Conduce Annalisa Chirico:
MISIANI: Il confronto Cina vs Usa si gioca nelle guerre commerciali ma anche con l’innovazione. Ma servono le politiche pubbliche, noi per colmare il gap e salire almeno alla media europea chiamando in causa sia azione pubblica, ma anche la spesa privata. Abbiamo un credito d’imposta ma dobbiamo migliorare. Abbiamo un gap importante sul numero dei laureati, anche se abbiamo delle ottime università. Servono maggiori investimenti sull’education, siamo ultimi o penultimi nella classifica dei paeesi OCSE, spendiamo più per il debito pubblico. Stiamo ossessivamente discutendo di materia fiscale, ma non ci concentriamo abbastanza su education, R&D. dobbiamo ragionare sul percorso di innovazione nelle imprese, il percorso 4.0, siamo in ritardo ma iper e super ammortamento e incintevi fiscali hanno funzionato sia per le big per le PMI. Oggi si chiama Transizione 4.0 e deve essere alimentato dal Recovery fund/Next generation you che fornisce le prime indicazioni importanti sulle indicazioni di spesa date e cioè 37% green 20% digitale. Dobbiamo decidere noi come allocare le risorse.
Dobbiamo scrivere che la banda larga è un diritto di tutti, il diritto alla connessione. Il digital divide è un gap anche sociale: il diritto alla connessione deve essere un diritto da scrivere in Costituzione. dobbiamo scegliere come usare gli 81 mld di aiuti europei. Per il rilancio della qualità della vita degli italiani, una parte deve andare nelle infrastrutture digitali nazionali e nelle imprese che vogliono virare verso il futuro" . La pandemia ha accelerato la direzione che avevamo già intrapreso con fortissimi investimenti.
DE VECCHI: Con l’Innovation Center di Intesa San Paolo siamo presenti a Tel Aviv con il nostro hub e vi portiamo le nostre start up per la sensibilità di chi come il governo di Israele che investe il 5% del PIL nelle start up e nell’innovazione. Noi vogliamo trasferire questo atteggiamento nel nostro Paese. Il problema è che il 30% degli italiani non ha accesso alla banda larga, e stiamo lavorando con Telecom e Governo proprio per colmare questo gap importante e infrastrutturale. Poi va colmato un altro gap, cioè quello che trasforma un’idea brillante in un business plan e poi la capacità di trovare un mercato di sbocco. Per questo ci serve anche una stretta collaborazione le Università. Abbiamo poi in Intesa un Fondo di Inventure Capture che aiuti a colmare questo gap.
Il tasso di Innovazione del nostro Paese è molto più basso di quello delle vicine Francia e dell’Inghilterra. Abbiamo grandi PMI, riconosciute in Europa, ma non abbiamo la forza di connettere i campioni di oggi con quelli di domani, con le start up appunto. Ma siamo sulla strada giusta. Al momento i nostri investimenti nell’innovazione sono un decimo, circa 500 milioni di euro rispetto ai 10 miliardi di Francia e Inghilterra. Il fabbisogno sarebbe un miliardo, quindi molto inferiore di partenza: abbiamo 1500 start up nel portafoglio di Intesa sulle 12 mila censite dal MISE
Le aziende sono in una fase di stand by sugli investimento e c’è una questione di fiducia per cui siamo bloccato. Il governo sta veicolando benissimo i fondi in accordo con il sistema bancario che ha vissuto impatto della pandemia come gli altri settori con il 98% dei dipendenti a casa.
MARCHESINI: "I giovani vorrebbero che per le imprese industriali fosse più facile entrare nel mercato e aspirano a un modello di rientro dei cervelli" il vicepresidente. Noi abbiamo riconosciuto al governo il merito di aver saputo affrontare le emergenze, ma ora dobbiamo affrontare il nuovo concetto di globalizzazione e noi saremo chiamati ad agire sulla piattaforma europea. Vedi ad esempio la questione del cloud europeo che non esiste e su questo confindustria e governo stanno agendo. Cambieranno le catene del valore della nostra economia
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