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Sottosegretari, Viceministri, Commissioni dopo il G7

Per le nomine dei sottosegretari e dei viceministri se ne riparla la prossima settimana, quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà tornato dal G7 in Canada. Di conseguenza anche le trattative per le commissioni parlamentari slittano di una decina di giorni.


Per quanto riguarda i posti di sottogoverno il nodo più difficile da risolvere resta quello della delega alle telecomunicazioni, in seno al ministero dello Sviluppo economico, ora sotto la guida del leader Cinquestelle, Luigi Di Maio, che vorrebbe tenerla sotto il suo controllo, ma è forte la resistenza di Salvini, 'pressato' anche da Forza Italia, preoccupata da un eccessiva posizione dominante del Movimento su un tema strategico per il leader Silvio Berlusconi. Nel caso in cui la Lega dovesse spuntarla, sarebbe Armando Siri ad avere la nomina di sottosegretario.


Un altro punto cruciale è la delega ai Servizi. Al momento il premier Conte ha deciso di non assegnarla, ma anche in questo caso Salvini vorrebbe strappare all'alleato l'incarico, per avere una sorta di continuità con l'azione politica del ministero dell'Interno in tema di sicurezza nazionale, e in quel caso potrebbe essere Roberto Maroni la persona più adatta.


Per gli altri dicasteri, poi, resta confermata la regola dei vice di 'garanzia': se il ministro è del M5S, il suo numero due deve essere della Lega e viceversa.


Alternanza è la parola chiave anche per la composizione delle commissioni parlamentari, che saranno assegnate in maniera speculare, tra Camera e Senato, alle due forze di maggioranza. Senza doppioni. Per essere chiari: la Bilancio di Montecitorio andrà ai pentastellati e quella di Palazzo Madama ai lùmbard.


Resta da stabilire il criterio di assegnazione delle bicamerali, che potrebbero finire alle opposizioni. Secondo fonti parlamentari, sarebbe in atto un braccio di ferro tra Salvini e Di Maio. Il segretario leghista chiede la vigilanza Rai (i candidati sarebbero Gasparri o Romani), ma il capo politico dei Cinquestelle, se proprio non riuscisse a tenerla per sé, sarebbe più propenso a concederla al Pd (si parla della candidatura di Filippo Sensi, deputato ed ex portavoce di Renzi e Gentiloni). Sempre meglio che lasciarla a Forza Italia, che potrebbe avere il Copasir , dal quale fu praticamente tagliata fuori nella scorsa legislatura.


In pole ci sarebbe ancora una volta Paolo Romani, che sembra dare segni di insofferenza nel suo gruppo. Ma per questa partita c'è tempo: prima va chiusa la squadra di governo.


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