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Suppletive, Moffa: «Bene Palamara se senza partiti e in campo solo per cambiare la giustizia»



Silvano Moffa, già presidente della Provincia di Roma e sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, in un’intervista a Spraynews, intervenendo sulle amministrative, pur essendo a priori contrario alla discesa in campo dei magistrati o degli ex togati in politica sostiene come la candidatura di Luca Palamara alle suppletive, se senza simbolo e date le denunce a quello che lui definisce sistema, potrebbe dare un contributo a riformare la giustizia.


Considerando la sua esperienza da presidente della Provincia di Roma e da esperto conoscitore delle dinamiche locali, cosa ne pensa dell’attuale dibattito per le amministrative nella capitale?


«In questo momento mi sembra che la contesa sia molto aperta, pur notando l’assenza di progettualità politica. Ho visto che da ultimo si sta parlando dei nuovi poteri speciali per Roma. Mi auguro che sia il momento giusto per sbloccare una situazione che altrimenti troverebbe, ancora una volta, la capitale in una condizione di subalternità rispetto alle altre metropoli europee e anche con potenziale incapacità sotto il profilo dello sviluppo e della possibilità di gestire un sistema complesso».


Chi andrà, a suo parere, al ballottaggio?


«Stando ai sondaggi, mi sembra che il centrodestra abbia qualche vantaggio rispetto al centrosinistra. Ho l’impressione, comunque, sentendo le persone che conosco, che il ballottaggio sarà tra Michetti e Gualtieri. Ci sono, però, delle variabili che è difficile individuare. Da quello che vedo, c’è un terzo di elettorato romano che ancora è indeciso. Si giocherà, quindi, molto su questo fattore la partita».


Tenendo conto di quanto sta accadendo al Governo, la Raggi sarà disposta a sostenere Gualtieri o viceversa?


«L’esperienza che ho avuto mi dice che al secondo turno soltanto una percentuale minima di elettorato può essere spostata dal candidato a sindaco e dalle forze politiche che lo appoggiano. La partita si gioca su un altro livello. Viene fortemente personalizzata dai due candidati al ballottaggio e la scelta dell’elettorato è talmente fluida che è difficile dire a priori che ci possa essere uno spostamento sicuro di voti a favori di questo o quell’altro candidato. Non darei, quindi, affatto scontato il fatto che ci possa essere una convergenza dei simpatizzanti della Raggi su Gualtieri. Probabilmente ci potrebbe essere un orientamento dato dal Movimento 5 Stelle per motivi di politica nazionale, ma non credo che ciò influirà sui romani».


Ha mai pensato di candidarsi?


«Assolutamente no! Ho sempre ritenuto che l’esperienza acquisita negli anni in cui ho governato la Provincia e da sindaco, possa essere a servizio di un progetto di ampio respiro per la rinascita e il rilancio di Roma. Dubito, ad esempio, dell’ultimo accordo raggiunto dalle forze parlamentari per la riforma della capitale».


Come mai?


«Vedo il limite di pensare a una Roma ristretta nel suo ambito amministrativo, cioè all’interno del raccordo anulare. Ritengo, invece, che bisognerebbe ragionare in termini di area vasta e di sistema metropolitano, recuperando quella valenza della Provincia, che è stata molto discutibilmente messa in gioco quando invece bisognava studiare le forme adottate da altri Paesi, come a Berlino, Parigi e Londra, dove è stata data vita a delle grandi aree in cui le capitali hanno potuto esprimere il loro effettivo potenziale di sviluppo».


Suppletive, come giudica la discesa in campo di Luca Palamara?


«Per principio, sono molto scettico e dubbioso sulle candidature in Parlamento di magistrati ed ex magistrati. E’ chiaro, però, come il caso sia diverso, trattandosi di chi ha denunciato un sistema corruttivo che ha messo in discussione la validità della magistratura e la sua stessa onorabilità. Se effettivamente dietro questa intenzione, c’è la volontà di alzare il livello del dibattito per arrivare a una riforma compiuta della giustizia, ben venga la sua discesa in campo».


Ha fatto bene a non farsi mettere il cappello da alcuna forza politica?


«Questo è un elemento di rottura sicuramente interessante per andare verso una riforma di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Quanto fatto da Cartabia non basta. Si tratta di un qualcosa di parziale. Ho firmato, per esempio, i referendum, proposti da Lega e Radicali, perché ritengo che occorra un cambiamento complessivo dell’intera struttura. Palamara, quindi, va bene purché resti senza bandiere. La sua non deve essere una battaglia di parte, ma una testimonianza, una presenza di chi conosce tutti i mali e le pecche di un sistema. Solo così si può dare un contributo. Ecco perché ritengo debba andare oltre colori e schieramenti, in modo da dar voce a una battaglia che supera la politica».


Di Edoardo Sirignano

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