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Taranto, ai domiciliari il capo della Procura Capristo

Il capo della Procura di Taranto, Carlo Maria Capristo, e' stato sottoposto agli arresti domiciliari questa mattina su disposizione del gip di Potenza, per presunte pressioni su una giovane pm della Procura di Trani, quando era responsabile di quell'ufficio. I fatti si riferiscono al 2018. Arresti domiciliari anche per l'ispettore di polizia Michele Scivittaro (distaccato presso la Procura ionica), e per gli imprenditori di Bitonto, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. Vengono contestati, a vario titolo, reati tentati contro la pubblica amministrazione, il patrimonio, la fede pubblica e l'amministrazione della giustizia. Indagato a piede libero, per abuso d'ufficio e favoreggiamento personale, anche Antonino Di Maio, successore di Capristo alla guida della Procura tranese (dal giugno 2017 agli inizi del 2020). Secondo la Procura di Potenza, gli indagati in concorso tra loro avrebbero compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a indurre la pm Silvia Curione (attualmente in servizio a Bari) a perseguire penalmente, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e diritto, una persona da loro denunciata per usura in loro danno, per ottenere indebitamente vantaggi economici e i benefici di legge legati allo status di usurati.

Per farlo, Capristo - e' questa l'ipotesi della Procura - avrebbe potuto esercitare "a fini ritorsivi" le ampie prerogative riservate ai procuratori sul marito della Curione, all'epoca in servizio come pm a Taranto. Il reato pero' non e' stato mai perfezionato - sostengono i magistrati di Potenza - "per la ferma opposizione del giovane magistrato di Trani avvicinato per 'aggiustare' indebitamente il processo". Anzi, importante sarebbe stata la collaborazione della pm per consentire alla magistratura lucana di sviluppare le indagini sfociate nelle misure cautelari eseguite oggi da finanzieri e agenti della squadra mobile di Potenza. Peraltro, la vicenda processuale, dopo la denuncia della giovane pm, era stata direttamente trattata dal procuratore di Trani Antonino Di Maio, che ne aveva chiesto l'archiviazione. Ma per il gip del Tribunale di Trani quella richiesta di archiviazione era infondata e l'indagine era stata avocata dalla Procura Generale di Bari, che la trasmise per competenza alla quella di Potenza un anno fa. Secondo il gip di Potenza, inoltre, Capristo e Scivittaro sono gravemente indiziati anche di truffa ai danni dello Stato e falso: l'ispettore di polizia, con l'avallo del procuratore Capristo che controfirmava le sue presenze in servizio e i suoi straordinari mai prestati, anziche' lavorare negli uffici della Procura o nell'interesse dalla Procura di Taranto, rimaneva a casa o si occupava di faccende proprie o per conto dello stesso Capristo.


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