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Stefano Amodio corso di Alta formazione “Made in Italy, Italian Fashion Design & Food Design”


Il presidente dell’Istituto Teseo, Stefano Amodio parla del corso di Alta formazione “Made in Italy, Italian Fashion Design & Food Design”: il 27 la “Lectio Magistralis di Diego Fusaro


Quando lo cerchiamo al telefono Stefano Amodio, presidente nonché e direttore della Didattica dell’Istituto Teseo Alta Formazione e Ricerca, ha appena chiuso il protocollo via Skype con la West London, l’università pubblica di Scienze del Turismo e del management di Londra. E’ il penultimo (l’ultimo Amodio lo firmerà con l’università dell'Azerbaigian tra qualche giorno) dei protocolli, in tutto nove, messi in campo dall’Istituto. Una realtà dinamica e recentissima quella della scuola di San Cipriano Picentino, in provincia di Salerno, ospitata presso la splendida struttura dell’ex Convento di San Francesco di Paola. Nato nel febbraio del 2019, con alle spalle l’esperienza consolidata della Casa editrice Teseo, l’Istituto opera nel campo della formazione e della ricerca, in particolar modo nell’ambito degli Studi Linguistici, degli Studi Islamici e della Cultura Araba, della Comunicazione, della Geopolitica, delle Scienze Strategiche, della Scienze Pedagogiche e delle Scienze del Benessere. L’ultima avventura firmata Istituto Teso è un corso di studi di durata triennale, di Mediazione linguista indirizzo “Made in Italy, Italian Fashion Design & Food Design” indirizzato a tutte le tipologie del settore moda. «Una bellissima opportunità per tanti giovani del nostro territorio» spiega a Spraynes Amodio, che tra l’altro è anche docente di psicologia del Lavoro presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e cofondatore dell’Istituto Universitario Armando Curcio di Roma.


Professore, può raccontarci come nasce l’idea di questo corso?


«L’dea di istituire questo corso nella Regione Campania è venuta naturalmente perché siamo convinti che questa regione possa dare tanto al Made in Italy. Lo scorso anno, trovandomi a viaggiare spesso nei paesi dell’Est - soprattutto Romania, Bulgaria, Moldavia, Polonia e Russia - per stringere rapporti con le altre università straniere, mi sono reso conto che mancava una figura che riuscisse a sintetizzare le esigenze formative proprie sia dell’area linguistica ma soprattutto delle aree scientifiche e didattiche non linguistiche. Nello specifico l’economia, la psicologia, il diritto. L’idea nasce proprio dall’intento di fondere queste esigenze formative e creare questa unica figura, con particolare riferimento, ovviamente alla conoscenza delle lingue dell’Europa orientale, in primo luogo del rumeno. Le basti sapere che con la Romania abbiamo stipulato dei protocolli con tre università di Bucarest. Ma non c’è solo la Romania, accordi sono stati stretti con due università moldave, una polacca e ora stiamo chiudendo con l’Università dell'Azerbaigian, dove andrò il 24-25 per un convegno a Baku».


A chi si rivolge il corso? E come sarà articolato?


«Si rivolge a tutti i diplomati delle scuole superiori. Saranno non più di 35 giovani, perché nostra intenzione è di seguire passo passo il percorso formativo di ciascuno di loro. L’ obiettivo è offrire una preparazione pressoché completa, al tempo stesso elastica e multidisciplinare, agli studenti per delinearne, alla fine del loro percorso formativo, un profilo di affidabile competenza e qualità compatibile con l’intera gamma delle professioni proprie del Made in Italy nel settore Moda e dell’Italian Food. Essendo le caratteristiche del corso di area linguistica si studierà l’inglese come lingua obbligatoria, lo spagnolo e, come le ho già detto, novità assoluta, la lingua rumena. Due università di Bucarest, La Artifex la Spiru Haret hanno già deliberato per questa estate una summer school che si terrà a Bucarest dal 23-24 luglio fino al 28-29 di luglio. Dall’1 al 12 di settembre sarà la volta degli studenti rumeni di venire da noi in Italia nella nostra sede di San Cipriano Piacentino. Mi piace ricordare che tra i nostri docenti e nel comitato scientifico abbiamo professori universitari e personalità del mondo della cultura. Tra tutti cito Diego Fusaro che il 27 febbraio terrà una “Lectio Magistralis” in apertura dell’anno di corso. Le lezioni per complessive 480 ore, saranno suddivise in moduli con lezioni frontali per la gran parte ed on line».


Immagino che i costi saranno elevati.


«Assolutamente no. I giovani che seguiranno il corso potranno accedervi gratuitamente, con la sola eccezione del costo della certificazione Cambridge di conoscenza della lingua inglese».





Con chi si interfacceranno le nuove figure professionali?


«La nostra ambizione è quella di creare un figura che possa operare soprattutto nelle camere di commercio italo straniere, per la valorizzazione e la promozione di tutto quello che riguarda il Made in Italy all’estero. E abbiamo deciso di puntare sulla regione Campania, perché riteniamo che sia strategica da questo punto di vista ma soprattutto perché su questo territorio abbiano delle assolute eccellenze. I ragazzi che termineranno i tre anni di corso potranno lavorare nelle camere di commercio, in Italia e all’estero, sia come interpreti e traduttori sia come export manager. Le faccio un esempio: nella summer school che abbiamo organizzato per questa estate, nella settima in cui 10 studenti italiani andranno a Bucarest faranno un corso intensivo sul diritto commerciale rumeno, su come cioè si possa aprire una’azienda italiana in Romania. Conoscendo la legislazione, le normative e la cultura di quel paese potranno essere un valido supporto per le aziende che intendono de localizzare o, meglio ancora, per quelle che intendono conquistare i mercati della Romania».


Professore, mi tolga una curiosità: ma perché proprio la Romania?


«Lei sa quante aziende italiane operano in Romania? Non lo sapevo nemmeno io prima di parlare con il segretario generale di una camere di commercio italo-rumena. Ebbene, non ci crederà ma sono più di 40 mila aziende, di cui 23mila pienamente operative e 20mila circa che hanno lì la loro sede legale. Molte di quelle aziende sono, peraltro, marchi di assoluto pregio. Occorre quindi formare nuove figure che possano essere competitive sia dal punto di vista delle conoscenze giuridiche e sociali sia dal punto di vista linguistico. Siamo una delle nazioni dove si conoscono meno le lingue ed è un gap intollerabile nell’età della globalizzazione, piombo sulle ali dei nostri ragazzi. L’internazionalizzazione oggi non è più una scommessa ma una esigenza. Dobbiamo renderci conto che altri paesi tipo la Francia e la Germania stanno investendo moltissimo in quelle aree. Noi italiani dobbiamo fare altrettanto, intensificare quanto di buono è stato già fatto e formare nuove figure che possano poi, se vorranno, lavorare in Romania e da lì promuovere il Made in Italy. Il corso dell’Istituto Teso è nato proprio per accompagnare questo processo al meglio».

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