Intervista a Gianluca Carrabs, amministratore unico di SVIM (Sviluppo Marche)
In ogni Regione d’Europa è presente una società di sviluppo. Svim è l’agenzia della Regione Marche, che tanto bene sta facendo nel proprio ambito di competenza.
Ne abbiamo parlato con Gianluca Carrabs, amministratore unico. Carrabs, irpino di Gesualdo, si è trasferito nelle Marche nel 1996, per studiare Giurisprudenza a Urbino. Non se n’è più andato, fatta eccezione per una parentesi alla Parthenope di Napoli per un dottorato di ricerca in Economia. In parallelo, la passione per la politica e per l’amministrazione pubblica, che lo ha portato a essere, a 27 anni, l’assessore regionale (ai Lavori Pubblici) più giovane d’Italia.
Carrabs, come opera Sviluppo Marche?
Siamo una società in house di Regione Marche. Il nostro obiettivo è aiutare la Regione ad accelerare la spesa pubblica. Ci occupiamo di assistenza tecnica, di gestione dei fondi comunitari diretti (cioè banditi dalla Ue) e indiretti (gestiti da Regione Marche), per cui curiamo i bandi, l’ammissibilità delle domande, le risposte di aziende o enti e garantiamo che i fondi vengano spesi nella regione. Dalla’altra parte ci occupiamo di attrazione di investimenti e di gestione. Proprio su questo punto, vado particolarmente fiero del fatto che in un solo anno abbiamo istituito il 112, numero unico delle emergenze per le Marche e l’Umbria (a breve anche per l’Abruzzo), una delle sale emergenze più all’avanguardia d’Europa.
A quanto pare, l’attività viene valutata in modo lusinghiero.
Secondo Eurada sì. L’associazione di tutte le Agenzie di Sviluppo Europee ci ha infatti premiati nel 2019 come miglior agenzia del continente. Questo perché ci è stata riconosciuta la capacità di contenere i tempi. Utilizziamo i voucher per saldare i fornitori di beni e servizi, saltando la fase di rendicontazione intermedia e quella di anticipo da parte del vincitore del progetto. Ciò porta a una diminuzione drastica dei tempi: 60 giorni tra approvazione e liquidazione.
Com’è cambiata la vostra attività dopo sedici mesi di pandemia?
È chiaro che abbiamo dovuto organizzare un nuovo modello di sviluppo economico per la regione. Molti, però, dimenticano che prima dell’impatto dovuto al Covid, le Marche hanno subito quello del terremoto (il 70% del territorio colpito rientra nella regione marchigiana) e poi quello, più prettamente economico-finanziario, del fallimento di Banca Marche. Già con la crisi del 2008, in realtà, avevamo assistito a un processo molto evidente di delocalizzazione da parte delle imprese esistenti in questo luogo. Per tutto questo, il rilancio è passato per l’innovazione tecnologica e la sostenibilità, tenendo in considerazione la riorganizzazione della vita stessa, che ha visto un fenomeno di antropizzazione della costa.
A proposito di aree interne, lei è originario dell’Irpinia. Trova similitudini con l’entroterra marchigiano?
In generale, le aree interne hanno problemi differenti rispetto alle coste. Sono gli stessi problemi delle aree interne di tutta Italia. Credo che in Irpinia non abbiamo riflettuto abbastanza sulla bellezza dei nostri luoghi, sulla bontà della nostra aria. Sono valori non delocalizzabili, non trasferibili. Invece, ci siamo fatti abbagliare dal miraggio dell’industrializzazione a tutti i costi, tralasciando la vera vocazione territoriale. Nelle Marche, probabilmente, questa vocazione è stata tenuta maggiormente in considerazione, e oggi, al netto del contraccolpo da pandemia, il tessuto produttivo è piuttosto vivace e, soprattutto, basato sul settore artigianale, che è il valore aggiunto. Con Svim cerchiamo di fare proprio questo: declinare i diversi bandi in base alle richieste che ci arrivano dal territorio.
di Domenico Bonaventura
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