Un'intervista per spiazzarli tutti e portare avanti il coraggioso e ambizioso progetto di rivoluzione sancito dal voto del 4 marzo e dalla formazione dello storico governo Lega 5Stelle. Matteo Salvini torna a parlare, in un'intervista al Corsera e come al solito ci va giù pesante. Non è di migranti e sicurezza che si parla, almeno per questa volta, ma di rivoluzione fiscale, taglio delle tasse e mai troppo celati contrasti con Bruxelles.
Nonostante le parole al recente G20 del ministro dell'Economia Giovanni Tria che annunciava alla platea l'intenzione del governo italiano di portare avanti i principi sanciti nel contratto con gli elettori, seppur «nel rispetto dei limiti di bilancio», il vicepremier di area leghista ha rincarato la dose, confermando che l'Italia compirà senza se e senza ma le riforme fiscali e i conseguenti tagli delle tasse «a prescindere dai numeri di Bruxelles». Numeri, ricorda Salvini, a cui spesso negli anni sono andati in deroga i nostri amici confinanti, lasciando intendere che se l'Europa è sopravvissuta alle loro iniziative nazionali potrà farlo anche in presenza di deroghe agli stretti regolamenti da parte dell'Italia. Un richiamo all'equità di trattamento già invocata dal ministro quando si parla di migranti e accoglienza, coerenza su tutta la linea dunque. Chi sarebbero gli alleati citati? Semplice, la Francia che ci bacchetta dall'alto del suo asse con la Germania, quella dei surplus produttivi che ingolfano l'export degli alleati meno solidi. Il leader del Carroccio tiene botta e non arretra di un centimetro: «Ci hanno eletto per cambiare, se gli italiani avessero voluto proseguire sulla linea di Monti, Letta, Padoan, Renzi e Gentiloni avrebbero votato in modo diverso». Chiaro e conciso, come un proiettile lanciato inesorabilmente verso l'obiettivo, Salvini non vuole sentire ragioni, o meglio le solite ragioni dei banchieri dell'Ue che a colpi di spread indirizzano senza ormai pudore le politiche economiche del vecchio continente e attende per la fine di agosto i rapporti delle commissioni di lavoro istituite su tutto il fronte, compreso quello del reddito di cittadinanza, per una manovra fiscale autunnale che si annuncia «diversa rispetto a quella degli ultimi anni» e in cui si potrà avere effettivo riscontro di un primo passo verso una riduzione della pressione fiscale a carico dei cittadini.
«Metteremo al centro la crescita e la pace fiscale, che ti porta soldi e non li porta via, e ti consente di avviare la flat tax. E poi la riforma delle pensioni per aprire il mercato ai giovani», un piano ben delineato e ambizioso, come lo è del resto il progetto stesso di un sedicente "governo del cambiamento", che tra molto scetticismo di chi sente minacciata la poltrona dopo anni e anni di comode sedute, e la spinta di un elettorato compatto attorno all'alleanza "gialloverde", spera di riuscire nel suo intento di smuovere il Paese da anni ancorato nel pessimismo e nell'immobilismo, ovviamente a carico dei contribuenti.
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