Stefania Craxi, ha letto il libro di Alessandro Sallusti con l’intervista a Luca Palamara, in cui l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati scoperchia il Sistema perverso delle correnti, che decideva non solo nomine e carriere, ma anche la promozione e l’esito di alcuni processi?
Sì, l’ho letto. Che la magistratura sia diventata in questi anni un potere, e non dovrebbe esserlo perché per la nostra Costituzione è un ordine, e che le carriere venissero decise in base non al merito, ma alle amicizie, alle protezioni e alle correnti era sotto gli occhi di tutti. Penso che una magistratura divisa in correnti sia la caricatura della giustizia. Tutti non potevano non sapere. La prima Repubblica valeva solo per Bettino Craxi? E tutti gli altri, magistrati compresi? Palamara ha sicuramente fatto un’opera meritoria, ma ha scoperto l’acqua calda.
Ha messo per scritto quello che prima si sussurrava…
Era una deriva, da anni sotto gli occhi di tutti.
Mettiamo il caso che Palamara, come sembra possibile, venga eletto, la sua presenza in Parlamento potrebbe tornare utile per cambiare una giustizia malata?
Non entro nei destini personali. Chi deve essere eletto lo decidono, o dovrebbero deciderlo, gli elettori.
Perché dovrebbero?
Abbiamo attraversato una seconda Repubblica composta in gran parte di nominati, con le candidature scelte con il favore del potente di turno, me compresa, anche se nell’ultima competizione sono stata eletta. I famosi rappresentanti del popolo nella seconda Repubblica non lo sono stati.
Palamara si è candidato alle elezioni suppletive del collegio di Roma Primavalle, rimasto vacante a seguito delle dimissioni della deputata grillina Emanuela Del Re. Per decisione del neo leader Giuseppe Conte, i Cinquestelle non hanno un loro candidato e sono invitati a votare quello del Pd. Non pensa che ci potrebbe essere una protesta sotterranea contro la scelta verticistica di Conte e che il voto di molti potrebbe confluire su Palamara, vissuto come un candidato contro il Sistema?
Mi scusi se riparto da una critica alla seconda Repubblica, di cui ho fatto e, in qualche modo, faccio parte. Nel momento in cui sono stati distrutti i partiti, è stata distrutta la possibilità di selezionare la classe dirigente e siamo arrivati al paradosso dei Cinquestelle, a cui bastavano cinquanta clic per entrare in Parlamento.
Sì, ma in quel collegio i Cinquestelle avevano preso il 34 per cento dei voti e le chiedevo se non pensa che una parte di quei consensi potrebbe spostarsi verso il candidato “contro” Luca Palamara?
Questo è possibile, anche se francamente faccio fatica in questo momento a entrare nella testa degli elettori e, in particolare, di quelli di Roma, che escono dalla grande delusione di una Sindaca Cinquestelle. Io qualche forma di resipiscenza dagli elettori me l’aspetto.
di Antonello Sette
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