top of page
Immagine del redattorespraynews2018

Sul caso Siri monta la rabbia nella Lega: il Redde rationem è solo rinviato a dopo le Europee



Il ‘caso Siri’ diventa un processo. Di Maio vince su Salvini ma nella Lega monta la rabbia. Il Redde rationem è solo rinviato: sarà il giorno dopo le Europee.

Doveva essere un consiglio dei ministri, ma è diventato un processo. Il caso Siri si è aperto, in cdm (iniziato alle 10.45, cioè con quasi un’ora di ritardo sul previsto) con una discussione tra avvocati. Da una parte il premier e avvocato Giuseppe Conte, che ha illustrato i motivi e le opportunità che lo hanno spinto a proporre la revoca dell’incarico di sottosegretario a Siri, indagato per corruzione. Dall’altra il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, contraria alle dimissioni di Siri. Il partito di Matteo Salvini ha, infatti, affidato la “difesa” di Siri all’intervento del ministro, di professione avvocato. Una che, per capirsi, fece vincere Andreotti indagato per mafia dalla procura di Palermo. Alla fine, però, è stata ufficializzata la revoca della carica di sottosegretario a Siri. Palla, set e match, per ora, se li sono aggiudicati i 5Stelle.


Una discussione “civile ma franca”…

Dopo gli interventi dei due “avvocati”, al tavolo del consiglio dei ministri sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La discussione viene descritta da diverse fonti come “civile”. Le stesse fonti aggiungono che sono intervenuti i ministri Bongiorno e Salvini per ribadire “fiducia nel premier ma anche difesa del sottosegretario Siri, innocente fino a prova contraria”.

Alla fine del ‘processo’ - che si è concluso senza un voto, dunque, come pure si temeva - fonti della Lega dichiarano: “Basta coi litigi e le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: Flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi NO e i rinvii”. Le fonti del Carroccio fanno sapere che “in cdm c’è stata la delibera del presidente Conte per la revoca di Siri, ma nessun voto. La Lega ha espresso contrarietà alla decisione e prende atto della facoltà del presidente del consiglio di chiedere la revoca del sottosegretario”.


Di Maio veste i panni di Torquemada

Prima del cdm, però, il Blog delle stelle aveva pubblicato un post di Luigi Di Maio in cui si chiedeva alla Lega di far dimettere Siri senza dover arrivare alla conta in cdm: “Faccio un ultimo appello, nelle ultime ore prima del cdm, alla Lega, di far dimettere Armando Siri senza arrivare alla conta in Consiglio dei ministri”. “Da noi chi sbaglia è fuori in 30 secondi, fate la stessa cosa anche voi! Lo dico al Pd, lo dico a Zingaretti: metta fuori dal suo partito il governatore della Calabria e ne chieda le dimissioni. Lo dico a Forza Italia: espellete tutti i coinvolti nell’inchiesta di corruzione lombarda. Dico a Fratelli d’Italia di chiarire su un loro presunto finanziamento illecito”. Queste le parole del capo politico M5S nelle vesti di Torquemada (o Robespierre) dei guai di casa altrui, come se non ne avesse di propri (tanto che, dopo, si scontrerà duro con la Raggi). Non a caso, “Redimetevi, Tangentopoli non è finita” era stato l’invito con cui Di Maio, ritornando alle battaglie delle origini, si era rivolto a Pd, FI (e soprattutto alla Lega) nella conferenza stampa convocata solo il giorno prima - alla Camera, con al suo fianco il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, altro gesto dal valore simbolico – sulle inchieste che hanno travolto questi partiti in Lombardia (per FI e FdI) e in Calabria e Umbria per quel che riguarda il Pd. Già ieri era arrivata la replica al vicepremier Di Maio da parte del presidente di FdI Giorgia Meloni: «Di Maio chiede a Fratelli d’Italia di chiarire sull’inchiesta di Milano? Subito: appena riapre bocca si becca una querela, stia muto. Fratelli d’Italia è estranea a ogni questione e non c’è neppure l’ombra di un avviso di garanzia che ci riguardi. Di Maio utilizzi piuttosto il suo tempo per occuparsi dei casi giudiziari che coinvolgono sempre più esponenti del M5S».



Conte tira un sospiro di sollievo…

Da parte sua Conte si compiace che dal cdm sia stata dimostrata “piena fiducia” nel suo operato, descrive la discussione come “franca e non banale”, definisce la soluzione trovata dal governo come “la più giusta”, al fine di “preservare la fiducia dei cittadini”, senza la quale “non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento”.

Ora, come da prassi, Conte presenterà la proposta di revoca al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che dovrà emanare un decreto ad hoc per la destituzione di Siri.

