Una vera e propria odissea è quella vissuta dai passeggeri del treno che collega la capitale a Milano. Centinaia di persone, nella giornata di ieri, senza alcuna informazione, costrette a restare sedute nel proprio scompartimento per oltre quattro ore. Basta un semplicissimo guasto sulla linea per scatenare il panico, far arrivare ambulanze e rendere anomalo quello che per molti è uno spostamento all'ordine del giorno.
Il disservizio è cominciato poco dopo le 16,00 dello scorso pomeriggio, quando all'improvviso, quella che dai più viene chiamata la "freccia", dopo aver percorso niente di meno che due chilometri, si è fermata o meglio ancora bloccata nei pressi della stazione Tiburtina. Quella che, secondo il personale di bordo, sarebbe dovuta essere una semplice riparazione di routine, è finita col trasformarsi in un'interminabile attesa, considerando che solo verso le otto e mezza, dopo un trasbordo forzato, si è finalmente risentito il motore della locomotiva. La novità è che questa volta, però, oltre a perdere in tanti la pazienza, ci sono stati malori, attacchi di panico e addirittura per qualcuno purtroppo si è dovuti ricorrere al 118.
A raccontarci l'ennesimo pomeriggio, metaforicamente infernale, sui treni nazionali, questa volta, è Pierpaolo Ranieri, trovatosi per lavoro in una delle carrozze bloccate: «Abbiamo assistito a un susseguirsi di notizie non consone. Si è partiti da quindici minuti, poi si è arrivati a venti, fino a giungere alle otto di sera, quando è arrivato un sms per informarci di quanto stava accadendo. All'inizio, infatti, ci era stato riferito che c'era una problematica nella stazione successiva, dopo si è parlato di un problema alla linea e solo pochi minuti prima della ripartenza l'ammissione del guasto. Per dirla in breve, una gestione del problema assurda e indecorosa per un'azienda come Trenitalia. Qualche persona ha avuto momenti di isteria, una signora che soffriva di claustrofobia è stata male e la tensione ha preso il sopravvento. Tale tipologia di viaggi, purtroppo, rovina il nome di un'azienda seria, considerando che nel 2021 tutto ciò è inammissibile e ingiustificabile».
Edoardo Sirignano
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