Se le ipotesi dovessero essere confermate, il pensionamento con quota 100, risulterebbe davvero poco vantaggioso. Per far quadrare i conti con un target del deficit inferiore al 2,4%, secondo gli accordi verbali presi dal premier Conte con la Commissione europea, i paletti per la riforma della legge Fornero sarebbero così stringenti da disincentivare di fatto il pensionamento anticipato. L’uscita prima dal lavoro verrebbe utilizzata solo da chi avrebbe forti motivazioni. Per la gran parte, meglio continuare a lavorare e attendere pazientemente le finestre della Fornero.
Ecco l’ipotesi sulla quale si sta ragionando. Il meccanismo della quota 100, come somma dell’età anagrafica e di quella contributiva, resta identico. Ma con alcune condizioni. Chi andrà in pensione anticipatamente non si può sognare di mettersi a fare altri lavori per integrare l’assegno. Verrebbe infatti stabilito il divieto di cumulare la pensione con altri redditi, come collaborazioni, consulenze e attività professionali. Tale divieto avrebbe una durata parametrata agli anni di anticipo nell’uscita rispetto a quanto previsto dalla normativa attuale. Quindi chi si ritira a 62 anni nel 2019, per 5 anni non potrà esercitare altre attività professionali che portano reddito. Più sale l’età anagrafica e più scendono gli anni del divieto del cumulo che si esaurisce a 67 anni, quando scatta il requisito per la pensione di vecchiaia.
Questo paletto dovrebbe contenere le uscite pensionistiche e quindi far risparmiare. Peraltro un potente disincentivo è rappresentato dal calcolo dell’assegno con il metodo contributivo. Prima si esce, meno contributi si versano e più bassa sarà la pensione.
Al ministero del Lavoro stanno studiando anche l’ipotesi di ritardare i pagamenti, spostandoli di tre mesi per il settore privato e di sei mesi nel pubblico, rispetto a quando sono maturati i requisiti. Nella scuola inoltre, le uscite verrebbero bloccate fino a settembre 2019. Il risparmio per lo Stato sarebbe di circa 2 miliardi; 5 miliardi invece dei 6,7 iscritti nella legge di bilancio. Più vincoli anche per l’assegno ai disoccupati. Il reddito di cittadinanza potrebbe partire tra aprile e giugno prossimi. Il single senza occupazione che stipulerà un "patto di servizio" con i nuovi centri per l'impiego, riceverà 780 euro. L'importo aumenterà in base ai componenti della famiglia. Il disoccupato che riuscirà a mettere su una start up avrebbe sgravi contributivi per tre mesi. Della stessa agevolazione godrebbero anche le imprese che assumono un disoccupato dal centro per l’impiego. Se questo è donna gli sgravi salgono a sei mensilità. Lo slittamento della partenza del reddito di cittadinanza tra aprile e giugno porterebbe un risparmio di circa 2miliardi.
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