Luigi Di Maio convoca subito dopo la riunione del cdm una conferenza stampa in cui afferma: “Mi fa piacere non si sia andati alla conta, il nostro obiettivo non era avere una superiorità numerica né morale. Non è una vittoria del M5s ma degli italiani onesti. Non c’è principio di colpevolezza, valuteremo sempre caso per caso come forza politica, ma ci vuole precauzione come istituzione, perché teniamo alla credibilità di questo governo, non potevamo chiudere un occhio”. Poi conferma che i toni della discussione “sono stati distesi” e che non c’è nessuna crisi: “Ci siamo detti che andiamo avanti, ci sono tante cose da fare per gli italiani, le faremo insieme nei prossimi 4 anni”.


Sisto attacca le Procure in Aula e i leghisti applaudono

Sintomatico, però, lo stato d’animo dei leghisti, oggi ‘sotto botta’. Durante il dibattito nell'aula della Camera sulla legge per il taglio dei parlamentari, arriva la notizia della revoca di Siri. La reazione di Francesco Paolo Sisto (FI) è veemente: “È di una gravità assoluta che si revochi un sottosegretario perché interviene una procura, è un attacco alle istituzioni” insorge il deputato di Forza Italia. “Sveglia, sveglia”, urla in Aula l’azzurro. “Il passaggio di oggi sancisce un fatto gravissimo. Io non ci sto, è quanto avviene nelle peggiori tirannie e non ci sto”. A quel punto molti e convinti applausi partono dai banchi della Lega...


La Lega ha perso una battaglia, non la guerra…

La Lega, con Salvini in testa, accetta dunque la sconfitta, rinnovando la fiducia nel premier Giuseppe Conte ma anche la volontà di difendere il sottosegretario Armando Siri, definito come un innocente fino a prova contraria.

Prima dell'inizio del cdm, Salvini aveva riunito i ministri della Lega nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti, uno dei motivi dello slittamento dell’orario di inizio. A cdm iniziato, invece, il leader della Lega ha twittato una foto di spalle della figlia con la scritta “Vita, gioia, speranza, amore” e il Castello Sforzesco di Milano sullo sfondo. Un modo come un altro per dire che “la vita va avanti…”.

La posizione della Lega, però, si è fatta assai difficile. Matteo Salvini esce sconfitto, sul caso Siri. La “piena fiducia nell’operato del Presidente del Consiglio”, ribadita in una nota dell’intero cdm, è una fiducia non scontata dopo le uscite degli ultimi giorni di alcuni leghisti, come il presidente dei senatori del Carroccio, Massimiliano Romeo, che ha messo in dubbio il ruolo di arbitro di Conte. Una fiducia che significa: il governo va avanti, nonostante questa frattura. Tra Salvini e Di Maio non ci sono stati contatti né scambi di vedute personali. Il refrain del Carroccio (“l’apertura di un’inchiesta non può coincidere con la sua chiusura o con la condanna”) diventa un principio che il Carroccio pretende venga messo nero su bianco anche nel comunicato ufficiale del Cdm. Ma è poco.


Salvini va via da Palazzo Chigi senza parlare, lo farà al Viminale in una conferenza stampa convocata dopo l’incontro con i responsabili delle comunità terapeutiche: “Prendo atto che la Raggi è al suo posto nonostante sia indagata da anni, vuol dire che ci sono colpe di serie A e colpe di serie B. A casa mia inchiesta vale inchiesta sennò smettiamo di fare politica. I processi si fanno in tribunale, sennò torniamo indietro e non andiamo avanti”. Dichiarazioni al vetriolo che tradiscono la verità: la decisione di Conte ha lasciato pesanti strascichi. Per ora, però, non c’è intenzione di rompere: dopo le Europee, assicura Salvini, in Italia “non cambia e non cambierà nulla se tutti manterranno gli impegni e la parola data. Abbiamo tante cose da fare e l’Italia ha bisogno di un governo”. Ma tutti sanno che il redde rationem, tra Lega e M5S, è stato solo rinviato e che si terrà il giorno dopo le elezioni europee anche se molto dipenderà da ‘quali’ saranno quei risultati. Se la Lega avanzerà, ma non troppo, e l’M5S diminuirà, ma non troppo, si potrà cercare un modo – del tutto nuovo, però – per convivere e cercare di andare avanti insieme, dato che la manovra finanziaria del 2020 incombe e preoccupa. Se, invece, la Lega vincerà molto (sopra o intorno il 25%) e i 5Stelle perderanno molto (sotto o appena sopra il 20%) tutti i nodi verranno al pettine e si aprirà la crisi di governo. Con tanto di possibili urne anticipate a settembre o inizi ottobre.


di Ettore Maria Colombo

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page