «È un ministro che ha ottenuto molte cose e ha fatto sentire la sua voce».


L'Eliseo ha invece dimostrato approvazione per la decisione di Hulot. In un comunicato ha scritto che l'ex ministro può essere «fiero del suo bilancio» al ministero e che sull'ambiente «resta una totale determinazione a proseguire nella stessa direzione e con lo stesso livello di ambizione». Ma è proprio Hulot a far intendere che forse qualcosa non quadra, rivelando di avere perso ogni speranza nell'efficacia della sua permanenza al governo dopo essersi reso conto che sono le lobby a dominare la politica: «La presenza di lobby nella cerchia del potere mi ha convinto ad abbandonare», ha dichiarato. Ha inoltre rivelato che la "goccia che ha fatto traboccare il vaso" è stata una riunione svoltasi proprio ieri all'Eliseo con il consigliere politico dei cacciatori. Con essa, stando a quanto ha dichiarato, si sarebbe "convinto": «Sembra un aneddoto ma per me era sintomatico ed è probabilmente un elemento che ha finito di convincermi che le cose non funzionano come dovrebbero funzionare. Ma non pensiamo che la mia decisione di dimettermi derivi semplicemente da una divergenza sulla riforma della caccia, è un accumulo di delusioni ma è soprattutto perché non ci credo più». Chi rimane più ferito dalla volontà del Numero tre del governo è però Macron, che sta attraversando un lungo periodo di difficoltà, dopo essere arrivato a maggio dello scorso anno all'Eliseo grazie alle promesse di risolvere problemi quali la crescente disoccupazione e di riformare l'Ue. Un'amputazione come questa graverà sulla sua immagine pubblica, e dovrà inventarsi qualcosa per poter sopperire a tale perdita.


di Alessio La Greca

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