I magistrati romani dicono di averla trovata. È “la cassaforte” della presunta cricca che si sarebbe formata dietro le quinte del progetto per la costruzione del nuovo stadio della Roma (mai avviato) voluto dal costruttore Luca Parnasi (già coinvolto). Oggi per quell’inchiesta sono stati arrestati il presidente del Consiglio comunale di Roma (Marcello De Vito, del Movimento 5 Stelle), un avvocato suo fidato (Camillo Mazzacapo) e Fortunato Pititto e Gianluca Bardella (ai domiciliari) considerati nell’orbita degli altri imprenditori in cerca di cantieri, Toti e Statuto. A vario titolo, le accuse sono di versamento di tangenti in cambio di agevolazioni politiche.
CORPO DEL REATO
In tutti i gialli che aspirano a soluzione devono essere stati trovati movente, cadavere e arma del delitto. In questo caso, secondo gli inquirenti della Procura di Roma e il Gip che ha firmato le 260 pagine della misura cautelare, “il corpo del reato” sarebbe la ”cassaforte” dove sarebbero stati dirottati, depositati e prelevati i soldi dell’ipotizzato rapporto criminale tra chi voleva manipolare la pubblica amministrazione comunale e chi, pubblico ufficiale, si sarebbe messo volentieri a disposizione. In pratica, “il solito sistema”, come lo ha chiamato l’indagato numero uno in questa storia, l’imprenditore Parnasi. E cioè, stando alle carte: ottenere i favori dei politici e rimborsare per l’interessamento con incarichi professionali l’avvocato che ha fatto da tramite col presidente del Consiglio comunale, oppure pagare false fatturazioni sempre emesse dal presunto entourage dell’esponente del Campidoglio.
IL FORZIERE MDL
Il nome del forziere è Mdl srl, “di fatto riconducibile al Mezzacapo e al De Vito”, precisa il giudice per le indagini preliminari, Maria Paola Tomaselli. “Le somme depositate sui conti della Mdl, provento delle attività corruttive – scrive il Gip - per chiara ammissione di coloro che di quel conto hanno la sostanziale disponibilità, ammontano allo stato a oltre 60 mila euro. La srl, costituita il 6 settembre 2016 dalle società Elevi e da Tax Lawer, risulta infatti avere, come dal Mezzacapo affermato, ha un capitale sociale di euro 10.000, ed è attualmente amministrata da Sara Scarpari, segretaria dello studio legale Mezzacapo… E’ una realtà societaria con una scarsa mobilità economico-finanziaria, che riceve provvista quasi esclusivamente dall’avvocato all'esito della ricezione da parte di quest'ultimo, di pagamenti da soggetti convolto in manovre corruttive”.
FAVORI E MAZZETTE
Il rapporto dare-avere che ha spinto Mazzacapo nei guai lo spiega ancora il magistrato. L’avvocato avrebbe dovuto fare da ponte col suo amico politico “per intervenire nell'iter amministrativo” dei progetti imprenditoriali. Quali? “La realizzazione del progetto del Nuovo Stadio della Roma – si legge - l'approvazione di una delibera in Consiglio comunale per la realizzazione nella zona della ex fiera di Roma di un campo di basket”, l’ok del Comune “di un polo per la musica”. E comunque: “In genere, per l'asservimento della funzione esercitata agli interessi del Parnasi e del gruppo imprenditoriale a lui riconducibile”. In cambio, sottolinea ancora il Gip - come presunto corrispettivo il legale avrebbe ottenuto “molteplici utilità – e tra queste l'affidamento e la promessa di affidamento di lucrosi incarichi in favore dello studio legale Mezzacapo”. Non solo. L’avvocato avrebbe avuto qualcuno a dargli una mano: “Virginia Vecchiarelli – è scritto nella misura - anche al fine di consentire alle società (che davano incarichi, ndr) Capitai Holding, Vigest ed Energie Alternative l'evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto: venivano emettesse nei confronti di dette società fatture relative ad operazioni inesistenti”. Fatti che sarebbero avvenuti con l’assenso “dell’amministratore e legale rappresentante della Mdl, Sara Scarpati”.
“DISTRIBUIAMOLI”, “NO, A FINE MANDATO”
In un passaggio del testo “Il De Vito proprio facendo riferimento alle somme confluite nella società Mdl e dice a Mezzacapo ‘Va beh, ma distribuiamoceli questi’”. Ma il professionista risponde: “Adesso non mi far toccare niente, lasciali lì... quando tu finisci il mandato”.
di Fabio Di Chio
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