«Non è problema di deficit e di saldi, ma di crescita e di sviluppo. Giorgetti (nelle critiche al reddito di cittadinanza, ndr) ha fatto bene, è persona intelligente e accorta. Ma mi chiedo quanto possa durare questo teatrino». Della manovra e dello "spread" politico crescente tra Lega e 5 Stelle parla con Spraynews.it Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia, vicepresidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama.
Senatrice Stefania Craxi, lei ha dato un giudizio molto duro sulla manovra ormai “scritta a Bruxelles”. Luigi Di Maio insiste che non è stata fatta nessuna marcia indietro. Quale è la sua opinione?
«Il giudizio duro è figlio della realtà delle cose. Non è un problema di deficit e di saldi, ma di crescita e sviluppo. Se non c’è crescita, se non si produce ricchezza, non si aiutano in prospettiva le fasce deboli, ma si amplia solo la forbice delle disuguaglianze ed accresce il numero di quanti vivono nella condizione del bisogno. Questa legge di stabilità in questo scenario internazionale, con all’orizzonte la frenata dell’economia globale, rischia di portarci dritti in recessione. Non ci sono investimenti, solo qualche mancia elettorale, peraltro totalmente diversa nelle forme e nei modi da com’era stata annunciata. Quanto alla marcia indietro, se non c’è stata non si capisce come siano cambiati i saldi e su che base si annuncia trionfalmente l’accordo con la Commissione europea, dopo una sfida di mesi in cui a rimetterci è stato il Paese, i cittadini e le imprese. È tutto un fake! Sia ben inteso: ben venga evitare la procedura d’infrazione. Ma il risultato del governo è paradossale: i sovranisti ormai sono in pianta stabile a Bruxelles a farsi scrivere la manovra. E pensare che pochi mesi fa, non senza ragioni, urlavano che l’Italia si faceva scrivere la manovra da Bruxelles».
Ormai è evidente che non tira una bella aria tra i due contraenti del governo giallo-verde. Il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha sferrato un duro attacco al reddito di cittadinanza ed evoca elezioni anticipate se «non saremo in grado di rispettare il contratto». Cosa prevede?
«Le previsioni valgono se si basano su un qualche dato, se hanno una logica di fondo. Ma siccome in questo frangente storico la politica non si nutre di logica, di ragioni, di convinzioni e di visioni, tutto può succedere. Le dichiarazioni di Giorgetti, persona accorta ed intelligente, non mi sembrano poi un attacco così duro come lo si vuole rappresentare, ma piuttosto un escamotage per prendere le distanze da una certa politica economica e provare, magari, a rassicurare la parte produttiva del Paese a cui tradizionalmente guarda il “Carroccio”. Ma senza polemica alcuna, mi chiedo: quanto può durare questo teatrino? Davvero la Lega pensa di differenziarsi dai pentastellati e dalle loro follie con qualche dichiarazione, quando in Parlamento approvano ogni giorno le scempiaggini del M5S, dalla manovra alle follie giustizialiste della prescrizione? Il governo nonostante le cronache è uno, anche se agisce come un Giano bifronte. Stia certa che i cittadini non faranno grandi distinzioni tra le responsabilità di uno e le colpe dell’altro. Quanto al voto anticipato, nel pieno rispetto delle prerogative costituzionali assegnate al Presidente della Repubblica, l’esternazione di Giorgetti è conseguenziale. Se cade il governo, in assenza di una maggioranza parlamentare, si va al voto».
Lei pensa che Salvini alla fine tornerà a “casa” oppure la Lega così forte nei sondaggi premerà per il voto anticipato dopo le Europee?
«Francamente, al gioco delle previsioni, trovo più interessante definire in chiave prospettiva cosa si intenda per ‘casa’ dopo la stagione del governo gialloverde. Non è un esercizio futile, mi creda. Per il resto, ripeto, non ho la palla di vetro ed elaborare ipotesi sulle dichiarazioni di giornata è un’attività tanto vana quanto inutile. Salvini, com’è naturale, farà le sue valutazioni, ma queste saranno più articolate di quelle che leggo sui giornali. Nonostante alcune rappresentazioni stereotipate non è uno stolto e sa bene che chi si incarica di portare il Paese al voto, specie in un contesto economico esplosivo, si assume dei rischi non facilmente calcolabili. Questo elemento peserà e non poco. Piuttosto, mi concentrerei sulle tensioni nel M5S: se lo "spreed" tra Lega e M5S sarà molto ampio si apre un nuovo capitolo - si apre la stagione del cerino in mano, sul chi stacca la spina - soprattutto se il PD dovesse acuire la sua deriva "grillina" con l’esito congressuale».
Il libro di Bettino Craxi “Uno sguardo sul mondo” (a cura della Fondazione Craxi, edito da Mondadori) è oggetto di una serie di presentazioni e dibattiti che lei sta tenendo in giro per l’Italia. Che clima c’è intorno alla figura di suo padre, di cui il 19 gennaio sarà il diciannovesimo anniversario della scomparsa, l’anniversario che precede il ventennale nel 2020?
«Qualsiasi cosa dica non posso sfuggire all’idea che il mio giudizio possa essere di parte. Vada nei mercati e chieda di Craxi! Ma anche tra i giovani Universitari! Sarà sorpresa, mi creda. Ciò che più mi stupisce e che i ragazzi che non hanno vissuto la sua stagione, comprendono il disegno di fondo che muoveva la sua politica, il suo agire e la sua pervicace volontà di fare dell’Italia una protagonista della scena internazionale ed europea. Un’Italia aperta al mondo, diceva! Ma del resto, basta leggere le pagine del volume che ha citato per capire quanto fosse avanti la sua percezione delle realtà storiche che muovevano il suo tempo. La sua forza è stata il suo sguardo. Dall’Europa al Medio Oriente, dall’America all’Urss alla Cina, fino al tema del futuro del Mediterraneo, dei flussi migratori e della globalizzazione, le sue analisi sono di sconcertante attualità. Le leggano i nostri governanti».
di Paola Sacchi
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