Totti vittima di gossip di Stato?
Un vecchio detto dice: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.
Ed è proprio quello che sta accadendo con l’affaire Totti-Blasi che tanto sta appassionando gli italiani.
In questi giorni infatti è uscita la notizia dei movimenti finanziari di Francesco Totti e intere redazioni di giornali hanno cercato di colpevolizzare il calciatore perché ha prestato i suoi soldi ai suoi conoscenti.
Cosa di una gravità inaudita. Dobbiamo assolutamente conoscerne il motivo!!
Non è possibile fare quello che vuoi con quello che hai senza darne una giustificazione al popolo.
C’è però un risvolto inquietante, che riguarda niente meno che le istituzioni della Repubblica, e che emerge in questa storia come una novità assoluta: il gossip di Stato!
Siamo ormai assuefatti al gossip giudiziario dando quindi per scontato di avere il diritto di conoscere l’intimità delle persone per il semplice fatto che siamo soggetti ad indagine penale.
Con l’affaire Totti però siamo arrivati ad un altro livello.
Le informazioni sui conti correnti di Totti e dei suoi conoscenti/amici derivano dalla sistema antiriciclaggio e non da un fascicolo di qualche zelante Pubblico Ministero.
L’antiriciclaggio è un sistema amministrativo di controllo delle movimentazioni bancarie per evitare che gli intermediari finanziari siano usati per riciclare denaro sporco.
Essendo un sistema finalizzato a contrastare la mafia ed il terrorismo la legge prevede stringenti livelli di riservatezza dei dati arrivando ad imporne la trasmissione criptata quando questi dati devono passare da una pubblica amministrazione ad un’altra.
Si tratta quindi di dati super sensibili che dovrebbero viaggiare così protetti da evitarne la conoscibilità da parte delle più pericolose organizzazioni criminali operanti in Italia.
Ovviamente la ‘ndrangheta, cosa nostra, la camorra e i jihadisti non dispongono delle risorse che attualmente sono in campo per la separazione Totti/Blasi.
Per questo, nonostante gli elevati standard di sicurezza dell’UIF, della Guardia di Finanza e della DIA, non è stato proprio possibile evitare che uscisse sui giornali la segnalazione per operazioni sospette avente ad oggetto il Francesco Totti nazionale.
La domanda che ci facciamo è: c’è’ quindi una falla nel sistema anti riciclaggio per cui anche mafiosi e terroristi possono accedere indisturbati ad informazioni iper sensibili ai danni della sicurezza di tutti noi?
Ironia della sorte, forse nemmeno Totti colpevolizzato ingiustamente dalla stampa sta reagendo nella giusta maniera.
Come mai infatti non ha prontamente reagito con una denuncia alla Procura della Repubblica?
Totti e’ vittima. Su questo non ci sono dubbi. Non ha commesso alcun reato nè nel giocare d’azzardo, ne’ tantomeno a dare ciò che è suo ad un suo conoscente.
Eppure la sua immagine corre il rischio di portarsi appresso ombre che possono danneggiarlo anche economicamente rispetto agli sponsor di cui e’ testimonial.
E’ lecito tutto questo? E’ corretto picconare l’immagine di quella che per decenni a Roma e’ stata quasi una divinità dei tifosi per demolirla pian piano senza che ci siano i presupposti, cioè reati, ma fomentando un chiacchiericcio peloso che ha il sapore di salamandra? Assolutamente no!
E allora Totti ha il dovere di reagire. Non solo per tutelare se stesso, ma per tutti noi.
La prima domanda e’: chi ha fatto una visura illegittima su Totti accedendo illecitamente al sistema che gestisce le segnalazioni per operazioni sospette? Si tratta di un funzionario dello Stato corrotto? E da chi? Cui prodest? Chi ha interesse a logorare l’immagine di Totti? Si tratta forse di una di quelle “manine” a cui alludeva Gabrielli nella sua conferenza stampa quando ricercava i responsabili di una inquietante quanto rocambolesca fuga di notizie rispetto a soggetti filo russi?
Significherebbe che Totti e’ vittima di gossip di Stato. Questo dubbio non può e non deve rimanere a lungo. Ed e’ bene che Totti vada velocemente in Procura a denunciare. Deve uscire il nome di quel funzionario o di quella manina. Perché il sistema nato per segnalare le operazioni sospette di mafiosi e terroristi al fine di braccarli non può essere al servizio di quattro amici al bar che si divertono al tiro al piccione per motivi tutti da scoprire e precisare. Totti, incontrovertibilmente vittima, non dovrebbe sottovalutare la necessità di mettere in piedi un’accorta e aggressiva strategia legale e comunicativa per difendersi da questo sciacallaggio intellettualmente disonesto.
E lo Stato dovrebbe prontamente intervenire perché e’ palese la vulnerabilità di un sistema sofisticato che si riduce a trattare questioni di corna.
Monica Macchioni
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