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Sostegno di Bettini al referendum, Cirielli: «Non credo nella buona fede. Si temono nuovi indagati»




«Non credo nella buonafede del Pd. Hanno paura di avere molti indagati. C’è il timore che quella magistratura da loro creata, possa ritorcersi contro». Edmondo Cirielli, Questore della Camera e tra i fondatori di Fratelli d’Italia, in un’intervista esclusiva a Spraynews, mette in rilievo le reali motivazioni secondo cui Goffredo Bettini e parte del Partito Democratico avrebbero scelto di sostenere il referendum proposto da Lega e Radicali e non di sostenere quella linea giustizialista che ha caratterizzato il centrosinistra negli ultimi anni.


Un tema molto caldo, oggi, è quello della giustizia, si vuole togliere la legge Cirielli per far tornare la prescrizione lunga. Secondo lei perché si va in tale direzione?


«Ritengo che la prescrizione sia un principio di carattere giuridico e di civiltà assolutamente importante. Se sei una persona perbene già il processo è una pena. Persino i regimi totalitari hanno introdotto la prescrizione per impedire che lo Stato ti possa processare per sempre. E’ chiaro, però, per come la giustizia funziona attualmente, una prescrizione non ben calibrata significa farla fare franca a molti criminali. La scelta dei 5 Stelle, quindi, rappresenta un’esagerazione opposta, ma neanche la prescrizione lunga è la risposta. Paradossalmente, la Cirielli, sebbene non sia la mia proposta di legge, perciò si chiama la ex Cirielli, era abbastanza equilibrata. Forse avrebbe dovuto avere solo qualche accorgimento perché è sbagliata la prescrizione lunghissima, ma lo è altrettanto una breve».


Non a caso Fratelli d’Italia è il secondo partito nel Paese dopo la Lega. E’ stata forse premiata la scelta di non sposare questo esecutivo?


«Siamo cresciuti molto prima del governo Draghi. Quando si è insediato l’attuale esecutivo eravamo già un partito che viaggiava tra il 17 per cento e il 18, oggi siamo tra il 18 e il 20. Si tratta, quindi, di un brand di crescita che viene da lontano. Da più di due anni stiamo aumentando sempre e ovviamente ogni due o tre mesi di un punto. Allo stato odierno, pertanto, gli effetti del governo Draghi non li vedo al cento per cento. L’unica cosa che posso dire è che molta gente che era di destra, che nella prima repubblica non votava questa parte perché era contraria al fascismo, nella seconda per via di Berlusconi che assorbiva molti voti a questo campo, nella terza illusa dal fatto che i 5 Stelle e la Lega potessero rappresentare tale mondo, adesso ha trovato la propria collocazione. Abbiamo, infatti, una leader molto preparata, non mediatica, ma costruita sui sacrifici e l’impegno, un partito radicato sul territorio e ci caratterizziamo soprattutto per coerenza. Non abbiamo fatto accordi col Partito Democratico e i 5 Stelle. Siamo stati sempre nel centrodestra e la gente ci ha ritenuto più affidabili degli altri».


State pensando anche al candidato premier?


«Dipende soprattutto dalla legge elettorale, che ci farà capire come si deve votare il candidato premier. Nel centrodestra, comunque, è sempre valsa la regola che prendeva più voti faceva il premier. Non vedo il motivo per cui cambiarla».


Ritornando al tema giustizia, l’argomento torna a essere di massa, lo si deve alle inchieste di Palamara?


«Lo scandalo che nasce dall’inchiesta contro Palamara, ma soprattutto dalle sue dichiarazioni, che si è sentito tradito dai suoi sodali, a cominciare da quelli di area, che fino a ora avevano gestito il potere nella magistratura, come si è visto da quegli spaccati e intercettazioni, ha fatto venire fuori tutta la sua vergogna nei confronti del sistema che ha governato i vertici della magistratura. Sono, infatti, convinto che la stragrande maggioranza della magistratura è sana. Detto ciò, le ultime elezioni del Csm sono state un’autentica rappresentazione di quanto detto da Palamara, considerando che si tratta di un qualcosa che si mantiene sulla peggiore continuità del sistema, in cui si va avanti senza meriti e non per curriculum. Non a caso sempre più spesso il Tar e il Consiglio di Stato stanno intervenendo. Ci sono alcuni spezzoni della magistratura, a cominciare da quella legata prima al Partito Comunista, poi ai Ds e oggi al Pd, che hanno creato intromissioni tra politica e magistratura, cercando di colpire gli avversari politici della sinistra. Dico queste cose, perché io e Delmastro, abbiamo presentato una proposta di legge che mira proprio a smascherare tali intrecci, segnatamente ai fatti eclatanti di oggi, dove avviene una vera e propria spartizione di poltrone. La prima vittima è la stessa magistratura che purtroppo perde la propria credibilità. A pagare le conseguenze di tutto sono quei togati onesti e perbene, tra l’altro la maggioranza, che si trovano accomunati a un sistema vergognoso».


Il referendum proposto da Radicali e Lega basta per cambiare oppure serve una commissione d’inchiesta parlamentare come proposto da Labboccetta?


«L’abbiamo proposta anche noi una commissione d’inchiesta e siamo parlamentari in carica. Si tratta di un atto doveroso. Il Pd non lo vuole perché si scoprirebbe che insieme a una parte della magistratura esso stesso ha giocato un ruolo politico in questi ultimi trenta anni. La riforma della magistratura è una cosa seria che andrebbe fatta in Parlamento e non con i referendum, ma purtroppo oggi c’è il problema del Pd e dei 5 Stelle che non vogliono che venga fuori un sistema e soprattutto intendono usufruire ancora di posizioni di potere. Non dimentichiamo oggi che il capo del Csm viene da quel mondo, così come il vicepresidente è stato un parlamentare del Pd. La corrente di quell’area ha ancora l’egemonia anche per effetto delle dimissioni di validi componenti. Il grimaldello del referendum, pertanto, può mettere in moto un processo di cambiamento, ma da solo non basta».


Una parte importante dello stesso Pd, basta leggere le ultime dichiarazioni di Goffredo Bettini, ha scelto di sostenere il referendum e in un certo senso ha preso le distanze da quel giustizialismo che ha caratterizzato i dem negli ultimi anni…


«Probabilmente hanno paura di avere molti indagati. Sono preoccupati che gli debba succedere qualcosa. Non credo nella buonafede del Pd. Esso è garantista quando sta all’opposizione e giustizialista nel momento in cui è al governo della magistratura. Forse temono che quella magistratura che hanno creato possa ritorcersi contro. L’importante è che ci sia il garantismo nel processo e invece il rigorismo deve esserci nello sconto della pena. Rispetto al primo punto siamo d’accordo tutti e il dopo su cui non ci ritroviamo con le posizioni della sinistra».


Edoardo Sirignano

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