"Se una persona si dichiara innocente non può pentirsi di qualcosa che ritiene lontano dal suo operato". Sono queste le parole di Luigi Ciavardini, condannato in via definitiva per la strage di Bologna. L'ex Nar, che si è sempre dichiarato estraneo ai gravi fatti di sangue, ha testimoniato in qualità di teste, questa mattina a Bologna, nel processo che vede Gilberto Cavallini imputato per concorso nell'attentato più cruento del secondo dopoguerra, la strage che fece 85 morti e 200 feriti.
"Il mio pentimento è stato con dei parenti delle vittime riguardo ad un fatto specifico su cui ho ammesso le mie responsabilità", ha detto Ciavardini a margine dell'udienza, "e su quello rimane un mio rapporto personale che non può essere mostrato agli altri". Al contrario, per quanto riguarda la strage di Bologna "io non devo pentirmi proprio perché la colpevolezza non è in nessun modo riconducibile a me o alle persone a me vicine. Non ho nessun tipo di remora", ha sottolineato l'ex Nar, "a dire che chiunque abbia fatto questo atto debba essere condannato definitivamente e lo dico sapendo di essere innocente. Noi con Bologna non abbiamo nulla a che vedere", ha ribadito, "indipendentemente dal nostro passato". Ciavardini ha infine precisato che "il mio è un pentimento interiore e credo che il pentimento giudiziario non possa essere in alcuna maniera paragonato ad una tranquillità interiore che sicuramente può avvenire solo se sei innocente". Nel corso della sua testimonianza Ciavardini, interpellato dal presidente della Corte di assise, Michele Leoni, aveva ammesso che dal punto di vista tecnico-processuale non si è mai pentito
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