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Telecom, la rete resta Ipotesi "spezzatino" sulla società di servizi


L'obiettivo della nuova Telecom a guida Luigi Gubitosi è quello della rete unica, e dietro di lui a spingere per la realizzazione ci sono Lega e Movimento 5 Stelle uniti per Telecom insieme a Open Fiber, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti.

Matteo Salvini lo ripeteva da tempo: ci sono asset che non possono essere ceduti all'estero, devono rimanere italiani per la sicurezza nazionale. E Telecom è una di queste industrie. Quindi no a scorporare la rete, l'accesso in rame che è visto essenzialmente a garanzia del debito da 30 miliardi che pesa sulla società. A uscire dovrebbe essere la società di servizi, salvaguardando l'unità dell'accesso in rame con la parte finale, quella che arriva alla centrale e all'armadietto sulla pubblica via, quasi tutto in fibra ottica. Senza contare poi le difficoltà del trasferimento di un numero di dipendenti che arriva fino a 30 mila unità. Tim Servizi con la parte commerciale di vendita raggiunge la 5 mila unità e libererebbe la società di una quota del debito di circa 5 miliardi, andandosi probabilmente a unire a Mediaset o Vivendi senza problemi con l'Antitrust. Lo Stato, tramite Cassa Depositi e Prestiti, con 2 miliardi potrebbe arrivare al 25 per cento della proprietà, partendo da poco meno del 5 per cento che già possiede, arrivando così a una quota di maggioranza .

D'altra parte Telecom si è già liberata di parti importanti della sua struttura mantenendole legalmente separate: Sparkle, società internazionale di cavi; Inwit, torri per la telefonia mobile; Tim Brasil. Resta appunto solo la società di servizi, con un problema di esuberi che interessa la politica.

Il ministero dello Sviluppo Economico nega che ci sia alcun progetto in corso sullo scorporo della rete, ribadendo che l'obiettivo del governo è quello di salvaguardare il livello occupazionale. Per poi specificare che con l'emendamento al decreto fiscale si creano le condizioni per rendere sostenibile la rete unica a banda ultralarga. Lunedì in commissione finanze si votano tutte le proposte sull'argomento, con il vincolo occupazionale messo inizialmente dal M5S prima osteggiato dalla Lega, che poi ha fatto un passo indietro lasciando tutto com'era inizialmente.

Anche se il governo non ha ancora ricevuto nessun progetto da Telecom in rete i dettagli sul progetto abbondano: la fusione tra Open Fiber e Tim creerebbe una società da 15 miliardi di euro, con 30 mila dipendenti e un fatturato di 5 miliardi, col margine operativo lordo a 2 miliardi e investimenti per 5 miliardi in 5 anni. I sindacati reagiscono e affermano che questa fusione porterebbe a 20 mila esuberi. I mercati reagiscono con calma, e la quotazione del titolo e appena inferiore alla parità.


di Paolo dal Dosso

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