Da quando è presidente del parlamento europeo e numero due di Silvio Berlusconi forse è la prima volta che Antonio Tajani, dopo molto tempo, si intrattiene così a lungo e in modo informale con i cronisti a Montecitorio. Tajani non è solo la guida dell’unica istituzione Ue elettiva e il vicepresidente di Forza Italia, è lui stesso un giornalista, allevato alla scuola del “Giornale” di Indro Montanelli. E qualche battuta di colore la regala ai cronisti parlamentari che gli fanno praticamente una sorta di intervista collettiva, formandogli un capannello intorno, soprattutto sulle sorti del governo giallo-verde, che secondo le sue previsioni “durerà poco: dopo le Europee ne avremo un altro”, e sulla difficile trattativa in atto con Bruxelles sulla manovra. È evidente che uno come lui non può passare inosservato a Montecitorio, pur in un pomeriggio in cui non c’è aula. Scherza un po’: «Avevamo appena finito una riunione al partito (a piazza S. Lorenzo in Lucia, due passi dalla Camera ndr) e sono venuto qui accompagnato da Gregorio Fontana (deputato azzurro, responsabile organizzativo di Fi e questore di Montecitorio ndr) a mangiare due supplì alla buvette, perché questi a quella di Strasburgo certo non li trovo…».
Ma, il menù delle domande politiche che i giornalisti gli fanno è un po’ più sostanzioso certo di due supplì. Tajani vede la trattativa con l’Europa del governo Conte in salita e prevede che la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia potrebbe essere avviata già il 19 dicembre prossimo. Chiosa: «Glielo abbiamo detto in tutti i modi che la manovra è sbagliata, perché non è espansiva». E quella riduzione possibile di deficit proposta dall’esecutivo? Il presidente del Parlamento Ue: «Non è questione di 0,2 o 0,4 in meno di deficit. È questione di contenuti». E per contenuti intende i due provvedimenti cardine: quota 100 per le pensioni e il reddito di cittadinanza, che non vanno, secondo lui, in direzione della crescita e dello sviluppo. Per quanto riguarda “quota 100”, riforma della legge Fornero cara alla Lega, mette in guardia: «Una volta partiti con quota 100, la platea di fatto si apre a tutti gli altri. Ci saranno i Tfr da pagare…E tutto questo senza la certezza che un giovane potrà sostituire chi va a pensione. Intanto perché è tutta esperienza che se ne va, uno non vale uno (punzecchia lo slogan grillino ndr), certe esperienze e competenze non possono essere così facilmente sostituite e non ci sono neppure quelle necessarie detassazioni alle imprese per poter assumere i nuovi… Insomma, non si tratta del fatto che a Bruxelles non si fidino di quel 0,2 in meno, ma non si fidano di provvedimenti che non vanno in una direzione espansiva», restando in una logica assistenziale.
Tajani sottolinea, ad esempio, come nell’ambito del reddito di cittadinanza, il provvedimento vessillo dei Cinque Stelle, resta la possibilità di dire più volte no a un lavoro che sia oltre i 50 chilometri dalla propria residenza e si mostra preoccupato per le situazioni che si potrebbero determinare al Sud, dove è molto più prevedibile che le possibilità di occupazione si trovino ben oltre i 50 chilometri. Qualche cronista prova a sfruculiarlo sulla vicenda che vede coinvolto il padre di Luigi di Maio accusato da un ex dipendente di non averlo messo in regola: «Sulle vicende personali non metto bocca. Sono un garantista. Lo sono stato con Berlusconi ma anche con tutti quelli di sinistra. E lo sono anche con Di Maio. Però, il problema è suo. Non si può pensare di essere garantisti soltanto quando le questioni riguardano le proprie vicende». Sottolinea Tajani: «Io credo che non si debbano tirare in ballo i familiari, credo che non si debba essere giustizialisti, ma la legge deve essere eguale per tutti. Il problema e l’errore sono a monte. Qui si parla di cultura del sospetto, di cultura della condanna, della persecuzione…». Chiosa, parlando in particolare con l’agenzia di stampa AdnKronos: «Ebbene , erano i grillini che dicevano: "fate le fotografie ai vostri avversari politici, vedete chi frequentano…". Ecco, chi di ferro ferisce, di ferro perisce…».
Ma è la sorte del governo Conte e la politica economica del governo ad essere il cuore del ragionamento: «Quando si mette la fiducia (usata anche per il decreto Sicurezza ndr) significa che le cose non vanno nella maggioranza, che la pensano diversamente. E’ evidente che Lega e M5s sono già separati in casa e io mi auguro che Matteo Salvini prenda le distanze da una manovra che non ha nulla delle istanze del centrodestra».
Pronostica quindi Tajani: «Questo governo non durerà oltre le Europee. Litigano su tutto, fanno fare una brutta figura internazionale all’Italia. È un matrimonio contro natura che non può durare». L’ultima “brutta figura” Tajani la individua nella vicenda del Global compact dove il governo si mostra diviso: «Così ci ridicolizzano davanti a tutti. Ci sono due linee contrastanti (il premier Giuseppe Conte favorevole, da un lato; Matteo Salvini, contrario, dall’altro ndr). Non voglio entrare nel merito del dibattito, tutte le posizioni sono legittime, ma dico soltanto che il primo ministro non può dire A e il vice primo ministro, nonché ministro dell’Interno responsabile dell’argomento, dice B. O si è a favore o si è contro, non c’è punto di mediazione in questi casi». Va giù duro: «Un governo come questo non esiste in nessun Paese al mondo. Un governo così non può durare a lungo». Per Tajani bisogna decidere quale sia la politica sull’immigrazione del governo, che, a suo avviso, deve partire dalle decisioni che si intendono prendere su cosa fare per l’Africa: «Il problema lo si affronta con le cannoniere in mezzo al Mediterraneo oppure investendo in Africa contro il cambiamento climatico?». Infine Tajani, mette in guardia da slogan e previsioni secondo le quali alle elezioni europee la musica cambierà con la vittoria dei sovranisti, non vede «nessuna internazionale sovranista all’orizzonte». Intano perché nel parlamento europeo, a suo avviso, gli equilibri tra Ppe e Pse resteranno più o meno immutati. E poi soprattutto perché, ricorda, che i commissari Ue li indicano i governi e secondo le sue previsioni in tutto i sovranisti potrebbero averne due. E questi stessi sovranisti sottolinea che non si sono manifestati così tanto vicini all’Italia sulla manovra. Ricorda che il premier ungherese Viktor Orban è comunque un uomo del Ppe «Che ha quelle posizioni per coprire l’area di estrema destra che ha nel suo Paese”. Tajani a questo punto confida: “Alla fine si è mostrata molto più amica dell’Italia Angela Merkel che certi altri partiti di estrema destra come in Germania l’Afd…».
di Paola Sacchi
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