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Torna il sereno sui mercati con lo spread in calo ma tra Bruxelles e governo è pace armata



Non è una questione di decimali ma una questione politica. Più che l’assicurazione a limare il target del deficit fissato nella legge di bilancio al 2,4%, a tranquillizzare i mercati è l’impegno che il governo non intende andare allo scontro con Bruxelles. Le parole tranquillizzanti di Matteo Salvini hanno riportato la fiducia sui mercati e lo spread è sceso sensibilmente sotto i 300 punti. Ciò che importa agli investitori non è tanto il contenuto della manovra, come il ministro dell’Economia Tria ora riuscirà a far quadrare i conti, spostando e sottraendo fondi alle misure promesse, ma che non ci sono più nubi minacciose nel cielo tra la Commissione e il governo. A Bruxelles peraltro interessa che il tono è l’atteggiamento di sfida abbia ceduto il passo ad un rapporto più dialogante. Insomma l’importante è salvare la faccia, dimostrare che le regole di bilancio europee sono rispettate da tutti senza deroghe. La partita finale si giocherà alle elezioni europee di primavera.


Lo spread, a metà giornata, ha avuto un drastico calo, circa venti punti sotto la chiusura di venerdì, posizionandosi a 286 punti, con il rendimento al 3,22%. Un ottimismo che ricalca un trend positivo per tutte le Borse europee con Milano che sale del 2,87%, sospinta dai maxi rialzi di tutto il comparto bancario. La palla ora è nelle mani del ministro Tria che dovrà fare il miracolo di conciliare un deficit che dovrebbe scendere al 2,2% con le promesse elettorali, irrinunciabili. Se il terreno con Bruxelles è minato quello tra Di Maio e Salvini non meno insidioso. Di Maio non ha nessuna intenzione di rinunciare al reddito di cittadinanza e Salvini alla riforma della Fornero. Per trovare la quadratura del cerchio l’unica soluzione è di introdurre vincoli così stringenti da depotenziare, di fatto, l’onere finanziario.


Limare il deficit di due decimali significa avere 3,4 miliardi in meno da spendere. L’ipotesi sul tappeto è di spostare in avanti quota 100 e reddito di cittadinanza e rendendo la riforma poco appetibile e il sussidio accessibile a una stretta quota di persone. Anziché da gennaio le due misure partirebbero da aprile. I risparmi potrebbero essere dirottati sugli investimenti per dare benzina alla crescita che è il punto critico della manovra. Gran parte degli istituti di ricerca e la Commissione europea hanno messo in dubbio la capacità di centrare l’obiettivo di un aumento del pil dell’1,5% per il prossimo anno. Il piano presentato da Conte a Bruxelles è basato sulla logica che le spese sono finalizzate solo alla crescita. Posticipare i due provvedimenti cardine della manovra significa far partire da aprile i pensionamenti per chi ha maturato dal 1° gennaio 62 anni di età e 38 anni di contributi. Ammesso che ci sia la corsa a lasciare il lavoro da parte di chi ha questi requisiti. Il calcolo contributivo dell’assegno, è un potente disincentivo. La pensione anticipata sarà più leggera. Chi pensava di non perdere nulla, dovrà rifare i conti. Come era ovvio, Di Maio e Salvini hanno negato che ci sia un passo indietro e hanno ribadito che nulla cambierà nella manovra salvo la limatura dei decimali. Il sereno sui mercati non vuol dire che tutto da ora marcerà in discesa. Tra il governo e Bruxelles è comunque pace armata.


di Laura Della Pasqua

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