A due anni e mezzo dal terremoto che nel 2016 distrusse una vasta area dell’Italia centrale, i 138 sindaci dei Comuni distrutti in modo più o meno grave dalle scosse, sono sul piede di guerra. La situazione si è congelata a quei drammatici giorni del sisma. La ricostruzione ancora non è partita, la popolazione vive in casette che sono state costruite in fretta e malamente, inoltre va ancora rimosso oltre il 50% delle macerie. A questo si aggiunge che in alcuni comuni i soldi per pagare gli stipendi al personale impiegato a tempo determinato per sbrigare le pratiche sul terremoto, si stanno esaurendo. I trasferimenti finanziari dalle regioni, a causa della burocrazia procedono a rilento. Insomma la macchina è ingolfata anche se ci sono ben 15 miliardi di fondi a disposizione che però a causa dei meccanismi burocratici lenti, non vengono spesi. I 138 sindaci dei comuni del cratere si stanno passando la parola per organizzare a gennaio una grande manifestazione davanti al Parlamento in modo da richiamare l’attenzione della politica.
Il sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, ha ottenuto 67 adesioni. Hanno detto sì all'invito Amatrice, Norcia, Arquata, Muccia, Pievetorina: 19 sindaci sono contrari, gli altri devono rispondere. Pasqui punta l’indice contro «Le norme che sono inutilmente stringenti e sull’assenza di azioni economiche per una rinascita di territori distrutti».
“La luce si è spenta" è il suo grido di allarme. Nel mirino dei sindaci c’è soprattutto il commissario straordinario alla ricostruzione, Piero Farabollini. Il geologo, di Treia, successo a Errani e alla De Micheli, occupa quella poltrona da ottanta giorni ma è inviso alla maggiora parte dei sindaci che gli rimproverano di non essere sufficientemente presente sul territorio, di essere sordo alle istanze dei primi cittadini. Il sindaco di Amatrice, l'ingegner Filippo Palombini successore di Pirozzi parla del commissario come di «Un uomo presuntuoso e approssimativo, inadeguato, che tratta i sindaci come sudditi anche se il governo ha sbandierato di voler passare i poteri della ricostruzione ai comuni». Le accuse di Palombini sono pesanti: «Il governo ci aveva promesso un cambio di passo, il commissario ci lascia in un silenzioso stagno. Aveva giurato che sarebbe stato sempre tra noi, io l'ho incontrato una volta. È un tecnico, senza umiltà, che si occupa solo di aspetti tecnici. Se prende una decisione sula mia città, neppure mi consulta».
Poi sottolinea la mancanza di fondi: «Nei comuni siamo senza vigili urbani e senza segretari. Non possiamo rinnovare i contratti a termine e i funzionari, appena vincono un concorso, se ne vanno altrove. Il commissario straordinario si è chiuso a riccio dentro la sua struttura, abbracciato alle regole e alle procedure, spesso farraginose. Le gare d'appalto sono infinite. In due anni e quattro mesi ad Amatrice hanno portato via metà delle macerie».
Il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, ha lanciato l’allarme: nelle casse del Comune non ci sono più soldi e non potranno essere pagati stipendi e tredicesime ai dipendenti assunti a tempo determinato dopo il terremoto. A questo allarme, Farabollini ha risposto così: «Petrucci poteva contattarmi gli avrei spiegato che abbiamo erogato da tempo un anticipo per le spese di personale e, doverosamente, visto che si tratta di soldi pubblici, abbiamo richiesto a tutti gli Uffici speciali regionali di procedere al conguaglio». La Regione Marche replica: «Veramente è il commissario che deve dare i soldi ai comuni». I soldi stanziati per la ricostruzione ci sono ma non sono stati spesi. Per la ricostruzione privata, la legge di Bilancio 2017, ha stanziato 13 miliardi. Ne sono stati impegnati circa 360 milioni, di cui 260 nelle Marche che hanno la gran parte dei danni. In questa regione su 3.450 progetti ne sono stati autorizzati 1.200, il 36%. Stiamo parlando dei danni lievi che sono più facili da affrontare. Per i danni gravi, sempre nelle Marche, su 736 progetti presentati, hanno avuto il via libera 77( 11%). Complessivamente sono stati ultimati i lavori per 270 edifici.
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