«Le epurazioni del Movimento 5 Stelle hanno creato una situazione precaria per il governo, che si trova con pochi numeri soprattutto al Senato. Per compensare la carenza dei voti dei grillini, Salvini non potrà fare altro che aprire a Forza Italia e rinforzare così i numeri della maggioranza. Nessun parlamentare è disponibile a mettere la casacca dei 5 Stelle, ma per la Lega è questo il momento di sancire il passaggio di esponenti del centrodestra con il Carroccio in vista delle Europee». A svelare i movimenti strategici che stanno andando in scena nelle stanze dei bottoni di Montecitorio è il deputato Serse Soverini, di Area Civica gruppo misto alla Camera. Nulla di nuovo sotto il sole, se pensiamo ai governi che, negli ultimi anni, si sono retti a suon di voti di fiducia e compravendita di parlamentari. Ma lascia perplessi e probabilmente indigna l’ennesima sorpresa dell’esecutivo gialloverde, che sotto il vessillo dello slogan populista di “governo del cambiamento” sta mettendo in atto, sicuramente con meno competenza, le politiche e i comportamenti dei predecessori che sia Salvini che i grillini hanno sempre criticato. E della questione morale ne hanno fatto un cavallo di battaglia per far fuori i partiti della seconda repubblica e popolare il Transatlantico di peones sconosciuti e inconsapevoli. Quelli troppo consapevoli e un po’ più conosciuti sono diventati un problema per Casaleggio & Co. Pensare con la propria testa può causare guai a chi ha puntato tutto su una classe dirigente che obbedisce all’inanimata piattaforma Rousseau, per cui la testa grillina ha deciso che era ora di tagliare i rami secchi. Allora via Gregorio De Falco, altro che “salga a bordo, cazzo”, stavolta è stato costretto a scendere. O il povero Matteo Dall’Osso, che da disabile si è visto tagliare i fondi alla disabilità. Per accontentare le due anime del governo, Salvini con il suo decreto sicurezza e Di Maio con il reddito di cittadinanza costi quel che costi, Palazzo Chigi ha dovuto davvero prendere provvedimenti “lacrime e sangue”, che hanno portato al malcontento degli eletti più consapevoli e, poco dopo, alle espulsioni. Così ora, al Senato, la maggioranza ha appena otto voti in più di quelli necessari al quorum. E allora meglio correre ai ripari e l’unico che può farlo è il ministro in divisa, che gode di un certo fascino tra i parlamentari azzurri più insoddisfatti dalla tenuta di Forza Italia. A spiegare meglio il valzer del trasformismo è il deputato Soverini.
Onorevole Serse Soverini, è già partita questa caccia ai parlamentari?
«Il governo è molto preoccupato per i numeri e la tenuta, ma mentre Di Maio non ha alcuna presa, perché nessuno è disponibile a entrare in un partito come il Movimento 5 Stelle, Salvini è visto con un certo interesse da altri esponenti che mirano a entrare nella Lega, oggi forte per i consensi. Per compensare la carenza dei voti dei grillini Salvini imbarcherà nella Lega esponenti del centrodestra che già da tempo vorrebbero effettuare il passaggio. Comunque il momento cruciale sarà in vista delle Europee e soprattutto dopo, se la Lega dovesse fare il boom dei consensi».
Secondo lei su che numeri possono contare?
«Ne bastano un paio per garantire la tenuta dell’esecutivo per i prossimi anni. Non dimentichiamo quanto anche un voto in più sia importante, come è successo nel governo Prodi. E dopo le Europee cambieranno i rapporti di forza nel governo».
Ci spieghi meglio.
«Se Salvini prenderà il 43 per cento, come dicono i sondaggi, potrà rompere con questa maggioranza e, con un rimpasto di governo, andare avanti anche per anni, nonostante molti scommettano che questa legislatura finirà presto. Salvini, invece, sta procedendo per diventare l’unico punto di equilibrio possibile per andare avanti».
Le critiche al governo gialloverde, però, stanno aumentando giorno dopo giorno, sopratutto alla luce degli ultimi provvedimenti, primo tra tutti la Finanziaria, che non contiene misure per la crescita e scontenta proprio l’elettorato leghista.
«È vero, ma nonostante la legge di bilancio sia senza visione di sviluppo e non porterà significativi cambiamenti, resta il fatto che la gente continua a mantenere il rapporto di fiducia con questo governo, perché spera che verranno mantenute le promesse elettorali. Purtroppo però sarà difficile sostenere queste promesse, soprattutto il reddito di cittadinanza».
Lei è proprio nella Commissione parlamentare che dovrà mettere in pratica la legge che regolerà il reddito di cittadinanza. Quali saranno i punti cardini della norma?
«Noi abbiamo soltanto votato un tetto di spesa con la legge di bilancio, ma in termini concreti non sappiamo nulla. Non abbiamo in mano niente, quando arriverà in Commissione valuteremo. Sono convinto che proprio allora dimostreremo come la politica populista del governo si dovrà scontrare con problematiche serie, con la diversità della popolazione. Un governo demagogico senza nessuna consapevolezza del vero volto di questo Paese, che anzi ha dato alla società un volto solo, quello di popolo, perché non ha la capacità di analizzare le diverse realtà. Il sono d’accordo con il principio di aiutare chi è senza lavoro, ma dobbiamo creare una rete di protezione del singolo, non prendere 5 milioni di persone e dirgli che gli daremo mille euro».
di Michelle Ranieri
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