Dunque la diga è crollata. Movimento 5 Stelle e Pd hanno votato insieme la mozione che dichiara l’incompatibilità della doppia presidenza di Marcello Foa, contemporaneamente presidente della Rai e di Rai Com. Per la Lega il conflitto d’interessi esiste solo per gli altri. E con il crollo della diga leghista è franata a valle anche l’ipocrisia con la quale la Lega di Matteo Salvini, in Rai, andava sostenendo l’insostenibile. Dunque è arrivato il momento di rimettere le cose al loro posto “Dopo il voto a larga maggioranza in Vigilanza, il presidente della Rai ha il dovere di uniformarsi al parere di incompatibilità rispetto alla presidenza di RaiCom”, afferma in una nota l’esecutivo dell’Usigrai, il sindacato unitario dei giornalisti Rai, “Il pronunciamento di oggi è il risultato anche di chi - come il consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà, insieme alla Consigliera Rita Borioni - ha da subito denunciato l'incompatibilità”.
E poi c’è l’oggettivo dato politico. I 5 stelle hanno finalmente dato prova di autonomia e lucidità su temi delicati come questo, smettendo di essere i passacarte della Lega. “La politica ha messo le mani sulla Rai da troppo tempo e gli italiani hanno pagato un canone sempre più alto per avere che cosa in cambio? Un'informazione asservita a logiche di potere e clientelismo. Ora basta”, scrive su Facebook il vicepremier M5s Luigi Di Maio, “E' ingiusto - prosegue che gli italiani continuino a pagare un canone per un servizio condizionato dai partiti. E' ingiusto che paghino per tenerla in piedi così! La Rai ha enormi potenzialità ma bisogna spezzare il legame con i partiti. Il Movimento 5 Stelle ha già depositato una legge in questo senso, a prima firma della mia collega Mirella Liuzzi, e siamo pronti a discuterla subito. Il servizio pubblico è dei cittadini, che pagano il canone, non dei politici. L'obiettivo è premiare il merito e la trasparenza, non tenere in piedi un carrozzone da prima repubblica. Quindi diamo il via a questa riforma, che è nel contratto di governo, oppure tagliamo il canone ai cittadini. Delle due l’una. Questa è la direzione, altre non ce ne sono!", conclude. Ecco, arrivati a questo punto vorremmo vedere i i fatti dopo tante belle parole. Tutte condividibili. I 5 stelle, per esempio, potrebbero iniziare a chiedere, attraverso l’amministratore delegato, Fabrizio Salini, un bel cambio di rotta nella gestione di Rai Uno, affidata a Teresa De Santis, la direttora che asseconda solo il governo. Sino ad oggi ha partorito solo guai e nessun risultato concreto. Fabio Fazio non è stato messo alla porta ma solo spostato su Rai Due, con conseguenze che vedremo nel corso della prossima stagione. L’infornata di esterni, tutti graditi alla Lega o, al massimo suggeriti da Mario Orfeo, che rappresenta la quota Pd all’interno della Rai, non sta dando i frutti sperati in termini di ascolti e il prodotto non è all’altezza del target della rete. Insomma, l’avviso mandato a Foa potrebbe essere un bel messaggio per la De Santis, se non addirittura l’antipasto di quello che potrebbe avvenire in Rai. “Sulla Rai è giunto finalmente il momento di entrare nel merito del cambiamento”, scrive a sorpresa su Facebook Matteo Salvini, “Tagliare i mega stipendi e ridiscutere il modello organizzativo premiando i lavoratori interni. Non si capisce perché occorra sempre affidarsi ad agenti esterni. Milioni e milioni perché tizio è amico di Caio o cugino di Sempronio. Bisogna portare il merito". Caro Salvini, lo dica ai suoi. E nel frattempo, si faccia un bell’esame di coscienza. Se ne trova il tempo… Avvisate la De Santis, nel frattempo.
di Alberto Milani
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