Tre morti e quattordici feriti, alcuni gravi. È il bilancio, almeno per ora, dell'attentato a Strasburgo, quello dei mercatini di Natale. L'attentatore, Cherif Chekatt, 29 anni, è in fuga, centinaia i poliziotti al suo inseguimento. L'attentato ha completamente bloccato Strasburgo, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha ordinato subito di chiudere il Palazzo. Al suo interno sono rimasti bloccati decine di eurodeputati, molti gli italiani. Altri, che in quel momento erano a cena, sono stati chiusi nei ristoranti, molti sotto i tavoli. Una situazione che si è protratta a lungo nella notte. Immediatamente transennata e inibito il passaggio nella zona a rischio, quella dei mercatini di Natale. E quella dei ristoranti.
Tra i tanti costretti a non poter uscire dal proprio albergo Umberto La Morgia, che con un gruppo di giovani leghisti aveva appuntamento per una cena con due eurodeputati del Carroccio. Lo abbiamo ascoltato per farci raccontare la sua storia.
Umberto La Morgia, come mai eravate a Strasburgo proprio in quelle ore?
«La Lega Giovani dell'Emilia Romagna e quella del Veneto avevano organizzato una visita al Parlamento Europeo e l'incontro con due parlamentari del Carroccio, gli eurodeputati Mara Bizzotto e Giancarlo Scottà. Siamo partiti l'11 mattina dal Veneto, io ho raggiunto il gruppo da Bologna, eravamo circa 40 persone per questa visita all'Europarlamento. Ci abbiamo messo più di 10 ore, colpa dell'autista che ha sbagliato strada diverse volte. Pensi che ci siamo ritrovati anche alla frontiera con la Germania. Ora però più che colpa devo dire merito dell'autista, perché per il ritardo il programma della serata è cambiato. Infatti avremmo dovuto incontrare alle 20 gli onorevoli Bizzotto e Scottà proprio al ristorante Marco Polo, vicino al quale hanno sparato uccidendo due persone. Quando siamo arrivati all'hotel in ritardo siamo andati nelle camere a posare le valigie e quando siamo ridiscesi nella hall ci hanno bloccati impedendoci di uscire. Un gruppo di 40 ragazzi per strada proprio mentre quel terrorista imperversava non sarebbe sfuggito alla sua attenzione, saremmo potuti essere un suo bersaglio».
A quel punto, con le notizie sull'attentatore che uccideva persone in strada e voi bloccati in albergo, cosa avete fatto?
«Abbiamo subito avvisato la Farnesina, che ci ha fatto mandare un'auto della Polizia davanti all'albergo per tutelare la nostra sicurezza, anche perché il terrorista era in fuga e non era ancora stato identificato, sarebbe potuto arrivare ovunque, anche all'albergo. Siamo rimasti chiusi lì, nell'hotel, e siamo riusciti a mangiare grazie agli autisti che ci hanno portato qualche panino consentendoci di cenare. Poi siamo tutti andati a chiuderci nelle camere: ci è venuta subito in mente Parigi, dove i terroristi giravano per strade anche non centrali. Il nostro albergo non era molto centrale, era giorno di seduta all'Europarlamento, quindi abbiamo trovato posto solo in periferia, a due o tre chilometri dal centro».
Non vi è venuto in mente di tornare immediatamente in Italia?
«Qualcuno sarebbe voluto andare via subito, avrebbe chiesto agli autisti di prendere il pullman e riportarli subito in Italia; qualcuno invece voleva aspettare l'indomani, c'era comunque in ballo la visita all'Europarlamento e ormai eravamo lì. Alla fine gli organizzatori ci hanno comunque tenuti chiusi in albergo e la permanenza a Strasburgo, che sarebbe dovuta durare fino al 13 dicembre, è stata accorciata di un giorno. Siamo comunque riusciti a incontrare gli europarlamentari, ci hanno fatto fare il giro del palazzo e poi li abbiamo incontrati».
Cosa vi hanno detto a proposito dei fatti della notte gli europarlamentari?
«Mara Bizzotto è stata rinchiusa nel Parlamento fino alle 2 e mezza di notte e non è riuscita nemmeno a raggiungere il ristorante, per fortuna. Durante l’incontro ha sottolineato l’importanza delle parole: terrorismo islamico. Perché è inutile far finta di niente. Io penso che eventi come questo confermano l'idea che non dobbiamo mollare per cambiare questa Europa. Mi ricordo che Marine Le Pen lo dice da sempre che le "fiche S" non dovrebbero stare in Francia, andrebbero espulsi e questo terrorista era proprio una "fiche S", era monitorato ma non è servito a nulla». Ricordiamo che le "fiche S" sono una sottoclassificazione degli archivi francesi delle persone ricercate, un archivio da almeno 400 mila persone di cui 26 mila sarebbero, appunto, "fiche S". Ad esempio i minori in fuga sono "M", le persone non gradite "IT" (curiosa sigla!). "S" è per le persone potenzialmente rischiose per la sicurezza dello stato. Nel documento, redatto dai Servizi Segreti francesi, ci sono i dati della persona, una foto e il motivo per cui è schedata. Ai politici che hanno chiesto di incarcerare o espellere questi individui esperti giuristi e giudici hanno risposto che non si possono incarcerare individui senza prove, solo perché hanno un nome in una lista.
Umberto La Morgia, dopo aver vissuto questa esperienza, teme che possa accadere anche in Italia?
«In Italia siamo fortunati ad avere in questo momento storico un ministro dell'Interno come Matteo Salvini che ci tiene al discorso sicurezza, come dimostra il decreto appena approvato. Ed eventi come quello di Strasburgo ci ricordano che non sono esagerazioni quelle che si dicono sul terrorismo, perché sono dietro l'angolo».
Umberto La Morgia ha scritto ieri, a caldo, su Linkedin. Lo riportiamo integralmente.
«Sono prigioniero a #Strasburgo. La città è blindata per l’ennesimo attacco di terrorismo islamico. Un nordafricano (“francese” in quanto nato in Francia, qui vige lo ius soli) ieri sera ha sparato alla folla sui celebri mercatini di Natale, i più antichi e tradizionali di Francia. Io e i miei compagni di viaggio stavamo per recarci proprio in quella zona prima che ci avvisassero dell’attentato. Avevamo una cena con dei parlamentari per farci raccontare ciò che succede a Strasburgo e in Parlamento. Ieri sera però i fatti hanno parlato più forte di loro. Oltre che vite umane, l’odio del fondamentalismo islamico ha colpito ancora una volta il Natale: un simbolo, anzi il simbolo della nostra storia, cultura e identità, di ciò che noi siamo. Il terrorista era un “fiche S” ovvero una delle persone schedate come potenzialmente pericolose in Francia. Marine Le Pen dice e ha sempre detto che i Fiche S andrebbero espulsi dal territorio francese. Dice anche che in Francia andrebbe abolito lo ius soli e la “cittadinanza automatica” che fa sì che sul territorio ci siano così tanti musulmani radicalizzati con cittadinanza francese. Questo è il risultato della decantata integrazione»
di Paolo dal Dosso
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