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Taglio alle pensioni d’oro, la Lega rassicura gli ex manager


Giorgio Ambrogioni presidente CIDA

La manovra economica è alle battute finali e i riflettori sono puntati sui tre temi cardine: reddito di cittadinanza e interventi sulle pensioni, dalla revisione della legge Fornero con quota 100 al taglio delle pensioni d’oro. Ed è sul ridimensionamento degli assegni previdenziali più alti che è in corso un braccio di ferro tra Lega e 5Stelle. I grillini vorrebbero colpire le cosiddette pensioni d’oro che per loro sono l’emblema dei privilegi da stangare ma per Salvini si tratterebbe di penalizzare una parte importante del suo elettorato.

Ieri al Teatro Nuovo di Milano si sono ritrovati, in una gremitissima assemblea, ex manager, dirigenti d’azienda, diplomatici, magistrati ora in pensione, che non hanno lesinato le dure critiche all'intervento sugli assegni sopra 90mila euro previsto dalla legge di bilancio. Nel mirino l’Italia gialloverde "che ha invidia sociale per le competenze" e che "taglia gli assegni per rancore", sentimento che "è diventato metodo di governo".


A guidare la polemica è la Cida, l’associazione che rappresenta i dirigenti d’azienda, che insieme alle associazioni dei magistrati e dei diplomatici in pensione, ha inviato una lettera al premier Giuseppe Conte per sensibilizzarlo sul danno che un taglio agli assegno oltre i 90mila euro potrebbe provocare alle categorie interessate ma anche all’Italia, impoverendola, oltre al fatto di avere profili di iniquità sociale. «Non vorremmo che Di Maio avesse chiesto la nostra testa per dimostrare al suo elettorato che sta colpendo quelli che vengono additati come privilegiati, ma che hanno come unica colpa di aver fatto carriera con una vita di sacrifici, di aver raggiunto buone retribuzioni. Non è un’operazione di equità ma solo ideologica, si vuole colpire un pezzo produttivo del Paese» afferma Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida. E spiega che le pensioni alte non sono una rapina, come il partito dell’odio sociale vorrebbe far credere, ma scaturiscono dal regolare versamento di contributi. E sottolinea che i dirigenti hanno già fatto la loro parte. «Dal 1996 hanno subito otto mancati adeguamenti al costo della vita è sono stati tosati da due contributi di solidarietà. Sicchè le pensioni hanno perso dal 15 al 20% del potere d’acquisto».


Senza contare che avere una pensione di importo medio-alto significa aver pagato imposte pesanti nel corso della vita professionale. Queste categorie infatti rientrano in quel 12% di contribuenti che versano il 54% dell’Irpef complessiva. Se non saranno ascoltati, le associazioni sono pronte anche a far ricorso alla Corte Costituzionale. Nel precedente ricorso la Corte disse che il provvedimento «Non poteva essere reiterato più volte». Dalla Lega sembra esserci una apertura. Questa misura colpirebbe un elettorato leghista posizionato al Nord, che è il cuore del popolo salviniano. Parole tranquillizzando sono arrivate dopo la manifestazione da Paolo Grimoldi, deputato del Carroccio, segretario nazionale per la Lombardia. In una intervista a Repubblica ha riconosciuto da difficoltà di conciliare le due anime dell’alleanza di governo ma ha assicurato che «I nostri elettori saranno tutelati. Abbiamo ancora qualche giorno di tempo per mettere a punto la versione finale del taglio».

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