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Tedeschini: Vecciarelli? Messo alla gogna per pochi presunti euro. Intervenga la giustizia europea



Avvocato la storia si ripete. Un altissimo ufficiale dello Stato, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Enzo Vecciarelli, al culmine di una brillante e onorata carriera, si vede, da un giorno all’altro, sbattuto in prima pagina, a seguito di un’indagine, naturalmente ancora in corso, per presunta, anzi presuntissima, corruzione…


Sbattuto in prima pagina, aggiungo io, perché avrebbe ricevuto in regalo dei galloni per la divisa. Un dono del valore di poche decine di euro. Siamo veramente al paradosso. Quello che più inquieta di questa vicenda è che si è attentissimi a indagare e ad aprire procedimenti penali quando siamo, o meglio saremmo, di fronte a fatti inter-corruttivi di terzi, mentre, quando il reato è sotto gli occhi del magistrato, perché è reato diffondere notizie e documenti coperti da segreto istruttorio, i procedimenti o non si concludono con un rinvio a giudizio oppure, ed è gravissimo, non si aprono affatto.


Che cosa propone contro questa sistematica ed emblematica violazione del diritto penale?


E’ necessario e urgente avviare un’indagine parlamentare per capire come mai tutte le Procure Italiane siano, dal punto di vista della fuoriuscita delle notizie, dei veri e propri colabrodo. Senza che nessuno paghi mai.


Per colpa delle Procure colabrodo, uno stimatissimo servitore dello Stato, come il Capo di Stato Maggiore Vecciarelli sta pagando un prezzo altissimo…


Soprattutto di fronte a vicende come questa. Non siamo in presenza di reati gravi e, peggio ancora, odiosi. Stiamo parlando, come leggo dai giornali, di presunti episodi corruttivi per valori assolutamente insignificanti, come sono i galloni di una divisa. Atti di cortesia scambiati per reati. E’ grave. Guardi, come lei, credo, sa, io non ho alcuna fiducia nella giustizia italiana. Per fortuna, però, esiste la giustizia europea. Vedrà che prima o poi la giustizia europea metterà un freno a questo scandalo dei mostri sbattuti in pagina, quando mostri non sono affatto.


di Antonello Sette

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