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Suppletive, Grauso: «Palamara vincerà, la base del centrodestra non voterà nomi calati dall’alto»


Nicola Grauso, imprenditore ed editore italiano, noto per essere stato tra i pionieri del web nel Paese, in un’intervista a Spraynews, ritiene come l’ex togato Palamara possa spuntarla nel collegio romano lasciato libero dai 5 Stelle pure senza social. A suo parere, i veri militanti del centrodestra non si riconoscono nelle decisioni calate dall’alto dai dirigenti cittadini.


Va avanti la campagna elettorale. Avendo espresso, già in passato, simpatie per l’autore del libro il “Sistema”. Cosa ne pensa della sua discesa in campo alle suppletive?


«E’ un’ottima candidatura. Ritengo che abbia fatto benissimo a entrare in politica. E’ importante che ci siano sempre più profili come lui a rappresentare le persone».


La corsa dell’ex togato sarà senza simboli. E’ un problema?


«I partiti non lo sostengono perché è prevalsa ancora una volta la solita lotta interna tra correnti. Non ritengo, però, sia un problema. Ormai, come si vede in giro, sono tutti uomini soli, senza cappelli o bandiere. Le persone premiano le persone. Avere o meno, quindi, un apparato non cambia molto in una competizione come quella dove è coinvolto Palamara e dove a mio parere bisogna girare per i quartieri e tra la gente».


Alla fine, secondo lei, potrebbe esserci un ripensamento, soprattutto tra quelle forze conservatrici, che fino a prima delle elezioni in un certo senso avevano portato Palamara in processione?


«Sono cose loro. Non so alla fine cosa faranno effettivamente le forze del centrodestra. Ci sono altri processi che si muoveranno. Oggi vedo molto lontane le persone dagli apparati. Donne e uomini si sentono liberi da una vecchia classe dirigente che ormai deve cedere il passo. Le persone non vogliono più i nomi calati dall’alto, così come non c’è più quell’attaccamento tra chi gestisce un partito e quella che poi è la base. Ciò avviene a tutti i livelli».


La campagna di Palamara è zero social. Considerando che lei è stato tra i pionieri del web, oggi la ritiene una giusta decisione?


«I social devono essere utilizzati da chi ne ha bisogno. Nel suo caso, non ne vedo alcuna necessità. La gente già lo conosce, così come sa delle sue battaglie per la giustizia. Ritengo, inoltre, che si possa fare tranquillamente politica senza Facebook, Twitter o Instagram. Preferisco quella tra le persone».


Al centro di questa sfida, c’è soprattutto il confronto sul tema della giustizia. Cosa ne pensa della riforma Cartabia?


«Si è dato un segnale, ma si poteva certamente fare di più. Ci sono tante cose da rivedere».


Alcune proposte di cambiamento sono state inserite nei referendum proposti da Lega e Radicali. Li condivide?


«Non ho informazioni su come stiano andando, ma sono certo che si tratta di un qualcosa di importante e che in un certo modo ho sposato, considerando quanto mi è accaduto in passato».


Lei può essere considerato una vittima della malagiustizia. Ne ha sofferto?


«Personalmente mi sono divertito. E’ stata una bella esperienza. Non sono la persona a cui piace piangersi addosso. Ritengo, comunque, che lo Stato, poteva risparmiare un po' di soldini, al posto di accanirsi su persone innocenti come me. Magari poteva dedicarsi a chi era davvero pericoloso. Se accade ciò, però, significa che ai vertici sta bene così».


Di Edoardo Sirignano

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