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Stefano Tunis (Noi Moderati): “Il partito non è andato bene alle elezioni, io sì”


STEFANO BINI PER IL GIORNALE D'ITALIA


L’ex candidato di Noi Moderati per il collegio della Sardegna racconta la mancata elezione, la politica italiana ed esclude di confluire il Forza Italia


Stefano Tunis, 50 anni, è sposato e padre di tre figli. Consigliere regionale dal 2014 e fondatore del movimento civico Sardegna20Venti, è esperto di politiche del lavoro e già General Manager sia nel settore privato che nella Pubblicità Amministrazione.

Nonostante non sia stato eletto, ha fatto il secondo miglior risultato della lista dopo quello di Veneto1. Qual è stato il segreto?

«Nessun segreto. Abbiamo lavorato come matti per cercare di raggiungere quella quota di elettori che si possono avvicinare direttamente e distrarre dal bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti. Ne abbiamo raggiunto tanti perché sono tanti i nostri sostenitori, soprattutto tra i sindaci e gli amministratori.»


Nel complesso, Noi Moderati non è andato bene e si è attestato intorno all'1%. Perché?

«Perché il messaggio dei grandi movimenti nazionali e dei pochi leader che li rappresentano è arrivato per mesi attraverso la tv ad ogni singolo elettore. Il nostro messaggio è arrivato, tardivo e ad un numero limitatissimo di cittadini che però in proporzione ci hanno dato grande fiducia.»


Crede ci sarà uno scioglimento per convergere in Forza Italia o una semplice discussione interna per ristrutturare?

«Lo escludo. Forza Italia è una ristretta nomenclatura attorno ad un leader straordinario. Hanno fatto tanto per allontanare ogni tipo di rappresentatività, non vedo perché dovrebbero cambiare strategia. Tuttavia è una classe dirigente matura e di qualità, darà un contributo importante all’azione di governo.»


Ovvio che Lei continuerà a lavorare per la Sardegna, ma qual è la prima cosa che faranno gli eletti di Noi Moderati?

«Continuerò a lavorare per il mio paese dalla mia regione. Un ottimo inizio è considerarci tutti una unica comunità con proprie esigenze e non una somma di territori. Non so cosa faranno gli eletti, so cosa farei io, cercherei di costruire un soggetto civico nazionale. Il paese è amministrato in larga parte da personalità civiche mentre da anni il parlamento è popolato in prevalenza da militanti.»


Come si comporterà il centrodestra davanti a temi quali sbarchi, caro bollette e prezzo del gas?

«Lo vedremo, lo scenario internazionale influenzerà in modo decisivo questi temi. Giorgia saprà tenere l’equilibrio, è evidente che dovrà fare un grosso sforzo di sintesi tra gli interessi nazionali e quelli comunitari.»


Visto che non è entrato in Parlamento, quale sarà il suo futuro politico?

«Sarà uguale al presente. In mezzo alle persone, con i loro amministratori e le loro aziende. So fare politica solo così, ammetto di essere poco adatto alla politica militante, per quella ci sono colleghi più bravi di me.»


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